TRAVAGLI DEMOCRATICI

Ipoteca renziana sul Pd regionale,
Fregolent in campo per la segreteria

Veti romani stoppano la candidatura dell'ex sottosegretario Bobba: "Servono volti più freschi". Rapporti tesi tra Lotti e Lepri. Il nodo del Piemonte 2 e il peso di una corrente che forse in Piemonte non è più maggioranza. Sherpa al lavoro

“Sarebbe meglio trovare una figura, come dire, più nostra”. Non è un veto, ma ci si avvicina, quell’indicazione arrivata da autorevoli dirigenti nazionali dell’area Renzi a chi dal Piemonte ha provato a sondare il terreno, con una certa energia, mettendo sul tavolo come nome per il futuro segretario regionale quello di Chiara Gribaudo.

Nulla di personale, come si dice in questi casi, nei confronti della parlamentare cuneese di rito orfiniano, la cui attività nella passata legislatura le è stata riconosciuta con la ricandidatura blindata da capolista e un posto nella segreteria di Maurizio Martina quale responsabile di Lavoro e Welfare.

Vero, nulla di personale. Certamente un segnale, anzi una richiesta, per una scelta “più renziana”. A quel punto c’è chi ha pensato e sperato che quella bottiglia su cui, al termine di una cena romana, aveva raccolto le firme di un po’di colleghi parlamentari a sostegno di Luigi Bobba, avesse finalmente portato bene all’ex sottosegretario pronto a prendere il posto lasciato, ormai mesi fa, da Davide Gariglio.

Proprio a quest’ultimo si era rivolto ai primi di luglio Bobba, per sapere dopo tre mesi senza che nessuno si fosse fatto vivo che ne era di quel patto proposto da Stefano Lepri al tavolo dell’enoteca Spiriti, firmato oltre che da Gariglio anche da Silvia Fregolent, Francesca Bonomo, Mino Taricco e ovviamente Lepri che si premurò di custodire la bottiglia. L’ex segretario rinnovò il rito della cena, senza tuttavia, sciogliere la questione.

Adesso Gariglio ha un’altra missione, non certo meno semplice: spiegare a Bobba che la questione è risolta, ma non nel senso atteso dal più volte parlamentare vercellese. L’inner circle renziano, pur smaltita la lontana sbornia da rottamazione, ha storto il naso e girato il pollice all’ingiù verso quella candidatura pur prestigiosa e dall’inappuntabile cursus honorum e fedeltà politica, ma ritenuta poco efficace in un momento in cui la ripresa affannosa del partito passa anche per un messaggio legato all’anagrafe. L'ex sottosegretario, da parte sua, resta attivissimo: ieri era alla Festa dell'Unità di Torino, ha incontrato Mimmo Carretta, segretario della Federazione subalpina, Daniele Valle, candidato in pectore a governatore e pure Raffaele Gallo, suo possibile competitor, per il quale quella vecchia lenza di Gioacchino Cuntrò sta sondando militanti e dirigenti a 360 gradi: "Ma tu me lo voti Raffa?".

Tornando a Bobba, non avrà messo una parola buona per superare le perplessità dei renziani Luca Lotti il cui rapporto con Lepri, main sponsor dell'ex numero uno delle Acli, è definito a dir poco non idilliaco. La pratica è finita anche al presidente dei deputati dem Graziano Delrio e nulla è cambiato, anzi.

Con un congresso che ancora non si sa bene quando si farà, la maggioranza (se tale alla fine del perenne travaglio interno al Pd si confermerà e non si sa quanto ampia) è ancora alla ricerca dell’uomo giusto, o della donna. L’idea di una candidatura femminile piace ai vertici nazionali, che come s’è visto a proposito della Gribaudo tengono il punto sulla renzianità. Facendo uno più uno inevitabile esca la Fregolent. Non renziana, ma renzianissima. Un atout o un limite?

La versione ufficiale è che lei non smani all’idea, ma Gariglio cercando di sbrogliare la matassa possibilmente senza restarne aggrovigliato potrebbe aver già preso a consultare in maniera discreta colleghi e maggiorenti per sondare il terreno, con in tasca la possibile soluzione. Nel caso, far superare le resistenze della deputata torinese sarebbe questione nazionale, magari affidata a Maria Elena Boschi con la quale la Fregolent ha un rapporto stretto e consolidato. Non giocherebbe a favore della parlamentare torinese proprio il fatto di essere tale: uno dei punti ritenuti inderogabili dalle articolazioni provinciali del partito è proprio quello di dare un segnale contrario alla torinocentricità e quindi candidare chi provenga dal cosiddetto Piemonte 2.

Su questo ha sempre fatto leva, trovando consensi, il vercellese Bobba. Per la stessa ragione era aleggiata per settimane la figura del deputato ossolano Enrico Borghi, segretario d’Aula a Montecitorio e anche per questo chiamatosi fuori dalla partita.

Una partita che ancora non si sa quando incomincerà ad essere giocata. Nel frattempo, a Roma, ne hanno già lasciati due in panchina. E la bottiglia è rimasta in cantina.   

print_icon