BANANA REPUBBLIC

Carnevale Tav, il Governo prosegue la manfrina

Fumata nera dopo l'ennesimo vertice a Palazzo Chigi. Conte: "Ci riuniremo a oltranza, decisione entro venerdì". Fate pure con comodo, ma la deadline è l'11 marzo, giorno in cui Telt farà partite i bandi

È martedì grasso e il grande carnevale sulla Tav pare avviato alle sue battute finali. “Siamo in dirittura d’arrivo, nel percorso finale, quello politico. Oggi c’è stata la prima riunione politica, abbiamo iniziato l’analisi costi benefici. Domani sera alle 20,30, riunione con i tecnici a oltranza. Credo una scelta entro venerdì”. Questa la road map che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte delinea al termine del vertice di maggioranza sulla Torino-Lione. Con il premier, i due azionisti di Governo, Luigi Di Maio e Matteo Salvini e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli. Un incontro ancora non risolutivo, quindi, su cui continua a pesare le differenti posizioni dei due alleati: “Rispetto le posizioni della Lega e del M5s ma sarò garante che queste posizioni pregiudiziali non pesino sul tavolo. Abbiamo garantito agli italiani che avremmo seguito un percorso trasparente”, assicura Conte. “Siccome prenderemo la scelta migliore per i cittadini, ovviamente il governo non rischia. Mi batterò perché non sia trascurato alcun aspetto per una decisione corretta. Questo vuol dire che non abbiamo ancora preso una decisione, in questo momento la decisione può esser l’una o l’altra. Quello che posso garantire è che prenderemo la decisione migliore per tutelare gli interessi degli italiani”. Quanto ai bandi Telt, “non può essere oggi o domani presa una decisione, si deciderà alla fine di questo percorso. A seconda della decisione finale, partiranno o meno i bandi”.

La morsa insomma si stringe e si fa insistente il pressing sul Governo perché prenda una decisione in vista del cda di Telt che dovrebbe dare il via libera ai bandi di gara. Come ha ribadito ancora oggi all’uscita dall’incontro, Il presidente del Consiglio intende mantenere il suo ruolo di mediatore, cercando una difficile sintesi tra i due galli del suo pollaio, che interpretano le due anime dell’esecutivo che, al momento, restano nettamente divise sull’opera. L’11 marzo Telt, la società franco-italiana che si occupa dei lavori, dovrà sbloccare i bandi di gara da 2,3 miliardi di euro, pena la perdita di 300 degli 813 milioni di finanziamenti europei. La strada del compromesso gialloverde potrebbe passare attraverso l’ok all’avvio delle gare.

L’exit strategy potrebbe essere sostanzialmente quella di rinviare la decisione politica, ovvero prendere tempo - circa 6 mesi come previsto dalla legislazione francese - per studiare il dossier con Parigi e Bruxelles e prevedere la possibilità anche di bloccare l’opera. Almeno per la propaganda. “Se i bandi dovessero partire partirebbero con 6 mesi di manifestazione di interesse. Una scelta che ti dà ancora margini di poter discutere”, ha spiegato ieri Luca Carabetta, deputato torinese del M5s. Un’ipotesi che concederebbe a Lega e 5 Stelle di scavallare le europee di maggio “senza drammi” sui rispettivi elettorati.

Di contro, la soluzione che una parte del M5s pare stia valutando per aiutare il premier Conte a trovare una soluzione, è pensata per uscire dalle secche, archiviare la disputa, salvando il governo le cui sorti né Salvini né Di Maio legano al destino della Tav: un voto del Parlamento per bloccare la Torino-Lione, cancellando l’intesa con Parigi. L’esito sarebbe scontato, una maggioranza trasversale la boccerebbe tenendo in vita gli attuali accordi internazionali. Insomma, perdere, e salvare Tav e faccia.

Not in my name, continua a sostenere Di Maio convinto di “dire no fino alla fine”, così come consigliato anche ieri da Davide Casaleggio e nei giorni scorsi da Beppe Grillo. Posizione ferma, quella del vicepremier grillino, che però mette in conto l’opposta valutazione del collega leghista il quale è pressato dai governatori dalle regioni del Nord e da un elettorato che è sceso più volte in piazza per difendere la Tav. Alla fine la Torino-Lione verrà quindi salvata da un voto trasversale visto che, schierati per l’opera - oltre alla Lega - ci sono tutte le opposizioni, dal Pd a FdI passando per FI.

print_icon