GIUSTIZIA

Piazza San Carlo, le vittime vogliono giustizia

Duecentoquarantacinque feriti di quella maledetta notte chiedono di costituirsi parte civile. Quindici gli imputati tra cui Appendino. Il legale della sindaca: "Le assicurazioni risarciscano". L'udienza preliminare rinviata al 30 novembre

È stata aggiornata al 30 novembre l’udienza preliminare per i fatti del 3 giugno 2017 in piazza San Carlo. Le richieste di costituzioni di parte civile avanzate alla fine della prima seduta sono state 245 singole a cui si aggiunge l’associazione Udicon, Unione per la difesa dei consumatori. Ora le difese dei 15 imputati hanno tempo fino alla prossima udienza per esaminarle.

I cancelli dell’aula bunker del carcere delle Vallette, dove questa mattina si è svolto il primo atto del processo, si sono aperti una manciata di minuti prima delle 9,30 ma già dalle 8 erano presenti molte delle vittime che nella notte di follia del 3 giugno 2017 si trovavano davanti al maxischermo per assistere alla finale di Champions League e sono state travolti dalla folla in fuga in preda a un’ondata di panico collettivo. Con loro ci sono gli avvocati di molte delle parti offese, i feriti furono oltre 1.500, ma anche dei 15 imputati, tra cui la sindaca di Torino, Chiara Appendino, l’allora questore Angelo Sanna, dirigenti prefettizi e delle forze dell’ordine, responsabili di enti che organizzarono la manifestazione. Per tutti l’accusa è di omicidio, lesioni e disastro colposo.

“C’è un danno da risarcire ed è il momento di farlo. Mi auguro che chi deve attivarsi si attivi” afferma Luigi Chiappero, legale della sindaca. Il riferimento del legale è “alle compagnie di assicurazioni che avrebbero occasione di farsi buona pubblicità. Torino - ha concluso - non merita di andare tutti i giorni sui giornali per fatti di questo tipo. È una pagina da chiudere in fretta”. Se non dovesse succedere, le controparti sono pronte a citare una slavina di responsabili civili: il Comune, gli organizzatori dell’agenzia Turismo Torino, la Questura, il Ministero dell’Interno, forse persino la Juventus.”. Uno degli avvocati di parte civile, Davide Diana, esprime invece “profonda tristezza” per l’assenza in aula di Appendino. “Questa mattina - ha detto - mi ha colpito vedere una signora in carrozzella, ma non la sindaca. Da cittadino, e non solo come avvocato di parte civile, avrei gradito che fosse in aula. Magari a testa alta. Senza paura né del processo né delle accuse. Non ci si può proporre come i paladini del nuovo e poi, alla prima occasione, non presentarsi nemmeno. Lo trovo poco rispettoso”.

Non ha voluto mancare alla prima udienza anche Marisa Amato, la donna travolta mentre era a passeggio sotto i portici è rimasta tetraplegica a causa delle ferite riportate. È arrivata con un’auto medicalizzata accompagnata dal marito, anche lui rimasto ferito, fuori insieme al suo avvocato Nicola Menardo i due figli. Nella calca di quella notte perse la vita una 38enne di Domodossola, Erika Pioletti, che si trovava in piazza con il fidanzato e che è stata schiacciata morendo dopo oltre 10 giorni di agonia. E proprio Fabio Martinoli, compagno della giovane ossolana, a presentare l’istanza di costituzione di parte civile attraverso l’avvocato Daniele Folino, e non la sua famiglia.

Tra le vittime che in attesa di varcare il portone del carcere si fermano a ricordare quella tragica esperienza c'è Alessandro Bovero, 55 anni, che ha riportato una lussazione alla spalla, ma ciò che colpisce del suo racconto è il riferimento a Erika. “Era accanto a me, l’ho vista cadere e sbattere il viso, poi sono caduto anch’io, se non fosse per un ragazzo che mi ha trascinato via forse avrei fatto la sua stessa fine. Ora soffro di attacchi di panico, non riesco neppure a salire sulla metro se c’è tanta gente, così come evito i centri commerciali affollati. Spero si faccia giustizia per tutte le persone che si sono fatte male”.

Valentina, 21 anni, è una studentessa di Psicologia, e quella sera si trovava nel centro della piazza, sotto il Caval ’d Brons, e anche lei come tanti altri è caduta sui vetri riportando una ferita alla gamba, ma il suo approccio nei confronti della tragedia è stato diverso. “Dimessa dall’ospedale ho voluto ritornare in quella piazza per riprendere il contatto con la realtà e poi pochi giorni dopo sono andata a vedere in piazza Vittorio i fuochi di San Giovanni perché ho voluto reagire subito”.

Tra i primi ad arrivare davanti al carcere, questa mattina David Argese, un ragazzo di Brindisi che studia al Politecnico di Torino. Nella caduta ha riportato ferite a una mano con sospetta lesione dei tendini, per questo è stato operato ed ha avuto 40 giorni di prognosi. “Quando sono caduto, ho sentito i vetri sotto la mano, poi le persone in fuga che mi calpestavano. Da allora non vado più in piazza, ma solo in luoghi in cui mi sento sicuro, come lo stadio”.

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