ALLEATI GIALLOVERDI

Voto su Salvini, la rivolta M5s

Dopo aver comunicato il voto favorevole all'autorizzazione a procedere nei confronti del ministro leghista, i grillini torinesi contestano la stessa formulazione del quesito: "Imbarazzante", "ridicoli", "dovete vergognarvi"

Per dire No all’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini si deve votare Sì, per dire Sì al processo al ministro dell’Interno si deve votare No. La formulazione del quesito sottoposto agli iscritti del M5s che domani, lunedì 18 febbraio dalle 10 alle 19, sono chiamati sulla piattaforma Rousseau a pronunciarsi in merito sul processo a carico dell’alleato leghista ha scatenato la rivolta tra i grillini torinesi. “Ridicoli”, “imbarazzante”, “vergognatevi”: questo il tenore dei commenti di molti consiglieri comunali pentastellati di fronte a un dispositivo che pare studiato apposta per creare confusione e fraintendimenti. “Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per redistribuire i migranti nei vari paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato? - Sì, quindi si nega l’autorizzazione a procedere; - No, quindi si concede l’autorizzazione a procedere”. Chiaro no?

“Siete ridicoli. Fate pena! Dovete solo vergognarvi!” attacca su Facebook la consigliera Maura Paoli mentre il collega della Sala Rossa Damiano Carretto parla di “quesito imbarazzante e mal posto. Non sto capendo - aggiunge - se a Roma stiano facendo di tutto per distruggere il Movimento 5 Stelle in maniera inconsapevole o consapevole. A volte il dubbio viene”. Critiche nel metodo, ma anche nel merito come evidenzia Daniela Albano che estende la propria contestazione anche verso la “delega” assegnata agli iscritti: “I magistrati devono poterci dire se le decisioni di Salvini, oltre ad essere moralmente inaccettabili, costituiscano anche un reato penale. Per questo voterò per consentire l’autorizzazione a procedere e - precisa - sarà un voto per chiedere verità e giustizia sul caso Diciotti ma non per salvare la dignità del M5s che a mio parere l’ha persa nel momento in cui chiede agli iscritti di esprimersi su uno dei principi cardine della propria ideologia politica. Non è leale - conclude Albano - costruire un movimento politico su pochi principi cardine condivisi e poi rimetterli in discussione a seconda delle esigenze politiche del momento”.

Sul blog delle Stelle viene brevemente riassunto lo svolgimenti dei fatti del caso Diciotti. Si afferma che “il ministro dell'Interno Salvini, d’accordo con il ministro dei Trasporti Toninelli, il Vice Presidente del Consiglio Di Maio e con il presidente Conte, negò lo sbarco”. Si parla di una decisione presa “per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo”. Si chiarisce che “questo non è il solito voto sull’immunità dei parlamentari. Di quei casi si occupa l’articolo 68 della Costituzione, e su quelli il MoVimento 5 Stelle è sempre stato ed è inamovibile: niente immunità, niente insindacabilità. Nessuna protezione per i politici che devono rispondere delle loro azioni individuali. Noi mandammo a processo i nostri portavoce Paola Taverna e Mario Giarrusso e entrambi votarono per farsi processare. Questo è un caso diverso: stiamo parlando infatti dell’articolo 96 della Costituzione. Nello specifico questo è un caso senza precedenti perché mai in passato si era verificato che la magistratura chiedesse al Parlamento di autorizzare un processo per un ministro che aveva agito nell’esercizio delle sue funzioni e non per azioni fatte per tornaconto privato e personale (tangenti, truffa, appalti, etc): in questo caso non ci porremmo neppure il problema e lo spediremmo in tribunale”.

Insomma, a leggere il sacro blog, nel racconto dei fatti, viene orientato l’iscritto a pronunciarsi per salvare l’alleato leghista. Anche perché fonti di governo lato M5s “preoccupate” fanno trapelare che se dovesse passare l’autorizzazione a procedere nei confronti del vicepremier Salvini è molto probabile una crisi di governo. Prospettiva che pare non preoccupare affatto il M5s di Torino.