FEDERALISMO

Un assessorato per l'Autonomia

Lo promette la Lega in caso di vittoria del centrodestra. "Un nostro esponente in giunta con una delega specifica", annuncia Molinari. Ma lo scontro con il M5s ha fatto impantanare le istanze di Veneto e Lombardia. "È nel contratto di governo e andremo avanti"

"L'autonomia è nel contratto di governo e per noi è uno dei pilastri principali”. Prima ancora che l’avvertimento lanciato ieri dal capogruppo della Lega Riccardo Molinari ai Cinquestelle - che con il presidente della commissione Cultura della Camera Luigi Gallo hanno chiesto lo stop a maggiori poteri alle Regioni - si traduca nello spianare la strada all’attesa riforma, il Piemonte potrebbe avere un assessorato ad hoc.

“Proporremo sicuramente una delega specifica all’Autonomia”, dice allo Spiffero Molinari, ben sapendo che quella proposta fatta dall’azionista di maggioranza della coalizione non potrà incontrare alcuna obiezione da parte degli alleati. Dunque, se il centrodestra uscirà vincente dalle elezioni del 26 maggio il Carroccio affiderà a un suo uomo nella giunta di Alberto Cirio la competenza su “un materia irrinunciabile e alla base del ruolo della Regione”.

Partita complicata, tra gli alleati di governo, quella sul cavallo di battaglia di sempre della Lega, ma anche tema che ha visto precorrere i tempi rispetto allo stesso Piemonte da parte di un’altra regione amministrata dal centrosinistra quale l’Emilia-Romagna, il cui dossier attualmente è sul tavolo del ministro del Carroccio Erika Stefani, insieme a quelli di Veneto e Lombardia.

A differenza di Luca Zaia e Attilio Fontana, il presidente emiliano-romagnolo Stefano Bonaccini non era ricorso al referendum, ma neppure aveva atteso più di una sollecitazione come invece ha dato l’impressione di aver fatto Sergio Chiamparino, partendo anch’egli verso una maggiore autonomia, ma con un certo ritardo. Un assist per il capogruppo, nonché segretario regionale della Lega: “Il Piemonte non può e non deve rimanere indietro su una questione così importante”.

Certo gli ostacoli con l’alleato grillino non mancano e i segnali che arrivano da quella parte sembrano nient’affatto concilianti: dopo la richiesta di Gallo, poggiata sull’inchiesta che ha coinvolto anche il governatore lombardo, ieri sera a rincarare la dose ci ha pensato lo stesso capo politico e vicepremier dei Cinquestelle. Parlando a Campobasso Luigi Di Maio ha detto: “'Possiamo non essere d'accordo sull'autonomia scritta così. Abbiate pazienza: posso essere d'accordo che Lombardia e Veneto debbano avere l'autonomia perché hanno votato con referendum, ma non per creare sanità serie A e sanità di serie B o scuole di serie A e scuole di serie B''.

Poco prima fonti del Carroccio avevano fatto sapere che sull’autonomia differenziata è necessario il “rispetto del contratto di governo", aggiungendo che il partito di Matteo Salvini chiederà di inserire il tema nel prossimo Consiglio dei ministri. Segnali chiari ai Cinquestelle che, tuttavia, come conferma la replica a distanza di Di Maio, continuano a tenere il punto e, di fatto, ad impedire la prosecuzione di un iter le cui difficoltà sollevate da più di un ministro pentastellato erano state ripetutamente lamentate dalla stessa Stefani.

In questo scenario governativo complicato la Lega accentua la sua pressione. E anche in vista del voto amministrativo in Piemonte l’annuncio del riconoscimento tutt’altro che semplicemente formale del tema autonomia, con l’attribuzione di una specifica delega in giunta, assume un significato importante. Non certo da oggi.

Quando ancora non era stato eletto in Parlamento, Molinari già alla guida del partito regionale aveva costituito un comitato promotore del referendum per seguire l’esempio lombardo-veneto “per far sentire la voce di tutti su una questione tanto importante quanto ignorata da chi, invece, dovrebbe avere a cuore il benessere e le richieste dei cittadini”. La stilettata era ovviamente al centrosinistra che, solo in seguito e anche dopo la sollecitazione, sotto forma di ordine del giorno, del forzista Luca Bona aveva avviato l’iter per chiedere l’autonomia differenziata su otto materie.

“Bisogna recuperare il tempo perduto da altri e gestire nella maniera migliore quella che è una riforma epocale. Meno sprechi e meno burocrazia, gestire meglio i soldi dei cittadini: questa possibilità è scrittà nella Costituzione e il Governo ha l'obbligo di rispondere. Chi non vuole questa riforma prevista anche nel contratto di governo non vuole il bene del Paese". Mentre lancia questo avvertimento ai Cinquestelle il presidente dei deputati leghisti, nella sua veste di segretario ragiona su chi investire di quella competenza vessillo del Carroccio nella futuribile giunta Cirio. “Non ci ho ancora pensato”, dice sapendo di non essere creduto. Rumors insistenti, infatti, indicano in Riccardo Lanzo, avvocato novarese (socio dello studio legale di Massimo Giordano) che a lungo si è occupato di federalismo e autonomie locali, il probabile assessore.

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