CINQUE CERCHI

Olimpiadi, una valanga su Appendino

Malagò, d'accordo con l'esecutivo, ufficializza la candidatura di Milano-Cortina. Chiamparino prova a tenere dentro le montagne. La sindaca di Torino contro tutti: "Ne dovrete rendere conto". Ma è lei che si è sfilata

Il tridente si è ufficialmente trasformato in un tandem. Il Coni ha ufficializzato la candidatura di Milano e Cortina per l’organizzazione delle Olimpiadi invernali 2026, dopo il passo indietro deciso da Torino che a questo punto rimane definitivamente fuori dai Giochi. “Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, mi ha telefonato comunicandomi formalmente che il Coni ha presentato la candidatura di Milano-Cortina, quindi Lombardia e Veneto per l’Italia ai prossimi giochi olimpici del 2026” ha annunciato soddisfatto il governatore lombardo Attilio Fontana, dopo la riunione della giunta. Una decisione ormai nell’aria di fronte alla quale, però, Chiara Appendino non si rassegna: “È una candidatura per noi incomprensibile, si tratta di andare a costruire ed edificare dove non ci sono gli impianti. Torino era la meno costosa. Chi si assume questa responsabilità dovrà spiegarla al Paese” afferma la sindaca dopo aver subito l’onta di essere fischiata alle premiazioni dei Mondiali di volley, davanti alle telecamere di mezzo mondo, dai tifosi del PalaAlpitour, che evidentemente non le perdonano il passo indietro.

La questione non sta esattamente come la racconta la sindaca. Dopo l'incontro a Roma successivo alla pausa estiva, infatti, Appendino aveva aperto al tridente, così come Sergio Chiamparino, che l'aveva accompagnata nella sua missione nella Capitale, ribadendo esclusivamente la necessità che Milano non fosse capofila. Dopo alcuni giorni, però, qualcosa è cambiato, come dimostra la lettera, spedita tra il 13 e il 14 settembre, al sottosegretario allo Sport Giancarlo Giorgetti, con la quale, la prima cittadina grillina di fatto ha compiuto il passo indietro. “La bozza di protocollo d’intenti ricevuta non contiene alcuna novità rispetto a quanto ampiamente discusso e priva di maggiori approfondimenti sulle criticità più volte evidenziate - scrive la prima cittadina - La posizione di Torino resta la medesima”. E per far capire quale sia Appendino ha anche allegato la delibera del Consiglio comunale dove si ribadiva la disponibilità a ospitare i Giochi invernali, ma solo con una candidatura di Torino e delle valli olimpiche. Insomma, è Torino ad aver cambiato posizione, il Coni si è semplicemente adeguato. Ed è pronto a farlo ancora una volta, come dimostrano le parole di Malagò, il quale, dopo aver precisato che la decisione è stata concordata con il governo (di cui il M5s, il partito di Appendino, è principale azionista) a fronte delle incessanti richieste di un voto del Consiglio nazionale del Foro Italico sulle due candidature separate (quella di Torino da una parte e quella di Milano e Cortina dall'altra) dichiara che sul tema "non c'è nulla di ostativo". Quel che è evidente, tornando alla posizione della sindaca, è cosa sia successo tra il suo viaggio a Roma di inizio settembre e la lettera durissima inoltrata pochi giorni dopo a Giorgetti: non è difficile immaginare che sia stata la sua maggioranza a stoppare ogni ipotesi di alleanza con le altre città coinvolte e lei non abbia più avuto la forza di ingaggiare una nuova trattativa dall'esito più che mai incerto.

Chi mantiene acceso ancora un lumicino di speranza, per le montagne se non per il capoluogo, è il presidente del Piemonte Sergio Chiamparino, il quale sin da quando Appendino si è tirata fuori ha lavorato per consentire almeno ai comuni olimpici, quelli di Torino 2006, di non perdere il treno: “Se c’è una possibilità di recuperare, senza Torino, un ruolo per le montagne olimpiche torinesi, la Regione c’è” ha affermato. E intanto dal Pd arrivano le prime critiche, a partire dall’ex parlamentare Stefano Esposito che parla di “disastro prodotto da Appendino” e di “danno enorme che la mia città non meritava. Hanno vinto i teorici della decrescita felice, No Tav e centri sociali”.

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