RETROSCENA

Iren, Appendino stacca la spina a Peveraro

La prima cittadina cede alle pressioni dei grillini e dopo l'iniziale disponibilità a rinnovare l'attuale presidente fa retromarcia. Il benservito "all'assessore dei derivati" confermato anche dalle parole del vicesindaco Montanari. In pole Boero, un tempo vicino al Pd

Secondo il vicesindaco di Torino, Paolo Peveraro è stato “l’assessore dei derivati”. Parole che Guido Montanari ha pronunciato questa mattina durante la discussione del bilancio di previsione in Prima Commissione e che suonano come rintocchi di campane a morto sulla riconferma del professionista torinese alla presidenza di Iren. Una sentenza che finisce per avvalorare le voci di un cambio repentino della posizione del Comune sull’imminente rinnovo dei vertici della multiutility pubblica. Se, infatti, in un primo tempo l’orientamento di Chiara Appendino sembrava quello di confermare Peveraro alla poltrona di numero uno, così come Genova intende assicurare un altro mandato all’amministratore delegato Massimiliano Bianco, nelle ultime due settimane la situazione è profondamente mutata.

A stoppare l’operazione pare sia stato il gruppo pentastellato in Sala Rossa, che ha posto un vero e proprio veto sul nome di Peveraro, rispolverando tutto l’armamentario retorico sfoggiato dalla campagna elettorale del 2016 a oggi. I grillini (in particolare la componente più radicale della maggioranza) hanno ricordato alla sindaca il passato politico di Peveraro, prima come assessore al Bilancio di Sergio Chiamparino in Comune e poi nella squadra di Mercedes Bresso in Regione, al punto da additarlo a principale responsabile dell’eredità lasciata da quel “Sistema Torino” contro cui hanno condotto la loro battaglia. Troppo compromesso con il Pd e soprattutto troppo esposto su un tema delicato, come i conti pubblici. La stessa Appendino, a poche ore dalla sua elezione a Palazzo Civico, aveva chiesto ufficialmente le dimissioni sue e di Francesco Profumo, due nomine fatte da Piero Fassino al crepuscolo del suo mandato.

Eppure nonostante il burrascoso esordio, il rapporto tra Peveraro e la sindaca è via via migliorato, diventando persino cordiale, rafforzato anche dalla leale collaborazione assicurata dal presidente della società alle varie iniziative cui Appendino ha chiesto sostegno economico, dalla cultura allo sport. Torino ha beneficiato nell’ultimo triennio di 3 milioni all’anno, ai quali vanno aggiunti i dividendi: 14,9 milioni nel 2016, 15,1 nell’anno successivo e infine 16,6 milioni  nel 2018, a cui vanno aggiunti gli assegni staccati per le quote residue di Amiat, l'azienda dei rifiuti (2,6 milioni nel 2016, 2,2 nel 2017 e 1,95 nel 2018) e Trm, che gestisce il termovalorizzatore del Gerbido (3,3 milioni nel 2016, 2,9 nel 2017 e 2,7 nel 2018). Il titolo di Iren, in tempi finanziariamente turbolenti, ha fatto registrare ottime performance. Risultati che, evidentemente, non sono più sufficienti a confermare la fiducia verso il “suo” presidente. Dopo l’originaria cautela dovuta ai mutati rapporti di forza nella compagine azionaria, con l'indebolimento di Torino, a seguito della cessione del 2,5% delle azioni, poi rastrellato sul mercato dal sindaco genovese Marco Bucci, Appendino ha ceduto di fronte alle pressioni politiche del M5s, locale e, forse, pure delle alte sfere nazionali. Da qui il dietrofont: dare il benservito a Peveraro e designare un nuovo presidente.

La riapertura del bando per una ulteriore settimana aveva alimentato i sospetti che il successore non fosse presente nel primo elenco di candidati alla nonima, al punto che l’arrivo di personaggi vicini o non ostili al mondo grillino, quale ad esempio Raphel Rossi (l’ex consigliere Amiat che denunciò un tentativo di corruzione), sembrava avvalorare l’ipotesi di una nomina organica alla maggioranza di Palazzo civico. In verità, a quanto si racconta, il nome non è giunto negli ultimi giorni. E non è quello di Lorenzo Bagnacani, il manager assoldato dalla Appendino per il vertice di Amiat e poi inviato alla collega di Roma Virginia Raggi (e da questa licenziato bruscamente da Ama per non aver conseguito gli obiettivi fissati). E neppure quello di Paolo Pagella che sempre la Appendino ha tentato di piazzare in Smat salvo poi accorgersi che era “inadeguato”, e poi riciclato in Amiat.

Secondo rumors di Palazzo Civico la prima cittadina intenderebbe puntare su Renato Boero, torinese di nascita ma ormai milanese di adozione, 57 anni, laureato al Politecnico di Torino, già nominato a capo di Trm e attuale presidente di Iren Energia. Un manager che vanta un passato in A2a e che, pur essendo stato indicato da una giunta a Cinque Stelle si è sempre dichiarato a favore dei termovalorizzatori al punto da affermare che l’inceneritore del Gerbido “inquina come un biscottificio”, parole che fecero sobbalzare dalla sedia molti consiglieri e militanti grillini e fomentare le voci, che continuano a circolare in città, di una sua vicinanza al Partito democratico, almeno in passato. Al momento non c’è ancora un accordo tra i contraenti del patto parasociale (i Comuni di Torino, Genova e Reggio Emilia, in rappresentanza degli emiliani). L’assemblea dei soci è prevista il 22 maggio, entro il 27 aprile dovranno essere consegnate le liste. 

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