ACCADEMIA

Svolta "sovranista" al Politecnico

Mentre l'Università di Torino chiama il presidente della Repubblica Mattarella a inaugurare l'anno accademico, l'ateneo di corso Duca degli Abruzzi ripiega su Valditara, ex sottosegretario di An e oggi guru anti-Ue di Salvini. Polemiche tra i professori

Quest’anno l’Università di Torino bagna il naso al Politecnico. E non si parla di una rivincita nella tradizionale sfida a colpi di remo che vede ogni anno gareggiare sul Po gli studenti dei due atenei, regata in cui gli equipaggi di ingegneri e architetti storicamente primeggiano. In questo caso è in ballo il “lustro” delle rispettive inaugurazioni dell’anno accademico. Ottenuta la presenza del Capo dello Stato, Gianmaria Ajani lunedì prossimo al Carignano, palcoscenico della cerimonia, indosserà con orgoglio l’ermellino sapendo di aver messo a segno un gran colpo, certamente sul piano mediatico, lasciando con un palmo di naso i “cugini”. Che, infatti, a giudicare dal chiacchiericcio diffuso in alcune chat di docenti, masticano piuttosto amaro, giudicando di “basso profilo” il programma predisposto (pare dal professor Juan Carlos De Martin) per il 3 dicembre, giorno in cui il neo rettore Guido Saracco darà l’avvio ufficiale alle lezioni di corso Duca degli Abruzzi.

Pensare che giusto un anno fa, era toccato al Politecnico accogliere Sergio Mattarella all’annuale inaugurazione e che a inizio novembre dal Quirinale è stata assegnata la medaglia d’oro della presidenza della Repubblica in occasione delle celebrazioni dei 60 anni della sede. Insomma, un mezzo smacco per il blasonato ateneo se la massima “autorità” in scaletta è Vincenzo Boccia che, per quanto leader di Confindustria, non è certo un rappresentante istituzionale. E se negli anni passati a prendere la parola sono stati, tra gli altri, ministri (recentemente Carlo Calenda) e premier (Matteo Renzi), nessun esponente del governo gialloverde pare abbia dato la propria disponibilità a volare a Torino. Un evento dal marcato tratto “local” giacché gli unici politici chiamati a intervenire sono la sindaca Chiara Appendino e il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino, entrambi seppur per ragioni diverse non propriamente all’apice della loro popolarità.

Se ciò non bastasse, a destare ulteriori mal di pancia è la presenza nel panel dei relatori di Giuseppe Valditara. L’attuale responsabile del dipartimento per la formazione e ricerca del Miur, infatti, prima di essere assoldato dal ministro leghista Marco Bussetti, è stato un politico di primo piano di Alleanza nazionale, in Parlamento per tre legislature, e oggi considerato un intellettuale organico a Matteo Salvini. Professore di Diritto romano all’Università di Torino e coordinatore di un think tank anti-europeo, in un suo libro – eloquentemente intitolato Sovranismo, una speranza per la democrazia (postfazione di Marcello Foa, neo presidente Rai) – racconta di una battaglia in corso contro quella che considera l’ideologia oggi dominante: “Il globalismo”, su cui “vi è stata una naturale convergenza delle forze progressiste con la finanza internazionale e con gli interessi dei grandi gruppi multinazionali che traggono indubbio vantaggio da una società liquida, senza frontiere, dove non solo le merci, ma anche gli uomini si possano spostare senza ostacoli di alcun tipo”. George Soros, in questo racconto, è l’emblema incarnato della deriva globalista. Il professor Valditara, nelle vesti di ideologo salviniano, ha ricordato il suo esser stato allievo di Gianfranco Miglio, padre della Lega Nord, e oggi sostiene che serve un progetto alternativo al “globalismo”. Non male per un Politecnico aperto al mondo.

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