TRAVAGLI DEMOCRATICI

Il Pd cerca il segretario "di tutti"

Parte la corsa al vertice regionale. Il 21 settembre Renzi riunisce i suoi a Salsomaggiore. Una corrente trasversale auspica un'incoronazione senza passare dai gazebo. Ma nel partito c'è chi vuole la conta

“Ci sarà più gente ai banchetti dei crisantemi”. L’incubo del gazebo deserto è duro da scacciare. L’immagine funerea del Pd che celebra il suo congresso regionale, con novembre alle viste, in un clima meteorologico e metaforico tutto fuorché invitante allarma preludendo a un flop, forse, ancora evitabile. “L’unica soluzione è agganciarlo al nazionale” spiega un dirigente che la pensa come molti. E che confida nello spostamento di quella finestra autunnale indicata per il rinnovo dei vertici del partito dopo le dimissioni del segretario Davide Gariglio (eletto alla Camera) e della sua squadra, quindi acefalo ormai da cinque mesi.

Qualche novità potrebbe arrivare domani dalla riunione al Nazareno in cui si tratterà anche questo tema, che è un problema. Non il solo, ma che sommato agli altri finirebbe per complicare una situazione già tutt’altro che semplice. Non l’ha resa tale certamente l’ultima (per ora) decisione di Sergio Chiamparino: se da un lato la sua ricandidatura alla presidenza della Regione toglie, per così dire, dall’impiccio la futura dirigenza di via Masserano per l’individuazione del candidato, dall’altra innesca un meccanismo in cui già è finita triturata la tanto invocata svolta generazionale, questione che attiene in maniera non meno rilevante anche al vertice del partito.

Poi, ancora prima di addentrarsi nei meandri delle correnti indefinite e mutevoli come non mai, c’è il tema dei due Piemonti: l’1 e il 2. Le province e anche buona parte dell’area metropolitana reclamano un’inversione di rotta, chiedendo che il futuro segretario non sia per l’ennesima volta un torinese.

Già queste gatte da pelare basterebbero per imboccare una o l’altra strada: allungare i tempi della data del congresso, nel caso si proceda con le primarie, al fine di poter agganciare la conta regionale a quella nazionale e quindi contare su una  partecipazione più ampia, oppure trovare una candidatura unitaria evitando la consultazione aperta e, non di meno, scontri che poco coinvolgerebbero gli elettori e tanto dividerebbero ancora il partito.

Nel conto vanno messi quegli equilibrii ancora instabili e legati a quel che accadrà al livello nazionale, alle candidature che potranno arrivare oltre a quella di Nicola Zingaretti, e alle dinamiche più locali. Svanito il ticket generazionale approntato con Daniele Valle (candidato alla presidenza della Regione, poi bruciato dal ripensamento di Chiamparino) e il collega consigliere a Palazzo Lascaris Raffaele Gallo, quest’ultimo resta in pista e viene dato come iperattivo con contatti frenetici nei territori, incominciando dal Cuneese. Una cosa è certa: lo schema delle primarie di un anno fa che hanno diviso il partito in tre - renziani, orlandiani ed emiliani - è superato.

Non meno impegnato nella pre-campagna congressuale l’ex sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba, il quale sta battendo tutta la regione e nei prossimi giorni sarà nel suo feudo vercellese con Chiamparino. C'è chi è pronto a scommettere che né lui, né Gallo otterranno il timone di via Masserano.

Sull'ex sottosegretario vercellese la nomenclatura renziana nazionale ha storto il naso guardando soprattutto all'anagrafe (oggi ancor più pesante visto che non potrebbe far da contrappeso a un giovane candidato presidente della Regione) e chiesto a Gariglio di pensare ad altre possibili soluzioni. L'ex segretario potrebbe ancora provare a far digerire Bobba a un inner circle certo non potente come un tempo e che non potrebbe essere sordo a istanze del territorio. Così come resta da verificare se sia superabile qualche veto in forma di perplessità nel Pd piemontese nei confronti della deputata cuneese e membro della segreteria nazionale Chiara Gribaudo. Altra donna papabile è Silvia Fregolent. Ormai titolare dell'appellativo di renzianissima, la parlamentare torinese sarebbe la quadratura del cerchio per l'area dell'ex presidente del Consiglio, con il sicuro avvallo dei vertici nazionali. Ma proprio la sua forte connotazione di componente e non di meno il fatto di essere torinese potrebbero rivelarsi un ostacolo. 

Sono tutte ipotesi di lavoro, ma prudenzialmente Gariglio, nel ruolo non tanto di cacciatore di teste quanto di collettore di indicazioni e umori non solo della stretta area renziana e di maggioranza, avrebbe annotato sull’agenda anche altri nomi che sarebbero emersi da più di un'anima del Pd e quindi potenzialmente interessanti nel caso di una soluzione unitaria o il più possibile tale. 

Qualche indicazione in più arriverà il 21 e 22 settembre, quando la corrente renziana è stata convocata a Salsomaggiore in vista del congresso. Se l'indicazione sarà quella di individuare un candidato renziano doc per ogni regione ovviamente i colonnelli locali si adegueranno, anche se lo stesso Gariglio non fa mistero di puntare a una soluzione se non unitaria - cosa ormai rara in un partito dilaniato in mille appartenenze - almeno la più ampia possibiole. Ieri, l'ultimo segretario eletto ha visto Gianni Dal Moro, responsabile nazionale dell'organizzazione, alla chiusura della festa nazionale: "Mi è stato confermato che entro dicembre vanno celebrati i congressi regionali". A questo punto ci sono due schemi su cui si sta ragionando: quello di una candidatura renziana di bandiera, ipotesi che vedrebbe avvantaggiata Fregolent, mentre nell'ottica di un allargamento alle componenti più "di sinistra" altre due donne che potrebbero trasformarsi in una sintesi: l’ex parlamentare alessandrina e ricercatrice dell’Ires Cristina Bargero, membro della commissione Attività produttive della Camera nella scorsa legislatura, con buoni rapporti con una parte della sinistra del partito e solidi accreditamenti nella maggioranza, e appunto la deputata cuneese Gribaudo, di fede  orfiniana. La carta del Piemonte 2, della candidatura femminile e giovane, potrebbe essere una di quelle giocabili per cercare il più largo consenso.  

In veste di esploratore, Gariglio si sarebbe per ora limitato a chiedere a questi (e forse ad altri) l’eventuale disponibilità, ricevendola com’è facile immaginare con alcune riserve. Un conto è trovare un’intesa per una candidatura unitaria, altro è andare allo scontro in quelle primarie che pure alcuni auspicano, come l’europarlamentare Daniele Viotti, ex civatiano, già candidato a segretario quattro anni fa e oggi tra coloro che non si rassegnano a un'altra decisione "calata dall'alto" senza una consultazione degli iscritti e soprattutto senza una discussione.

Primarie sì, primarie no. Molto, se non tutto, dipenderà dall’esito di dei tentativi, oggi sottotraccia ma già in essere, di verificare la possibilità di convergere su un nome gradito o comunque accettato da tutti. In caso contrario bisognerà allestire i gazebo. E se non si vuole rischiare il flop, confidare almeno nel traino del congresso nazionale. 

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