REGIONE PIEMONTE

Reddito di cittadinanza? "Impossibile a marzo"

L'assessore regionale al Lavoro Pentenero raffredda le attese di quanti pensano che la misura del governo gialloverde possa entrare a regime entro pochi mesi: "Uscire dalle aspettative magiche". La situazione dei centri per l'impiego in Piemonte

Il Piemonte è pronto a far partire il reddito di cittadinanza entro marzo, come promesso dal Governo? “Non sta nei fatti”, dice l’assessore regionale al Lavoro Gianna Pentenero ammorbidendo una risposta che suonerebbe ancor più esplicitamente: non sta né in cielo, né in terra. Già, perché neppure un miracolo riuscirebbe a superare tutti gli ostacoli dell’attuale sistema dei centri per l’impiego, potenziarli e metterli in condizione di operare nella maniera nel giro di pochi mesi.   

“Bisogna uscire dalle aspettative magiche" aggiunge l’assessore (Pd, area della sinistra orlandiana), dando un giudizio non tanto sulla bontà o meno del provvedimento cavallo di battaglia dei Cinquestelle, quanto sulla fretta che Luigi Di Maio e i suoi hanno impresso a quella che resta la risposta più importante al loro elettorato. “Non possiamo immaginare che il reddito cittadinanza non sia accompagnato da politiche attive e processi formativi. Diversamente sarebbe solo una misura assistenziale", spiega Pentenero che ricorda come le Regioni con il ministro del Lavoro abbiano parlato la scorsa settimana, senza che tuttavia quella sia stata l’occasione per approfondire nel dettaglio le misure necessarie e, soprattutto, i tempi conseguenti.

“Di Maio ha presentato un documento con le disposizioni messe in campo dal Governo e con delle direttive di massima” lasciando alle Regioni la definizione del percorso operativo e la non facile impresa di “sciogliere i nodi per potenziare i centri per l'impiego".

In Piemonte ce ne sono 30, cui vanno aggiunte 15 antenne ovvero presidi distaccati, “ma negli ultimi tre anni gli addetti sono scesi da 515 a 428”, ricorda Pentenero evidenziando proprio una situazione opposta o comunque assai lontana rispetto a quella richiesta dalla misura decisa dal Governo e annunciata per l’inizio della primavera. Va osservato, peraltro, che al contrario di quanto accade in altre regioni, in Piemonte una riforma di questi uffici è già stata predisposta, come spiega Claudio Spadon, direttore dell’Agenzia Piemonte Lavoro: “Nei mesi scorsi abbiamo predisposto e depositato una proposta organizzativa che prevede, ovviamente, un incremento di personale pur con le difficoltà che ancora sussistono in tema di assunzioni, ma il rafforzamento deve riguardare anche le competenze”.

Più risorse umane, più competenze degli operatori e adeguamento degli strumenti informatici: queste, in sintesi, le direttrici su cui si sta muovendo l’assessorato e l’agenzia che oggi hanno presentato la nuova edizione IoLavoro, la più importante job fair italiana che si terrà mercoledì e giovedì al Lingotto Fiere. Un centinaio tra aziende e agenzie per il lavoro partecipanti, con 5.550 offerte di lavoro nei settori Ict-digital, automotive, socio sanitario, elettronica, turistico alberghiero, tour operator, ristorazione, grande distribuzione e commercio, agroalimentare, tecnologico, bancario, assicurazioni, chimico, meccanico, materie plastiche.

La due giorni del Lingotto sarà anche, come sottolinea Spadon, un'opportunità di dibattito sui temi attuali del mercato del lavoro e sulla stessa riorganizzazione dei servizi pubblici per l'impiego regionali”. Per i quali il direttore dell’agenzia e l’assessore, tra i vari punti della riforma in ambito regionale, pongono anche il rafforzamento di questi punti di incontro tra domanda e offerta proprio nella città di Torino. “Attualmente sono soltanto due – ricorda il direttore dell’Agenzia – e riteniamo necessario lavorare a un aumento del numero dei centri in città”.

Ma la questione dirimente tra una macchina che funziona, ma va ancora troppo piano e un suo procedere a pieno regime sta “nel rapporto costante e proficuo del centri per l’impiego con le aziende, che in questo periodo è stato più difficile proprio per la carenza di personale di risorse. Se non abbiamo la possibilità di andare nelle imprese, è difficile che loro vengano da noi. E questo richiede personale, strumenti, risorse. Il modello organizzativo è pronto, lo abbiamo presentato un mese fa alla commissione del Consiglio regionale”

Immaginare che il piano si possa tradurre in pratica nel giro di pochissimi mesi, per trovare il Piemonte pronto a marzo per gestire l’enorme e complessa questione del reddito di cittadinanza appare davvero, come sostiene l’assessore, una cosa che non sta nei fatti.

Resterà da vedere se il Governo a fronte di situazioni come quella piemontese e non poche altre assai peggiori, intenderà rivedere i tempi per evitare il rischio paventato da Pentenero di attuare una mera misura assistenziale. Ammesso che, per i Cinquestelle, sia un rischio.     

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