Ravetti in panne

Dicono… che la poltrona di capogruppo del Pd in Consiglio regionale abbia un effetto collaterale e non propriamente positivo su chi la occupa (o lo ha fatto in precedenza) quando sposta le sue terga sul sedile dell’auto. Pochi giorni fa Davide Gariglio, approdato in Parlamento dopo aver guidato per quattro anni la pattuglia democrat di Palazzo Lascaris, era stato beccato a posteggiare negli spazi riservati ai consiglieri, alcuni dei quali non l’avevano presa affatto bene. Dopo la scivolata dell’ex, a inciampare nel rapporto con le quattro ruote è l’attuale capogruppo, Domenico Ravetti.

Saranno stati fari dimenticati accesi, il caldo torrido o, chissà, qualche “benedizione” arrivata dalle sostenitrici della doppia preferenza che lo avevano accolto, in una mattinata un po' "tesa", con tanto di adesivo da apiccicargli alla giacca all’ingresso di via Alfieri, fatto sta che girata la chiave la macchina (femmina pure lei) si è rifiutata di partire. In questi casi la perfetta parità di genere si palesa il più delle volte con il dar fondo al vocabolario in uso un tempo ai camalli, gli scaricatori di porto. Invece con aplomb invidiabile da un britannico, Ravetti apre il cofano, impugna il cellulare e come Renzi dei tempi ruggenti… scatta un selfie. Una riga di amorevoli hashtag e un pensiero alla traditrice a quattro ruote su Instagram : “Ti adoro, soprattutto quando a fine giornata mi lasci a piedi”. Sincero atto d’affetto, o scaramantico rito per scacciare la metafora incombente sul Pd? Enrico Mattei diceva che i partiti erano per lui come un taxi. Ecco, il taxi: potrebbe essere un’idea per  i capigruppo piddini che verranno. Visti i precedenti…

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