VERSO IL VOTO

Salvini rinvia il dossier Piemonte

"Non c'è nessuna fretta" ha detto ai suoi il Capitano, facendo intendere che la designazione dello sfidante di Chiamparino non è questione di ore. Prima vuole risolvere in accordo con Di Maio la grana Tav. Napoli (Forza Italia): "Basta con sta tiritera"

E alla fine Osvaldo Napoli sbottò, dicendo quel che per Forza Italia è stato fino ad ora indicibile: “La manfrina del Governo sulla Tav sta mettendo il vento alle ali del ri-candidato governatore Sergio Chiamparino”. I due vicerè sono nudi. Ma se ai berluscones non è mai costata fatica, né nel farlo hanno corso alcun rischio, togliere perfino la giarrettiera a Luigi Di Maio, tutt’altra cosa è oltrepassare anche se con estrema cautela il limite di quell’oggettivamente stucchevole eccesso di riguardo nei confronti del Capitano. “Posso comprendere l'indifferenza di Di Maio, che in Piemonte toccherà palla ancor meno che in Sardegna” premette il deputato azzurro, la cui lunga carriera politica e parlamentare ha accentuato il fiuto e insegnato ad annusare il vento, specie quando rischia di mutare in direzione avversa. “Non credo, invece, che possa rimanere indifferente il leader della Lega Matteo Salvini”. E dunque, per l’ex sindaco di Giaveno, tornato in Parlamento dopo una sosta ai box nella scorsa legislatura, “il centrodestra che si presenta al giudizio degli elettori non può permettersi ambiguità o reticenze sulla più grande opera infrastrutturale del Nord Italia, l'unica che abbia davvero una portata europea”.

Nulla di più lontano dall’idea di uno strappo, tantomeno quella di un secco ultimatum. Tuttavia, quanto espresso da Napoli non può che essere letto anche in relazione a quanto sta accadendo, o meglio non sta accadendo, nel centrodestra per quanto riguarda la candidatura alla presidenza della Regione. Mettere il vento alle ali di Chiamparino è ancora più facile se si continua a rinviare il decollo del suo avversario, anzi se ancora non lo si è designato.

L’eurodeputato Alberto Cirio è sempre più nella scomoda e imbarazzante condizione di figura indicata dal suo partito per guidare la riconquista del Piemonte, ma lasciato a bagnomaria dall’azionista di maggioranza della coalizione, senza che non un segnale per cercare di imprimere un’accelerazione arrivi da Palazzo Grazioli dove il nome del politico albese è stato fatto più volte, restando però nell’alveo delle aspirazioni azzurre.

In quella che appare una richiesta di scioglimento degli indugi da parte di Salvini, Napoli definisce “una tiritera” quella dei Cinquestelle sulla Tav che “ha stancato tutti, per primi gli elettori grillini e i vaffa di questi anni tornano indietro come un boomerang sulla faccia di Di Maio”, ma cos’altro se non anch’essa una tiritera è quella che da settimane accompagna le dichiarazioni del coordinatore regionale di Forza Italia, il fratello del medico personale del Cav, Paolo Zangrillo, sulle certezze di avere Cirio quale competitor di Chiamparino?

Parole che cozzano contro i fatti: superato lo scoglio giudiziario (anche se non del tutto, dovendo mettere nel novero delle eventualità un’imputazione coatta da parte del gup) con la richiesta di archiviazione per Cirio avanzata dalla Procura della Repubblica, doppiata la boa delle regionali in Sardegna, nulla è cambiato. Anzi, a dare ascolto ad autorevoli fonti vicine a Salvini, quest’ultimo a chi gli ha chiesto anche nelle ultime ore lumi sul Piemonte avrebbe risposto con un eloquente “non c’è nessuna fretta”. Tanto da avvalorare la tesi secondo cui il candidato del centrodestra potrebbe essere designato addirittura dopo un’ulteriore tornata elettorale: quella del 24 marzo in Basilicata.

“Se il Governo, invece di decidere, continua a menare il can per l'aia, allora il Sì alla Tav sarà deciso dagli elettori piemontesi” avverte Napoli, attestando di fatto come sia più facile incalzare l’esecutivo sulla Torino-Lione, piuttosto che la Lega sulla candidatura a presidente della Regione. Dossier, quest’ultimo, che pur essendo saldamente nelle mani del segretario regionale del Carroccio, Riccardo Molinari, non viene certo derubricato a questione secondaria da un sempre più criptico (anche per molti dei suoi) Salvini, tantomeno dalla sua cerchia più ristretta di fedelissimi.

L’assai poco loquace in pubblico, ma attivissimo sui temi più importanti, Giancarlo Giorgetti prima di partire per il viaggio negli Stati Uniti ad alcuni dei suoi ha annunciato che al suo ritorno si metterà mano alla vicenda del Piemonte. Il potentissimo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, di questa sua intenzione ha messo a parte anche Paolo Damilano, l’imprenditore alla guida del gruppo che produce acque minerali e vini di pregio che ormai da tempo è dato come il candidato “civico” su cui la Lega starebbe puntando con sempre maggiore determinazione e con il quale il canale ai più alti livelli del Carroccio salviniano è aperto da tempo.

Salvini ha già deciso e continua a tenere sulla graticola i berluscones per logorarne i nervi e l’elettorato? Il Capitano ha in mente per il Piemonte qualche esperimento che non contempli Forza Italia e che gli sarebbe consentito da un consenso il cui calo sul fronte della Tav sarebbe arginabile con qualche mossa ad effetto sui temi di consolidata presa come l’immigrazione e la sicurezza?

Tutto, ad oggi è probabile. Forse assai più che il rispetto di quell’accordo che attribuiva al partito di Silvio Berlusconi la candidatura alla presidenza del Piemonte, ancora evocato dai vertici azzurri piemontesi. Ormai come una tiritera.    

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