POLITICA & GIUSTIZIA

"Sono serena, vado avanti"

Appendino riferisce in Sala Rossa sulle vicende giudiziarie che coinvolgono il suo ex portavoce, Pasquaretta: "Il dialogo con i cittadini non passa da consulenze e impegni finanziari". Sganga (M5s): "Commessi errori nel valutare le persone"

“Non fossi nelle condizioni di serenità per portare avanti il mio mandato, lascerei”. Di più non può dire, Chiara Appendino, ma pur ribadendo “massima fiducia nella magistratura” e di essere “serena” non può nascondere il difficile momento che attraversa la sua amministrazione e lei stessa. Reduce da due ore e mezza di interrogatorio con i magistrati titolari dell’inchiesta sulla presunta estorsione perpetrata ai suoi danni dall’ex portavoce Luca Pasquaretta, la sindaca ha voluto comunque prendere la parola in Sala Rossa e rispondere alle richieste di comunicazioni presentate dalle opposizioni. Il verbale della sua testimonianza al settimo piano della Palazzo di Giustizia è stato secretato e scarne possono essere al momento le sue dichiarazioni.

Inoltre, in merito alle indiscrezioni di stampa secondo le quali Pasquaretta avrebbe ricevuto denaro per agevolare i colloqui di un imprenditore con alcuni assessori Appendino è stata ferma nel prendere le distanze. “Quello che abbiamo appreso a mezzo stampa - ha aggiunto la sindaca, riprendendo l’intervento del suo vice Guido Montanari - non appartiene a questa amministrazione, il dialogo con la Città, con gli assessori certamente non passa da consulenze o impegni finanziari e se qualcuno avesse contezza di atteggiamenti di questo tipo, e io non ne ho contezza, lo invito ad andare in procura”.

Durissima la capogruppo del Movimento 5 stelle Valentina Sganga: “Il personaggio di cui parliamo ha tradito la nostra fiducia” afferma riferendosi a Pasquaretta. “Come gruppo consiliare e giunta dimostreremo che abbiamo gli anticorpi per ogni infezione che giunge dall’esterno”. Poi una stilettata, pur senza nominarla, alla sindaca: “Il M5s è sano, qui a Torino come in Italia, ma è necessario dire, di fronte alle vicende giudiziarie che hanno coinvolto la città, che sono stati commessi alcuni errori”. Errori, ha precisato, “di valutazione delle persone. Si sono avvicinati dei personaggi estranei al Movimento - ha aggiunto - presentandosi come professionisti. Il codice morale del M5S prevede canoni di maggior rigidità anche nei confronti di collaboratori esterni ed è un segno di maturità politica dirlo”.

Era quasi mezzogiorno quando la sindaca Appendino è tornata a presentarsi al settimo piano del Palazzo di Giustizia. Lo aveva già fatto per il caos di piazza San Carlo e per la vicenda Ream, come indagata. Questa volta, invece, è parte lesa. A riceverla Gianfranco Colace, il pm che coordina le indagini sulla consulenza da 5 mila euro al Salone del Libro per cui Pasquaretta è accusato di peculato. È anche dalle intercettazioni contenute in questo fascicolo che nascono le nuove accuse nei confronti dell’ex braccio destro della Appendino. A metterlo nei guai sarebbe stata, in particolare, una telefonata con l’assessore al Commercio, e amico, Alberto Sacco. “Se parlo viene giù Palazzo Civico”, questo il senso delle parole pronunciate da Pasquaretta, costretto all’inizio dello scorso agosto a lasciare il suo incarico proprio per quell’accusa di peculato legata alla consulenza per il Salone. È a quel punto che sarebbero iniziate, da parte di Pasquaretta, le minacce per avere “contratti o contatti” per ottenere un nuovo lavoro, trovato poi nello staff del sottosegretario pentastellato all’Economia Laura Castelli. Che, non appena sono emerse le nuove accuse nei confronti del “pitbull”, come l’ex portavoce era soprannominato, lo ha scaricato mettendo fine alla collaborazione. È probabile che nel colloquio con i magistrati Appendino, ripercorrendo i quasi tre anni di collaborazione con Pasquaretta, abbia parlato anche di questo. “Non posso entrare nel merito”, ha spiegato la sindaca in Consiglio comunale. “Ho chiesto io ai magistrati di essere sentita il prima possibile - ha aggiunto - e, appena potrò farlo, riferirò all’Aula. Dire che sono serena e tranquilla - ha insistito - significa rispondere alle giuste sollecitazioni che arrivano dalla città. Non fossi nelle condizioni di serenità a portare avanti il mio mandato, non lo farei”.

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