POLVERE DI (5) STELLE

"Dite addio al gruppo M5s"

Fibrillazione tra i consiglieri pentastellati di Torino. La maggioranza in rotta con i capi romani: Di Maio ha tradito. Appendino rischia grosso e alle elezioni regionali lo spettro di una Caporetto

Sono come degli animali in gabbia. Vanno su e giù lungo i corridoi di Palazzo Civico, scrivono in modo compulsivo sulle loro chat, cercano una soluzione per uscire da una situazione ingestibile. In una settimana il governo, dopo aver umiliato Torino nella corsa all’organizzazione delle Atp Finals di tennis, potrebbe consentire a Telt di bandire gli appalti per 2,3 miliardi di euro legati alla Tav. C’è chi teme ripercussioni sulla maggioranza di Chiara Appendino, già provata da quasi tre anni logoranti tra tante ombre e poche luci; chi parla di un’uscita in massa dal Movimento 5 stelle. “Ancora a chiedermi se me ne vado? Non sono io a dover lasciare il M5s se il M5s abbandona la lotta No Tav” sbotta la consigliera Daniela Albano, già da un paio di settimane con un piede dentro e uno fuori dal gruppo grillino in Sala Rossa. Stessa situazione per Maura Paoli.

A dire la verità la contrarietà all’alta velocità tra Torino e Lione è uno dei pochi argomenti che davvero funge da collante in una maggioranza sempre più sfilacciata. Nel capoluogo piemontese i Cinquestelle sono No Tav, non c’è dubbio alcuno, come dimostrato anche dalla mozione votata da tutti i consiglieri nell’autunno scorso, quando Torino è diventato un Comune No Tav. A tirare le fila è la capogruppo Valentina Sganga, ma le proposte emerse finora non sono di quelle da far tremare Roma. Alla fine hanno optato per una foto sul balcone del palazzo comunale con in mano un cartello per ribadire la loro contrarietà all’opera e chiedere al ministro Danilo Toninelli di fermare i bandi. Un modo per “metterci la faccia sin dall’inizio”. 

Intanto su facebook si accavallano i post ultimativi. “Impossibile anche solo prendere in considerazione l’idea di stare in un Movimento che diventa SìTav (o anche SìMiniTAV) – afferma Damiano Carretto –. L’unica Tav buona è quella senza il tunnel di base. Nessun margine di trattativa su questo”. La Paoli, riesumando il lessico da centro sociale, taglia corto: “L’unico Tav buono è quello morto”. Persino un consigliere dell’ala meno oltranzista come Aldo Curatella attacca a testa bassa e che sia Tav o Mini-Tav afferma: “Meglio non farvi più vedere a Torino e in Piemonte. Preparate il solito discorso della non perdita il 26 maggio e dite pure addio al gruppo comunale!”.

Leggi anche: Chiamparino ingaggia Foietta

A proposito di 26 maggio. Dalla Sala Rossa a Palazzo Lascaris, quartier generale del Consiglio regionale, lo sconforto tra i grillini è contagioso. I bandi Tav potrebbero essere il colpo di grazia non solo per una battaglia che ha caratterizzato in queste terre i Cinquestelle ma anche per la candidatura alle prossime elezioni regionali del pallido Giorgio Bertola, già partita in salita. Se in Sardegna il Movimento 5 stelle si è ridotto a un quarto dei voti conquistati alle politiche, passando dal 42 a meno del 10 per cento, in Piemonte lo stesso trend potrebbe portare a percentuali a una cifra. Il sei, il sette, forse l’otto per cento. Una disfatta. E questo senza tenere d’occhio fattori tipicamente regionali come la Tav, appunto, ma anche l’incerta (per usare un eufemismo) gestione di Torino da parte dell’Appendino e della sua amministrazione. La più No Tav di tutti è Francesca Frediani, che è pure stata candidata alle regionarie contro Bertola. “La definizione Mini-Tav non significa nulla, inutile ricamarci sopra. A breve il governo prenderà una decisione, finalmente. Ora è il momento delle scelte coraggiose”. E drastiche. “Per quanto mi riguarda, come detto più volte - ribadisce – l’unica opzione possibile prevede: stop immediato alla militarizzazione del territorio, stop ai bandi e stop al Tav. Potenziamento linea storica senza tunnel di base”. Per la consigliera “è l’unica scelta possibile dopo l’esito della costi-benefici e dopo il supplemento di analisi. Il riconoscimento della negatività dell’opera è un grande risultato per il Movimento No Tav e per il M5s e conferma che siamo sempre stati dalla parte della ragione. Ora - sollecita - è il momento delle scelte coraggiose”.

Leggi anche: "No alla Tav altrimendi addio al M5s"

La sensazione diffusa, qualora il governo dovesse garantire il semaforo verde a Telt, l’11 marzo prossimo, e quindi sbloccare i bandi, è quella di un tradimento da parte di Luigi Di Maio e di tutto lo stato maggiore del Movimento 5 stelle a partire dalla Casaleggio.

print_icon