OPERE & OMISSIONI

Vai Toninelli, ora dai l'ok alla Tav

Dopo Tap, Ilva e Terzo Valico, l'attesa è per l'ultima infrastruttura rimasta in sospeso. Chiamparino stuzzica il ministro e canzona la Appendino. E noi proponiamo al ministro i conti che dimostrano che fermare la Torino-Lione non conviene

C’è un aspetto, una più di tutte, che sfugge leggendo l’analisi costi-benefici sul Terzo Valico e soprattutto le conseguenti deduzioni del ministro Danilo Toninelli: se il saldo, in termini finanziari, evidenzia una perdita stimata in 1,576 miliardi e i costi di recesso, invece, si fermano a 1,2 miliardi perché mai secondo il governo “non possiamo far altro che andare avanti”? A chiederselo è il professor Roberto Zucchetti, docente di Economia dei Trasporti alla Bocconi di Milano: “Ad ascoltare la relazione del ministro, il blocco dell’opera porterebbe a un beneficio, per il Paese, di oltre 300 milioni. A questo punto delle due l’una: o il ministro non si fida dello studio che hanno redatto i suoi tecnici, oppure non sa fare le sottrazioni”.

Pallottoliere a parte, ora l’attenzione si concentra fatalmente sulla Torino-Lione. L'epilogo sarà lo stesso già osservato per Ilva, Tap e Terzo Valico? Questa mattina Chiara Appendino è stata tranchant: “Sono convinta che l’analisi costi-benefici sarà negativa per i motivi che abbiamo sempre detto in tanti anni”. Parole che hanno provocato la reazione del governatore Sergio Chiamparino: “Ignoravo le capacità divinatorie della sindaca, ma se, come nel caso del Terzo Valico, i mancati pedaggi delle autostrade e le mancate entrate derivanti dalle accise sulla benzina non bruciata sono considerati costi, il destino della Tav rischia di apparire segnato. Pensavo fossero benefici ambientali, ma tant’è alla faccia del nuovo modello di sviluppo e della sostenibilità ambientale. Spero ancora che il buon senso alla fine prevalga, come sembrerebbe essere sul Terzo Valico”. Un botta e risposta che riapre un solco tra piazza Castello e Palazzo Civico, nei giorni in cui il fronte del Sì e quello del No, dopo essersi confrontati in piazza Castello, attendono il responso definitivo. Il presidente della Regione ha anche rivolto un velenoso appello al ministro: “Forza Toninelli, faccia sulla Tav quello che ha fatto sul Terzo Valico: cioè si contorca e poi alla fine dia il via libera ai lavori, che sono lì solo in attesa di essere appaltati”. “Visto che siamo sotto Natale non voglio pensare male - ha aggiunto Chiamparino rispondendo a chi gli chiedeva se l’ok al Terzo Valico fosse la merce di scambio usata dal Governo per il no alla Torino-Lione -. Quindi ribadisco, forza Toninelli faccia sulla Tav come ha fatto sul Terzo Valico e lo faccia in fretta così usciamo da questa pantomima e le opere potranno essere appaltate in tempi compatibili con le disponibilità dei fondi europei”.

Il riferimento di Chiamparino ai costi legati alle accise sulla benzina e ai mancati introiti dai caselli autostradali è uno degli aspetti più controversi del rapporto pubblicato ieri dal Ministero dei Trasporti. Al di là della questione ambientale, che dovrebbe essere cara ai Cinquestelle più di quella economica, il professor Zucchetti vede una faglia nel ragionamento anche da un punto di vista finanziario: “Un conto sono i costi per realizzare un’opera, altri i mancati trasferimenti allo Stato: i mancati incassi dalle accise della benzina, per esempio, fanno parte di questa seconda categoria e non possono essere sommati ai costi”.  Sempre rimanendo sul terreno della sostenibilità finanziaria, “non si capisce perché proprio coloro che vorrebbero continuare a far viaggiare persone e merci attraverso un tunnel di 150 anni fa, pensino che i costi della Torino-Lione debbano essere ammortizzati in 60 anni”. Una speranza di vita piuttosto bassa per un’opera tanto moderna. La questione resta controversa e non è un caso, evidentemente, che uno dei sei membri della commissione istituita per redigere il rapporto, Pierluigi Coppola, abbia deciso di non sottoscriverla, evidentemente perché non soddisfatto di come è stata condotta l’analisi dal professor Marco Ponti e dagli altri membri (tutti più o meno dichiaratamente No Tav).

Di certo c’è che se, alla fine dei conti, il governo ha deciso di procedere con il Terzo Valico, a maggior ragione l’esito dovrebbe essere il medesimo per la Torino-Lione. In questo caso, infatti, i soldi già spesi ammontano a 1,5 miliardi per le opere preliminari, di cui 350 milioni dall’Italia e il resto suddiviso tra Francia e Unione Euoropea. Si aggiungano a questi altri 813 milioni di finanziamento europeo vincolati all’opera, e che quindi andrebbero persi, e poi ci sono i costi relativi alla bonifica e messa in sicurezza dei cantieri e dei tunnel finora scavati. Al contrario del Terzo Valico, inoltre, spiega il professor Zucchetti “qui c’è un accordo internazionale, ratificato dal Parlamento: qual è per uno stato il costo di perdere la faccia rispetto alla comunità internazionale, dopo aver dato la propria parola?”. Basterebbero questi elementi per affermare con un certo livello di certezza che il destino della Tav in Valsusa (o almeno del tunnel di base) sia il medesimo del Terzo Valico: la stessa Appendino, d’altronde, non afferma che l’opera sarà bloccata, ma che “l’analisi costi-benefici darà esito negativo”. Poi ci sono i costi di recesso e in questo caso anche tutte le conseguenze politiche del caso. Insomma, tra qualche giorno risentiremo la stessa solfa anche per la Tav: “inutile, ma non possiamo tornare indietro”? Probabile.

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