GIUSTIZIA & POLITICA

"Corruzione diffusa e pervasiva"

Il procuratore generale Francesco Saluzzo denuncia la mancanza di etica, "terreno di coltura del malaffare e di sopraffazione". Ricorda i politici che negavano la presenza delle 'ndrine in Valle d'Aosta. Resta critica la situazione della giustizia penale in Piemonte

“Io credo che la corruzione, sia in ambito pubblico che privato, mantenga i suoi caratteri di diffusività e di pervasività”. Il procuratore generale Francesco Saluzzo, nel suo intervento per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, lancia una critica verso lo “sterile dibattito su corruzione percepita e corruzione reale”, sorto intorno a un recente studio dell’Eurispes secondo il quale l’Italia non sarebbe così corrotta come - da anni - alcune ricerche (quelle di Transparency International) sostengono. “La statistica che individua gli indici della prima ci pone ancora in posizione assolutamente negativa. Quella reale non puà essere misurata”. 
 
“Parlare e scandalizzarrsi per questi fenomeni può rappresentare uno strumento di crescita della coscienza collettiva”, sostiene Saluzzo, secondo il quale “la scarsa coscienza sociale, solidaristica, la insufficienza di un’etica del bene comune, dell’interesse di tutti, hanno creato il terreno di coltura del malfare e della sopraffazione”. Per questa ragione valuta “positivamente alcune delle norme contenute nel recente provvedimento normativa, nel quale, però, non si è avuto il coraggio di incidere significativamente sullo strumento della custodia cautelare, ridotta ad una frontiera residuale rispetto a fatti gravissimi”. Insomma, il procuratore generale ritiene che gli arresti possano essere uno strumento contro la corruzione. 
 
Al legame tra mafia e politica dedica un altro passaggio del suo intervento a partire dall’operazione Geenna di mercoledì, quella che ha portato in prigione tre politici valdostani accusati di avere rapporti strettissimi con i capi della locale di ‘ndrangheta di Aosta: “S’era detto che in Valle d’Aosta non vi fosse la ‘ndrangheta, esponenti della politica non avevano fatto mancare di far sentire la loro voce sdegnata per respingere quella possibilità, quando evidenze - anche antiche - dicevano il contrario”. 
 
Prescrizione, mancanza di magistrati e di personale amministrativo. Neanche quest’anno le condizioni della giustizia in Piemonte sono cambiate, con il Tribunale di Ivrea che continua a patire difficoltà per la vastità del territorio coperto e le forze esigue di cui dispone. Tutto ciò emerge dall’intervento del presidente della Corte d’appello del Piemonte e della Valle d’Aosta, Edoardo Barelli Innocenti: “Le corti sono oberate da un flusso continuo di nuove impugnazioni, mentre le forze a disposizione non sono sufficienti ad affrontare la mole di lavoro - ha dichiarato -. La recente riforma della prescrizione riguarda il futuro, perché entrerà in vigore nel 2020 e non incide sui processi pendenti”. Per il presidente della Corte “non è vero che con la riforma della prescrizione i processi sarebbero infiniti” perché c’è la legge Pinto che detta tempi e sanzioni. E poi “ogni declaratoria di prescrizione è una sconfitta non solo per noi magistrati, ma per lo Stato”. 
 
Si scaglia contro le impugnazioni anche Pier Camillo Davigo, rappresentante del Csm ed ex pm di “Mani pulite” amato dai salotti tv per la sua vis polemica e osteggiato dagli avvocati per i suoi propositi poco garantisti: “Ci vogliono adeguate deterrenze per chi agisce in giudizio sapendo di avere torto - ha sostenuto -. Non possiamo fingere che non esistano impugnazioni dilatorie. È una cosa indegna”. Per Davigo “ci vogliono efficaci rimedi contro queste impugnazioni dilatorie”. Un’idea: il divieto di reformatio in peius, quello che garantisce a chi ricorre in appello di avere una condanna più dura della precedente.