VERSO IL VOTO

Centrodestra, fumata grigia

Al conclave tra Cirio e segretari regionali via libera "condizionato" alle liste civiche, purché non rubino voti ai partiti e si raccolgano le firme necessarie. Discussione rinviata sul listino: la Lega vuole fare la parte del leone e gli alleati non sanno come arginarla

Tempesta sul listino allontanata, ma solo rinviata di qualche giorno, per non rovinare quel “clima cordiale di condivisione ed entusiasmo” che nella nota ufficiale descrive l’incontro di questo pomeriggio fra i tre segretari regionali del centrodestra – Ricardo Molinari, Paolo Zangrillo e Fabrizio Comba –  e il candidato governatore Alberto Cirio. Sono bastate le prime avvisaglie arrivate da una Lega irremovibile nell’intenzione di lasciare a Fratelli d’Italia e a Forza Italia non più di un posto nella lista del presidente, per far dire agli altri che forse era meglio soprassedere sul punto e rinviare la spinosa trattativa di qualche giorno: se ne riparlerà lunedì, o al più tardi martedì della prossima settimana. Questione, dunque, tutt’altro che risolta quella dei posti blindati su cui il partito di Matteo Salvini tiene il punto, anche a rischio di offrire un’immagine di un candidato presidente (al quale spetterebbe la composizione del listino) sempre più sotto tutela o, comunque circondato dall’azionista di maggioranza della coalizione.

Coalizione che oggi, plasticamente raffigurata nella sua composizione classica dai tre vertici piemontesi riuniti nell’ufficio di Molinari alla Camera, qualche cosa comunque ha deciso. Oltre alla scontata presa d’atto del via libera deciso a livello nazionale alla lista dell’Udc, da Roma arriva un sostanziale disco verde, sia pure con una serie di paletti, alle due formazioni civiche fino ad oggi ancora in bilico: quella del consigliere regionale sovranista Gian Luca Vignale e quella di Mino Giachino, apertamente connotata come lista Sì Tav e frutto del lavoro cui l’ex sottosegretario ai Trasporti dei governi Berlusconi si è impegnato insieme alle madamine nelle tre manifestazioni di piazza.

“Si è valutata positivamente l'opportunità di coinvolgere altre forze civiche all'interno della compagine, a condizioni che siano autosufficienti negli adempimenti relativi alla propria presentazione e garantiscano un reale allargamento del tradizionale perimetro dei partiti alla società civile piemontese". Questa la dichiarazione congiunta affidata alla nota, al termine del vertice romano. Come tradurla? Con un sostanziale via libera, anche in questo caso, alle due liste a patto che non si tramuti in una cannibalizzazione di voti delle tre forze politiche dell’alleanza, come facilmente accadrebbe nel caso queste formazioni schierassero candidati pescati nei partiti. Non è un mistero che il palese ostracismo della dirigenza piemontese di Forza Italia nei confronti di Giachino derivi proprio da quel giustificato timore. Lo stesso vale per FdI nei confronti di Vignale, il quale potrebbe peraltro rosicchiare qualcosa anche dalle parti della Lega, magari in quell’elettorato non militante e più spostato a destra.

Paletti, insomma, che diventano ancor più rigidi nella traduzione di quell’autosufficienza “negli adempimenti relativi alla propria presentazione”, circonlocuzione per dire a Vignale e Giachino: le firme necessarie raccoglietevele voi e non pensate che vi aiuteremo. Problema non certo di poco conto questo. Tant’è che c’è chi non esclude una possibile fusione delle due liste in una sorta di Monviso (la formazione civica di Sergio Chiamparino) in versione destrorsa. In questo caso sarebbe assai probabile una candidatura del cuneese Claudio Sacchetto, l’ex assessore regionale all’Agricoltura della giunta di Roberto Cota, uscito dalla Lega, corteggiato da una parte di Forza Italia (soprattutto, dall’ex ministro oggi deputato Enrico Costa) ma stoppato dal voto contrario degli azzurri della Provincia Granda capitanati dal consigliere uscente Francesco Graglia. Una lista civica unica, se l’ipotesi di fusione si realizzerà, potrebbe portare l’elezione di un consigliere a Torino e uno a Cuneo. E anche questo è tra i ragionamenti di queste ore, dopo l’incontro che di fatto non ha sciolto, anzi neppure affrontato, le questioni più spinose: i posti nel listino e quelli nella futura giunta. Se per quest’ultima in teoria c’è più tempo, per le dieci poltrone blindate a Palazzo Lascaris i tempi sono più ristretti. Come, ad oggi, gli spazi di manovra di Forza Italia e FdI (ma anche dello stesso candidato presidente) di fronte all’annunciata ingordigia leghista.

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