Cirio-Chiamparino, è testa a testa
Stefano Rizzi 07:00 Domenica 19 Maggio 2019Il recupero del governatore uscente e le liti tra Lega e M5s hanno riaperto la partita regionale. Per Paolo Natale la forbice si è ridotta e il vincitore avrà un vantaggio di pochi punti. L'elettorato grillino è per sua natura mobile quindi potrebbe optare per il voto disgiunto
È bastata, si fa per dire, l’ulteriore sterzata a destra di Matteo Salvini, insieme al salire della tensione tra Lega e Cinquestelle, per ridurre la forbice tra Sergio Chiamparino e Alberto Cirio. “Quello che fino a due settimane fa sembrava impossibile, adesso appare decisamente più realistico: chiunque vinca in Piemonte, difficilmente lo farà con una differenza superiore a 3, 4 punti percentuali sullo sconfitto”.
Paolo Natale, docente di Metodologia delle scienze sociali all’Università di Milano e consulente dell’istituto di ricerca Ipsos, autore di numerosi saggi tra cui alcuni dedicati al M5s così come al Pd, a una settimana dal voto e con l’embargo sui sondaggi propende con decisione a descrivere il duello che si consumerà domenica prossima tra il governatore uscente e l’europarlamentare di Forza Italia a capo della coalizione di centrodestra come un testa a testa, se non proprio all’ultimo voto, certamente non con quel notevole distacco a favore dello sfidante che aveva connotato l’avvio della campagna elettorale.
Professor Natale, allora è più colpa di Salvini che merito di Chiamparino? E quanto può influire sul voto regionale la situazione nazionale con Lega e Cinquestelle ormai da giorni ai ferri corti e con scambio reciproco di accuse durissime tra Luigi Di Maio e il segretario del Carroccio?
“Che Salvini si sia spostato progressivamente e rapidamente a destra è un dato evidente. Questo se da un lato può portargli consensi, dall’altro può in un certo modo preoccupare un elettorato di centrodestra, ma moderato e che non sempre apprezza certi toni e certe posizioni radicali. Ma il tema forte è proprio il rapporto con i Cinquestelle: credo che oltre alle tensioni tra Di Maio e lo stesso Salvini, nel movimento si guardi con forti timori alla concreta possibilità di una conquista da parte della Lega anche dell’ultima regione del Nord che ancora non governa”.
Tanto da arrivare come si ipotizza, pur se negato dai grillini, a votare per Chiamparino in funzione anti-Salvini?
“La ritengo un’ipotesi possibile e forse probabile. I Cinquestelle sanno di non poter vincere e piuttosto che cedere ulteriore potere alla Lega, che se ne avvantaggerebbe sul piano politico e di governo, potrebbero prendere in seria considerazione l’idea di conservare il Piemonte nelle mani dell’attuale presidente”.
In questo, Chiamparino sarebbe avvantaggiato dalla sua, diciamo, non piena omologazione con il Pd così come da un Pd in gran parte derenzizzato?
“Sicuramente. Chiamparino è una figura che viene percepita come autonoma dai palazzi del potere romano, per molti versi anche rispetto al suo partito. Quanto al Pd, con Matteo Renzi non più alla guida del partito e con un segretario come Nicola Zingaretti che pur non brillando rassicura una parte della sinistra, quella componente dei Cinquestelle meno lontana avrebbe meno difficoltà a votare l’attuale governatore”.
Questo richiede il ricorso al voto disgiunto, in una consultazione dove c’è pure la scheda per le europee. Non vede una difficoltà?
“Non più di tanto. L’elettorato del M5s ha dimostrato in più occasioni di essere abbastanza mobile”.
La forbice tra i due candidati si è ridotta, ma il vantaggio del centrodestra è confermato pur con percentuali diverse da tutti i sondaggi resi noti fin quando lo è stato consentito. Secondo lei, accomunare Cirio a Salvini è una mossa che può portare voti al centrosinistra per cercare di raggiungere l’avversario?
“È una mossa che contiene dei rischi. Se da un lato può evocare nell’elettore moderato lo spettro di una deriva decisamente a destra, dall’altra potrebbe rafforzare Cirio in quegli elettori leghisti che non hanno gradito poi così tanto un candidato presidente di Forza Italia. Insomma, è materia da maneggiare con cura”.
Coalizione forte, candidato debole: questa la descrizione che tocca al centrodestra, peraltro difficile da obiettare. Cirio paga anche la debolezza del suo partito?
“Difficile negarlo. Probabilmente un candidato della Lega, come peraltro si era ipotizzato per qualche tempo, probabilmente avrebbe reso la partita per Chiamparino ancora più dura. Tuttavia una scelta del genere avrebbe potuto avere dei contraccolpi nello stesso elettorato del partito di Berlusconi, pur nella situazione non facile in cui si trova”.
Quanto conteranno questi ultimi giorni di campagna elettorale per restringere o allargare la forbice?
“Premesso che non sono tra coloro che indicano grandi numeri di elettori indecisi fino all’ingresso in cabina elettorale, è indubbio che un peso considerevole sul voto piemontese, non tanto su quello di centrosinistra, ma soprattutto su quello di una parte dei Cinquestelle e dell’area moderata, lo potrà avere il dibattito nazionale. Cosa farà e cosa dirà Salvini può spostare voti. Certamente è difficile pensare possa togliere a Chiamparino quelli che ha già. Non impossibile che accada il contrario”.