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Torino perde le finali di tennis, la colpa è anche di Appendino

Ora la sindaca si autoassolve dandosi un contegno istituzionale verso il governo "amico", ma in verità a contribuire al patatrac sarebbe stata proprio lei mettendosi di mezzo nelle trattative tra M5s e Lega sul finanziamento delle Olimpiadi lombardo-venete

“Non porto rancore, come sindaco non sono mai stata barricadera”. Chiara Appendino prende atto della sconfitta, Torino a meno di improbabili miracoli dell’ultima ora non ospiterà le Atp Finals, definite dalla prima cittadina “un’occasione non solo per la città, ma per l’intero Paese”. La proroga di due settimane concessa dagli organizzatori per ottenere dal governo italiano 78 milioni di euro di garanzie a sostegno della candidatura è scaduta: sul fronte interno Appendino ha lavorato per trovare una convergenza e i soldi con la Regione Piemonte e imprenditori del territorio.

“Sono orgogliosa del lavoro fatto sul dossier e un sindaco deve lavorare con dedizione per la sua città, a prescindere dal colore politico del governo”, ha rivendicato la sindaca. “Molti mi dicono che sono istituzionale nei confronti di questo governo, ma anche con i governi precedenti non sono mai stata una barricadera perché c’è un rispetto istituzionale reciproco, che prescinde dal colore politico di che è il governo. Siamo tutti istituzioni”, ha sottolineato Appendino. “Ora siamo agli sgoccioli. Io non porto rancore verso nessuno, ma come territorio abbiamo fatto la nostra parte e ora la responsabilità se la deve assumere il governo”, ha concluso smentendo di aver neppure lontanamente pensando di dimettersi in segno di protesta come ventilato da qualche giornale locale.

Il problema è che Appendino per l’ennesima volta tende a essere particolarmente indulgente sul suo operato, cercando di mascherare dietro la patina dela correttezza istituzionale una maldestra gestione della partita. Al netto dell’acclarata incapacità di ottenere da un governo “amico”, almeno sulla carta (di certo omogeneo sul piano politico) non già un trattamento di favore, ma almeno una qualche considerazione, diventa difficile per lei autoassolversi dalle responsabilità. Ambienti di Palazzo Chigi, infatti, sono giorni che riferiscono di un suo intervento a gamba tesa sulla trattativa nelle ore in cui tra i partner di governo si cercava una quadra sui finanziamenti ai due principali eventi sportivi di rilievo nazionale, le Olimpiadi lombardo-venete, care alla Lega e le Atp Finals per Torino e la sua amministrazione pentastellata.

La sindaca grillina, dopo l'(auto)esclusione dalle Olimpiadi chiede alla parte "amica" del governo di tenere il punto sul "no" al finanziamento statale della kermesse a Cinque Cerchi, che doveva essere a tre e si è ridotta a due sole città ospitanti. “Non mi faccio prendere per i fondelli”, sarebbe stato il tenore (in verità avrebbe usato espressioni più colorite) del messaggio indirizzato a Roma e recapitato al sottosegretario grillino Simone Valente, mentre era impegnato nel braccio di ferro con il suo omologo leghista Giancarlo Giorgetti sul sostegno finanziario alla candidatura olimpica di Milano-Cortina. Valente, infatti, ha tenuto il punto nel Consiglio dei ministri del 10 gennaio in cui si è sancita la rottura con Giorgetti, che evidentemente in assenza dei finanziamenti olimpici si è rifiutato pure di offrire le garanzie sull'evento tennistico. Che fosse in corso una sorta di “compensazione” tra le due manifestazioni – una di marca leghista l’altra gradita ai cinquestelle – era noto a tutti. E non è un caso che dall’entourage del vicepremier Luigi Di Maio esca questo retroscena: dopo la sfuriata della Appendino Valente avrebbe stoppato la negoziazione facendo saltare tutto, e pure i nervi di Giorgetti, che a quel punto se l'è legata al dito.

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