VERSO IL VOTO

Remuntada, Chiamparino ci crede

Dopo un avvio di campagna sottotono nel centrosinistra cresce l'ottimismo e il governatore uscente vede possibile il "miracolo di Gianduia". Chiamata generale alla mobilitazione: convincere indecisi e delusi dai 5 Stelle. Incontri, manifesti e social

Di qui non si passa. Il motto degli Alpini dev’essere risuonato anche con un significato diverso da quello della gloriosa memoria delle Penne Nere nelle orecchie di Sergio Chiamparino, cappello in testa e cadenza trentatrè, a Milano per l’Adunata Nazionale. Di qui, da Torino e provincia, il centrodestra non passerà: di questo sembra essere sempre più convinto il ricandidato presidente guardando a quel che resta del Villaggio di Asterix della sinistra nello scenario del Piemonte che va al voto per darsi il governo dei prossimi cinque anni.

Che il capoluogo e la sua provincia sia storicamente ostico per il centrodestra non è cosa nuova, né in grado di stupire nel caso la storia si ripeta. Proprio su una maturata consapevolezza, mescolata a una buona dose di auspicio, della capacità del centrosinistra di fermare l’avanzata del centrodestra a trazione leghista il Chiampa poggerebbe una riacquistata fiducia. Insomma, oggi più di ieri, pensa di potercela fare. Perché, non ci credeva? Chiederebbe giustamente chi guarda a questa rinnovata speranza. La risposta vera, quella non mediata e filtrata dall’esprit doveroso per chi corre alle elezioni, sarebbe diversa se data un po’ di giorni fa quando tutto era sintetizzato nel miracolo di Gianduia, per usare un’espressione dello stesso attuale governatore di fronte a una partita data per persa da molti. Oggi Chiamparino ci crede (di più) in quella sorta di miracolo che dovrebbe uscire dalle urne facendolo rientrare il 27 maggio nell’ufficio di piazza Castello dove i sondaggi, prima dello stop imposto per legge dall’altro giorno, davano in arrivo l’azzurro Alberto Cirio.

Se siano state altre rilevazioni delle intenzioni di voto, i colloqui con qualche sondaggista o un termometro tutto personale a far cambiare passo al Chiampa è difficile dirlo, ma sicuramente quella visione di una Torino in grado di resistere all’avanzata di Matteo Salvini (che sotto la Mole ha fatto un mezzo flop) è un tonico energizzante per il governatore uscente che, proprio in questi giorni, ha finalmente fatto uscire anche i suoi manifesti che tappezzano città e regione. E sotto la Mole un aiuto potrebbe pure arrivare da Chiara Appendino: per carità, nessuna esplicita desistenza e men che meno endorsement. Eppure in nome di quel Chiappendino che sembra resuscitato in questi giorni di comune e condivisa gestione del Salone del Libro la sindaca potrebbe rivelarsi nient'affatto ostile alla riconferma del dirimpettaio. 

I suoi dicono che, oltre su Torino, lui punti parecchio anche su Cuneo. Parrebbe una bestemmia politica visto che il suo avversario arriva proprio dalla Granda. Ma forse non ha del tutto torto chi osserva che Alba (feudo di Cirio) è cosa diversa da piazza Galimberti e Mondovì (regno dell’ex ministro Enrico Costa, fedelissimo alleato di Cirio) non significa tutta quella provincia che pesa, eccome pesa, sul risultato regionale complessivo. Lì c’è la roccaforte di quella lista del Monviso, quella dei chiampariniani doc come l’assessore uscente Alberto Valmaggia e poi c’è il sindaco Federico Borgna, uno dei primi cittadini nella classifica nazionale e politico in grado di orientare anche voti in attesa di indicazione. Uno zoccolo duro chiampariniano, quello della Granda, non certo legato a filo doppio al Pd. E questo non sempre è un guaio, anzi.

“Non potevo mancare all’Adunata Nazionale” ha scritto sotto la foto postata su facebook, il Chiampa. “Oggi pausa dalla campagna elettorale”, ha spiegato, quasi a scusarsi. Ma quale pausa? A Milano, sfilando con le Penne Nere piemontesi, a fianco del generale di Corpo d’Armata Armando Novelli (già comandante delle truppe Alpine) e un Alpino, di complemento diciamo (visto che non ha neppure fatto il servizio militare, rimediando con l’iscrizione all’Ana), come il deputato dem Davide Gariglio, il Chiampa ha ricevuto applausi da non far invidiare quelli a  Nicola Zingaretti in quelle ore in Piemonte.

Una popolarità, quella del presidente del Piemonte, che la marcia per le vie del centro meneghino ha confermato, facendo dubitare sull’effettiva pausa dalla campagna elettorale per indossare il cappello e osservare una consuetudine mai tradita. Neppure per restare nella sua regione il giorno in cui arrivava il segretario del Pd. Pare che non si sia posto neppure per un istante l’interrogativo: a fianco di Zingaretti o con i commilitoni? Anche in questa scelta va visto il cambio di passo dell’artigliere da montagna Chiamparino, a debita distanza dalle truppe piddine un po’sparpagliate e confuse. Ragiona con i suoi assessori, incominciando da quella al Lavoro Gianna Pentenero blindata nel listino, di una possibile misura di integrazione al reddito per chi ha perso il lavoro ed è in difficoltà, esorta a marciare senza tregua i candidati che significano preferenze e dunque voti, guarda a quei numeri ormai non più pubblicabili che potrebbero cambiare da qui al 26 con uno sguardo diverso e meno pessimista di prima, il Chiampa.

Guarda, soprattutto, a Torino che è la metà del bacino elettorale. E forse, gli risuona, quel motto riferito al nemico che in politica si chiama avversario: di qui non si passa.   

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