PROFONDO ROSSO

Ipoteca Bresso sui conti del Piemonte

La magistratura contabile ha iniziato a fare le pulci ai bilanci della Regione. In attesa della "parifica" emergono i primi nodi: il peso dei derivati, i costi del grattacielo e la situazione delle partecipate

Per i bilanci della Regione Piemonte è cominciata la delicata fase annuale di discussioni, confronti, deduzioni e controdeduzioni con la sezione di controllo della Corte dei conti davanti alla quale il 20 luglio prossimo ci sarà l’udienza di parifica, quella con cui si certifica la qualità dei rendiconti di piazza Castello. Dopo l’udienza di pre-parifica di questa mattina - cui erano presenti il governatore Sergio Chiamparino, il vicepresidente Aldo Reschigna e l'assessora alle Partecipate Giuseppina De Santis, la Giunta è impegnata in uno sforzo maggiore per far quadrare il bilancio 2017. Oggi ci sarà una nuova riunione per approvare dei documenti da inviare tempestivamente agli uffici di via Bertola e un nuovo incontro tra gli assessori, i dirigenti regionali e i magistrati contabili potrebbe essere fissato nei prossimi giorni in vista dell’udienza definitiva di venerdì prossimo.

In piazza Castello stanno lavorando su alcuni capitoli del bilancio che destano più problemi dal punto di visto formale, in particolare quello legato agli accantonamenti su cui pesa una sentenza della Corte costituzionale che impone dei limiti al loro utilizzo. Il problema è legato ai rendiconti degli ultimi tre anni. Secondo la Consulta, infatti, i fondi rischi (quello sulle partecipate, o sui crediti di dubbia esigibilità) per quelle Regioni e Comuni in disavanzo vanno predisposti e dotati della necessaria copertura finanziaria, ma non possono essere intaccati. Un modo per consentire agli enti in difficoltà di conservare delle garanzie nelle more del proprio bilancio. Sulla questione è atteso a breve un decreto legge che chiarisca i limiti entro i quali quei fondi possono essere utilizzati, superando di fatto la sentenza. L’auspicio è che il provvedimento governativo possa vedere la luce prima del 20 luglio, data in cui è previsto il giudizio di parifica.

Un’altra partita è invece legata all’emissione obbligazionaria del 2006 (presidenza Bresso) da 1,8 miliardi che scade nel 2036. Si tratta di un prodotto di finanza derivata a rata crescente la cui quota di ammortamento potrebbe rivelarsi insostenibile a partire dal 2024. Per questo il vicepresidente e assessore Aldo Reschigna ha predisposto un piano di riacquisto, anno per anno, di una parte di quel bond, riducendone l’ammontare complessivo e di conseguenza le rate negli anni a venire. Un’operazione virtuosa volta a salvaguardare le casse dell’ente negli esercizi futuri e che per il 2018 prevede l’impiego di 50 milioni di euro. “In questo caso – ha spiegato Reschigna – i fondi stanziati non verrebbero utilizzati per la copertura di rischi, ma per il riacquisto di una parte di quell’emissione obbligazionaria” e quindi non ci sarebbe nessuna controindicazione rispetto ai pronunciamenti della Consulta.

Altri aspetti possono ancora sollevare l’attenzione dei magistrati contabili addetti ai controlli delle finanze regionali. Uno di questi riguarda il grattacielo della Regione ancora in costruzione, e un altro sarebbe legato alle sorti di Finpiemonte, su cui si è abbattuta una tempesta giudiziaria con l’inchiesta sull’ex presidente Fabrizio Gatti. D’altro canto, i rappresentanti della Regione hanno sottolineato come siano diminuiti i tempi di pagamenti nel settore sanitario e dei trasporti, anche se persistono i ritardi in altri settori.

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