VERSO IL 2019

Centrodestra in stand by, la Lega prende tempo

Nuove schermaglie tra gli stati maggiori di una coalizione che per Giorgetti sarà superata da un "nuovo soggetto sovranista e populista". Il Piemonte terreno di battaglia e moneta di scambio. E la designazione del successore di Chiamparino si fa attendere

Qualcuno a Roma dovrà pure mordersi la lingua – come ieri Berlusconi ha intimato al plenipotenziario di Salvini, Giancarlo Giorgetti – per intanto in Piemonte a Forza Italia tocca mordere il freno. La Lega, infatti, ha fatto sapere che non intende chiudere a breve la partita delle Regionali: prima di dare il via libera alla designazione del candidato governatore, il Carroccio attende che si chiarisca il quadro politico nazionale, a partire dai rapporti interni al centrodestra. Quella coalizione che il numero due leghista declina ormai al passato, destinata a suo dire ad essere sostituita da un “nuovo soggetto sovranista e populista”. Insomma, la Lega non ha fretta e il tempo gioca a suo favore: perché farsi imbrigliare oggi in un patto che tra qualche mese potrebbe essere superato dagli eventi? E così il Piemonte resta “sospeso”, in standby, spada di Damocle sul futuro dell’alleanza e moneta di scambio per ipotetiche ma per nulla inverosimili architetture. Al momento, nulla è certo e tutto è possibile: compreso il rimettere in discussione la spartizione sancita a Palazzo Grazioli lo scorso 20 settembre. E così tra gli azzurri è scattato l’allarme rosso e la paura di un’intesa Lega-Cinquestelle in vista delle prossime elezioni torna a salire, anzi lo spettro appare rafforzato dall’alleanza politica tra Di Maio e Salvini che sta reggendo anche nel difficilissimo passaggio della manovra economica.

E poi ci sono, soprattutto, i numeri a favore del Carroccio che in Piemonte alimentano un’altra paura tra i berluscones nostrani, non a caso sempre più acquattati (anche di fronte all’eventualità di una candidatura alla presidenza non loro ma della Lega per la quale si fa il nome del parlamentare e sindaco di Arona Alberto Gusmeroli): quella di una corsa solitaria del partito di Salvini. Partito che, per usare un’immagine ruvida ma efficace, per la Regione ha a sua disposizione più poltrone che culi.

Miracolo di una forza politica che potrebbe arrivare a quadruplicare i propri voti rispetto al 2014, passando dal 7 al 30 per cento, almeno secondo le stime di chi ne rileva settimanalmente l’andamento. Alle regionali di quattro anni fa furono appena due gli esponenti del Carroccio eletti: l’attuale capogruppo Gianna Gancia e Alessandro Benvenuto (cui è subentrato, dopo la sua elezione in Parlamento, Benito Sinatora), il prossimo anno potrebbero essere una decina, cui si aggiungono quelli del listino che, se sopravvivrà alla scure di una difficile riforma elettorale, potrebbe essere cannibalizzato dagli uomini del Capitano: si parla di otto componenti su dieci nel caso Forza Italia riuscisse a tenere per se la candidatura a presidente, qualcuno di meno nell’eventualità contraria. Uno scenario che, se confermato, consentirebbe alla Lega di portare a Palazzo Lascaris tra i 15 e i 18 consiglieri regionali in caso di (probabile) vittoria.

Sono numeri, ovviamente, scritti sulla sabbia: di qui alle urne c’è ancora molto tempo, e un’onda lunga potrebbe cancellare quanto di buono, elettoralmente parlando, ha fatto finora Salvini. Tra coloro che, comunque, hanno già prenotato un posto in via Alfieri c’è il capogruppo al Comune di Torino Fabrizio Ricca, che affiancherebbe l’uscente Sinatora, arzillo militante classe 1939.

Se sulle intenzioni della Gancia resta ancora un punto interrogativo sia pure destinato con molte probabilità ad essere cancellato per far posto a una ricandidatura della consorte di Roberto Calderoli, si prepara alla competizione pure l’ex deputato Stefano Allasia, che secondo alcuni potrebbe essere in corsa per le europee, e poi c’è il sindaco di Sestriere Valter Marin, il quale, vedendo sfumare il sogno olimpico potrebbe decidere di scendere dalle sue montagne alla conquista di Palazzo Lascaris.

Il plotone leghista si rinforza con qualche amministratore locale come il consigliere metropolitano Mauro Fava con bacino elettorale nel Canavese, o ancora l’assessore di Carmagnola Massimiliano Pampaloni e infine Sara Zambaia, assessore a Pianezza, fermatasi sul soglio del parlamento alle politiche di marzo, a una manciata di voti dal seggio. A Biella è data per certa la candidatura del segretario locale Michele Mosca

Altre truppe sono pronte dalle province i cui capoluoghi sono ormai in stragrande maggioranza governati dal centrodestra a trazione leghista. Vittorie conquistate quando il Carroccio ancora non viaggiava su cifre come quelle dei più recenti sondaggi. Numeri da far paura tra gli azzurri. Che, certo, non possono pensare di scacciarla con le parole di Giorgetti.

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