CENTRODESTRA

"A noi il candidato presidente"
Forza Italia punta i piedi

Lo stato maggiore azzurro non vuole cedere il Piemonte alla Lega. Tajani: "Non molliamo neppure se lo chiede Berlusconi". Forse il via libera già stasera nel vertice a Palazzo Grazioli. E nessuna intelligenza con il "candidato" Chiamparino

La rivendicazione della guida del Piemonte da parte di Forza Italia è talmente forte da sfidare il paradosso: nemmeno se fosse Silvio Berlusconi a piegarsi al volere della Lega si potrebbe cedere, ha fatto intendere chiaramente il numero due degli azzurri Antonio Tajani. Una bestemmia nella religione arcoriana alla quale, tuttavia, non si arriverà.

In meno di quarantott’ore dalla cena tra il Cav e Matteo Salvini a Villa San Martino, durante la quale il nodo della spartizione alle prossime regionali non era stato per nulla sciolto, la situazione si è fatta assai più fluida, ma soprattutto è apparsa in tutta evidenza l’intenzione dei forzisti, ai più alti livelli, di puntare i piedi sull’ultima regione del Nord fornendo, nel contempo, all’alleato leghista chiari segnali di lealtà così come quelli, sempre richiesti da Salvini e i suoi, in grado di scacciare ogni sospetto di intelligenza col nemico piddino.

In questo senso va visto il dietrofront rispetto al convegno degli Stati Generali delle infrastrutture organizzato da Sergio Chiamparino per il prossimo 28 settembre: sia il presidente della Lombardia Attilio Fontana, sia il suo collega ligure Giovanni Toti che inizialmente avevano assicurato la loro presenza si sono sfilati e manderanno solo un assessore ciascuno, mentre parlamentari e maggiorenti piemontesi di Forza Italia diserteranno l'iniziativa. Ormai per loro, come ripete il coordinatore regionale Gilberto Pichetto, il presidente è “il candidato Chiamparino”. Quindi nessuno spazio a involontari appoggi, ma soprattutto una chiara risposta a Salvini e al suo proconsole piemontese Riccardo Molinari i quali in più di un’occasione avevano lamentato in maniera dura le critiche di una parte dei forzisti nei confronti del Governo e provocatoriamente chiesto di sapere se stessero con loro o con Chiamparino, non più solo governatore ma soprattutto ormai avversario alle regionali del prossimo anno.

Un ostacolo non da poco quello eliminato lungo la strada per arrivare all’accordo definitivo con cui attribuire a FI il candidato o la candidataalla presidenza della Regione. Già questa sera nel nuovo incontro tra Salvini e Berlusconi, allargato a Giorgia Meloni e con più crismi di ufficialità rispetto alla cena di domenica la situazione potrebbe essere definita a favore del partito del Cav. Dove sono molte e concordanti le ragioni a sostegno di un Piemonte a guida azzurra. Una tra tutte: impedire una totale salvinizzazione del Nord. Dopo Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta e con la Liguria governata da un Toti dato non solo da sempre come il forzista più leghista ma addirittura prossimo a una salita sul Carroccio dall’ingresso d’onore, consegnare anche l’ultima Regione alla Lega per Forza Italia sarebbe una capitolazione inaccettabile e dalle conseguenze devastanti.

Linea ben chiara da tempo nell’inner circle di Arcore e sostenuta da chi come la parlamentare europea Licia Ronzulli più di molti altri è vicino a Berlusconi. Ma forzare la mano nel corso o appena dopo la cena, domenica scorsa, in cui non si era riusciti a dirimere la questione della presidenza della Rai e altri temi posti sul tavolo, non sarebbe stato producente. La notte e il giorno successivo hanno, probabilmente, portato consiglio. Certamente hanno fatto arrivare a Salvini segnali più chiari: nessuna intenzione di mollare sul Piemonte, ma attestazione piena e corroborata dai fatti di lealtà.

Per la Lega, nel caso la questione si chiuda questa sera, non si tratterà comunque di un cedimento, giacché resiste pur sempre quel vecchio accordo che assegnava a Forza Italia l’ultima regione settentrionale ancora amministrata dal centrosinistra. Basterà rispolverarlo appena. Per gli azzurri, se incasseranno il risultato, si tratterà di accelerare i tempi per la scelta del candidato o della candidata. I nomi sono, al momento e da mesi ormai, i soliti due: quello dell’europarlamentare albese Alberto Cirio e quello della deputata Claudia Porchietto, entrambi con esperienza di assessore regionale. La scelta rimarrà all’interno di questa coppia, oppure nel novero ne entreranno altri, come per esempio quello del parlamentare di lungo corso Lucio Malan, la cui figura mesi addietro parve essere indicata dallo Berlusconi per importanti incarichi quando si trattava di comporre le liste per le elezioni politiche? Oppure a sorpresa verrà calata la carta del neo deputato Paolo Zangrillo, fratello del medico personale del Cav in attesa spasmodica di indossare la casacca di coordinatore refionale? Di certo, sempre nel caso Forza Italia porti a casa il risultato, sarà da verificare quanto peseranno placet o veti (più o meno dichiarati) dell’azionista di maggioranza della coalizione.

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