FEDERALISMO

Il Piemonte vuole contare di più

Approda nell'aula di Palazzo Lascaris il testo sull'autonomia. Otto aree sulle quali si avvierà il confronto con lo Stato centrale. Tempi contingentati per aggirare l'ostruzionismo dei Cinquestelle. Bona (FI): "Puntiamo su qualità ed efficienza"

Sull’autonomia il Piemonte è al rush finale: martedì la delibera che porta il numero 343, ma che soprattutto dovrà portare la Regione ad avere maggior libertà di azione e di gestione in otto ampie materie, arriverà al voto in aula a Palazzo Lascaris.

Il contingentamento dei tempi supererà anche l’ostacolo in odore di ostruzionismo da parte del M5s che ha depositato una cinquantina di emendamenti, con l’intento di rallentare il ritmo veloce che ha contrassegnato l’iter fin dal suo inizio: una sostanziale unanimità da parte di tutte le forze politiche, con la sola eccezione dei grillini che anche di recente, in occasione del voto di un ordine del giorno sulla questione, si sono astenuti, mentre sia il centrosinistra sia il centrodestra hanno dato il loro assenso.

Un via libera da parte degli schieramenti opposti che, aldilà del merito, trova una chiara spiegazione nella volontà sia dell’attuale maggioranza sia in quella che ambisce a diventarla dalla prossima primavera di arrivare in fondo portando a casa il risultato. Per Sergio Chiamparino e il centrosinistra significherà aver concluso la legislatura avendo raggiunto l’obiettivo, per il centrodestra nel caso di una vittoria alle elezioni di primavera equivarrà ad avere il terreno spianato senza dover subire paragoni negativi (pagandone le concrete conseguenze) con altre regioni che l’autonomia l’avranno ottenuta.

Proprio per non rimanere indietro rispetto a Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna per le quali si sta lavorando alla legge quadro, in via Alfieri si accelera in maniera da passare il testo varato dalla Giunta che dovrà poi incominciare la trattativa con Palazzo Chigi e i ministeri competenti. Governo del territorio, beni paesaggistici e culturali; protezione civile e infrastrutture; tutela e sicurezza del lavoro, istruzione tecnica e professionale, istruzione e formazione professionale e istruzione universitaria; politiche sanitarie; coordinamento della finanza pubblica e governance istituzionale; ambiente; fondi sanitari  integrativi; rapporti internazionali e con l’Unione Europea: queste le otto ampie aree tematiche per le quali il Piemonte chiede maggiore autonomia.

“Il Veneto l’ha richiesta per tutte le materie contemplate, la Lombardia anch’essa ha un lungo elenco. Noi in Piemonte abbiamo preferito puntare più sulla qualità che sulla quantità” spiega Luca Bona, consigliere regionale di Forza Italia primo firmatario dell’ordine del giorno del luglio scorso che, accolto dal Consiglio, ha fatto uscire dalle secche una discussione più volte rimandata.  

“Per noi la richiesta di maggior autonomia non è uno stare alla moda dei tempi, ma è la consapevolezza forte e profonda che c’è bisogno di un nuovo equilibrio tra le Regioni e lo Stato, da realizzare partendo, per il Piemonte, dal proprio contesto  economico, sociale e demografico, per individuare quali sono i fattori di sviluppo”, ha spiegato l’altro giorno il vicepresidente Aldo Reschigna introducendo la discussione in aula. Ed è lo stesso Reschigna a ribadire come “alcune delle funzioni che noi rivendichiamo come maggiori competenze non le chiediamo come competenza esclusiva e singola di ogni Regione, ma in una dimensione e con lo strumento dell’intesa tra le Regioni”. Uno schema che trova rispondenza, soprattutto, in temi come la logistica e non di meno in quelle infrastrutture sulle quali il Piemonte nei prossimi anni potrebbe esercitare la sua autonomia in un contesto di macroregione del Nord.

“Pensiamo, per esempio, alla gestione delle concessioni autostradali” osserva Bona, toccando un argomento strettamente legato anche alla questione della Tav e della proposta di Forza Italia avanzata dal capogruppo Andrea Fluttero e che Chiamparino si è detto pronto a fare sua per il subentro del Piemonte allo Stato nella società per la realizzazione della Torino-Lione. E una forma di intervento economico e di reperimento di risorse passerebbe anche attraverso una modifica del sistema delle concessioni per le autostrade.

“Il Piemonte sta invecchiando progressivamente: siamo, dopo Liguria e Trentino-Alto Adige, la terza regione per indice di vecchiaia più alto. Questo pone un problema da un lato di scarsa attrazione, perché una regione vecchia è una regione che rischia di non avere una spinta dinamica sul futuro, e  dall’altro - osserva il vicepresidente della Regione - apre un problema enorme, che sempre di più dovrà essere affrontato in termini anche preventivi, con nuovi strumenti di protezione sociale. Anche di questo ci occupiamo nella delibera”.

Anche temi all’apparenza localistici, come quelli dei frontalieri e più ampi come la logistica, troveranno più facilmente soluzione al momento di assegnazione dell’ulteriore autonomia, visto che tra le materie è contemplata anche quella dei rapporti internazionali con gli Stati confinanti. Così come dovrebbero essere più agili e produttive le politiche sanitarie anche attraverso il rapporto diretto con le Università.

“Ci sono tutte le condizioni per avviare gli accordi con il Governo centrale su basi solide, in grado di vincere le resistenze burocratiche dei ministeri” sostiene Bona, toccando un tasto sensibile, ma forse non il solo.

Oltre alla tradizionale resistenza della burocrazia, le Regioni dovranno fare i conti anche con una resistenza politica del Governo che ha come azionista una forza politica, la Lega, che dell’autonomia ha sempre fatto il suo cavallo di battaglia e ad occuparsi della materia al ministero ha messo Erika Stefani, ma anche un M5s il cui approccio a questo tema è ancora molto da scoprire. A giudicare dall’atteggiamento tenuto in Piemonte, non c’è da farsi troppe illusioni.   

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