VERSO IL VOTO

Salvini marca stretto il Piemonte

Da Alessandria a Bra, da Tortona a Settimo: ovunque piazze piene per il Capitano che chiuderà la campagna elettorale venerdì 24 con l'ennesimo tour in regione. Qualche contestazione e il buco nero di Torino. Berlusconi atteso l'ultima settimana

“Io il calo della Lega proprio non lo vedo”, dice Matteo Salvini liquidando alcuni sondaggi che indicano una flessione. In questo fine settimana ha visto, invece, piazze piene. Tutte in Piemonte, eccetto una breve puntata in Liguria, dove l’unico flop lo aveva dovuto incassare proprio sotto la Mole. “Basta Torino” diceva ieri, tra una tappa e l’altra, un dirigente del Carroccio, confermando che non ci sarà un bis nel capoluogo, buco nero nella galassia leghista piemontese evidenziato da quella piazza Carlo Alberto mezza vuota la sera del 27 aprile scorso. Era stata un’apertura di una campagna elettorale che, come annunciato, avrebbe visto il Capitano piantare le tende in Piemonte.

Ulteriore conferma di questa marcatura stretta degli avversari, ma anche degli alleati, da parte di Salvini arriva proprio dall’agenda: venerdì 24, ultimo giorno di campagna elettorale, il vicepremier tornerà e sarà un succedersi di comizi e incontri: Verbania dove il centrodestra con Giandomenico Albertella cerca di scalzare l’attuale prima cittadina del Pd Silvia Marchionini, poi Novara da tre anni guidata dal leghista Alessandro Canelli, quindi Vercelli da espugnare al centrosinistra con il candidato Andrea Corsaro, l’azzurro che prova a tornare sulla poltrona di sindaco che aveva occupato per due mandati dal 2004. A chiudere, poche ore prima del termine ufficiale della campagna, Novi Ligure città di tradizione operaia con l’Italsider e il suo indotto, da sempre amministrata da giunte di sinistra e centrosinistra dove il sindaco uscente Rocchino Muliere, Pd di discendenza Pci e a lungo consigliere regionale, è insidiato dall’avversario di centrodestra Gian Paolo Cabella, già direttore amministrativo delle Asl di Novara, Chivasso e Alessandria e nella segreteria di Riccardo Molinari quando l’attuale capogruppo alla Camera era assessore regionale. Un obiettivo importante, anche simbolicamente, per la Lega quello della città dove si è consumata la crisi della Pernigotti e dove l’eventuale sconfitta significherebbe per il Pd un terremoto con molte macerie disseminate anche oltre i confini comunali.

Voto regionale, ma anche voto in Comuni importanti dove l’eventuale ballottaggio potrebbe essere influenzato non poco proprio dall’esito del duello tra Sergio Chiamparino e Alberto Cirio per la presidenza della Regione. Proprio in uno dei centri dove si dovrà rinnovare l’amministrazione civica, Settimo Torinese, Salvini sul palco con il candidato sindaco Domenico Mencobello, è stato contestato da una cinquantina di persone. Molti di meno quelli che gli avevano urlato “Leghisti carogne, tornate nelle fogne” il pomeriggio precedente nella strapiena piazza di Alessandria: solo due ragazze, poi identificate dalla Digos, una delle quali figlia dell’ex sindaco Rita Rossa (Pd). "Abbiamo già vinto a Fossano e in Italia, perché alla sinistra sono rimaste solo le urla e gli insulti” ha detto nella città del Cuneese dove “i 50 figli di papà dei centri sociali cercano i fascisti nelle piazze ma i fascisti sono loro”. Cori di Bella Ciao anche lì dove Salvini rilancia, insieme a quella per la conquista della Regione, la sfida per l’Europa: “Le elezioni europee sono un referendum tra la vita e la morte, tra il passato e il futuro, tra un'Europa libera ed uno stato islamico fondato sulla paura".

Applausi, solito bagno di folla, soliti fischi e proteste. Uno schema che si ripeterà anche in serata a Tortona. Lì – piazza strapiena, selfie e raffica e note di Vincerò – dove il centrodestra punta ad eleggere sindaco il segretario cittadino del Carroccio Federico Chiodi, il leader della Lega non ha rinunciato a una stoccata ai Cinquestelle: “Agli attacchi dell'opposizione sono abituato, ma quello che ogni tanto mi incuriosisce non solo i loro attacchi, ma gli insulti di qualcuno che dovrebbe essere un mio alleato e che sta governando con me". Ma è quel “mandare a casa Chiamparino” il refrain che riporta sul terreno delle regionali il tour salviniano nelle province del Piemonte dove la Lega sa di avere un serbatoio di voti assai più ampio rispetto a quello, tradizionalmente da sempre scarso, di Torino.

Sotto la Mole il Capitano non tornerà, lo farà ancora a ridosso del voto nel resto del Piemonte, segnando anche in questo un vantaggio sull’alleato azzurro. Mentre Cirio batte la regione in lungo e in largo senza risparmio, il suo partito appare meno energizzato rispetto alla Lega, ma anche allo stesso candidato governatore. A favore non gioca, naturalmente, la convalescenza forzata di Silvio Berlusconi e il rinvio di un po’ di giorni delle sue, misurate nella quantità, uscite pubbliche. Resta per ora in agenda la visita, insieme a Cirio, al cantiere della Tav di Chiomonte. Sarà nell’ultima settimana. Ma Salvini fissando a poche ore dalla chiusura della campagna elettorale il suo ulteriore bivacco piemontese anticipa la mossa del cavallo. 

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