LA NUOVA REGIONE

Vice donna e incognita esterni, Cirio cerca la (s)quadra

La torinese Zambaia o la biellese Caucino a fianco del governatore per riequilibrare i generi ed evitare ricorsi. L'ombra di Giorgetti dietro l'ipotesi Simonetti al bilancio. Tramonta l'autocandidatura di Turetta. Stecco meno blindato alla Sanità

Correva negli spot elettorali all’insegna dello slogan un’altra velocità per il Piemonte, Alberto Cirio. E adesso il neogovernatore spiega che non vuole certo rallentare il passo per arrivare, il più in fretta possibile, alla composizione definitiva della sua giunta. Roba di giorni, è quel che si fa filtrare dall’entourage. Da dove arriva anche la sostanziale pur ufficiosa conferma di una decisione sulla quale il successore di Sergio Chiamparino, ovviamente d’intesa con i partiti della maggioranza, è tanto convinto quanto fermo: il suo numero due sarà una donna.    

Questo perché aldilà delle necessarie alchimie con e tra gli alleati della coalizione di centrodestra, peraltro già spartitisi numericamente i posti con la Lega a far da padrona, e non essendoci alcuna norma regionale a fissare limiti o indicare quote, la rappresentanza di genere va tenuta in debito conto. Anche per evitare possibili futuri ricorsi o questioni come insegnano alcuni precedenti, tra cui quelli che avevano interessato la giunta lombarda di Roberto Formigoni. A Cirio questo è ben chiaro, così come il fatto che c’è una questione di stile e di immagine: apparire troppo maschilisti, sia pur solo (si fa per dire) nei numeri dopo che già l’esito del voto ha giocoforza dato questa impronta, non farebbe bene al nuovo governo del Piemonte.

Resta da capire chi sarà a rivestire quel ruolo, molto probabilmente non più associato alla delega al Bilancio come una sorta di prassi aveva voluto sia con Aldo Reschigna, sia prima ancora nella giunta di Roberto Cota con l’azzurro Gilberto Pichetto. La rosa pare ristretta a soli due nomi che forse già oggi o comunque entro la settimana potrebbero essere pronunciati nella riunione che il presidente intende avere in tempi brevissimi con i vertici della coalizione.

Uno è quello dell’ex assessore di Pianezza Sara Zambaia, l’altro quello di Chiara Caucino, biellese candidata non eletta ma che entrerà a Palazzo Lascaris subentrando a Michele Mosca il quale in Consiglio regionale arriverà grazie al listino lasciando quindi alla compagna di partito il posto nel proporzionale. Sia Zambaia sia Caucino, sono della Lega che in base agli accordi tra gli azionisti della coalizione tra i tanti posti opzionati ha anche quello ricoperto nella giunta uscente da Reschigna. E in più vengono considerate, entrambe, fedelissime di Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera e segretario piemontese, che proprio sul metro della vicinanza a sé sta misurando le potenziali figure da promuovere nel governo regionale.

Una poltrona strategica, importante. Tant’è che per essa è circolato anche il nome dell’ex parlamentare di Biella Roberto Simonetti. Tagliato fuori dalle candidature alle politiche lo scorso anno dal vertice regionale della Lega, recuperato con un ruolo di rilievo al gruppo del Carroccio alla Camera, per lui si sarebbe speso in qualche modo Giancarlo Giorgetti al quale si deve la chiamata all’incarico romano. L’intervento del potente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – che nei mesi scorsi aveva sondato Molinari per candidare il suo protetto alle Europee, ricevendone a quanto sembra un diniego – deve comunque essersi frenato. Se non fermato, forse per non creare problemi alla composizione della giunta o anche interni al Carroccio stesso, lasciando di fatto campo libero alla scelta femminile per quel ruolo di supporto (ma anche di stretta marcatura) a Cirio da parte della Lega.

Chi, delle due, siederà su quella poltrona? A favore di Zambaia, oltre all’esperienza di amministratore e una militanza nella Lega fin da ragazzina – “Ero una fans di Bossi già a otto anni”, ricorda spesso – giocherebbe il fatto di essere torinese e, quindi, bilanciare la provenienza dalla provincia del presidente, così come di gran parte di una giunta che si annuncia con il baricentro lontano dal capoluogo. Arriva dalla provincia la Caucino, avvocato, vanta dieci anni da militante nel Carroccio, è stata assessore a Villanova Biellese, incarichi in società e quello di responsabile del settore giustizia nel partito regionale. La sua attività professionale nel settore del welfare e della tutela dei minori potrebbe aprirle le porte a quella delega ai bambini che Cirio ha annunciato come uno dei punti più importanti della sua azione amministrativa.

“Dobbiamo continuare a correre” ha detto il governatore ai suoi mettendo in agenda, senza girare più di tre pagine, il primo incontro per sistemare le dodici caselle. Alcune di queste sembrano abbastanza certe, sia pure con margini di manovra. A quella, tra le più importanti, della Sanità dovrebbe andare come già anticipato ancor prima del voto il medico vercellese e già consigliere comunale della Lega Alessandro Stecco. Per lui, nel caso non del tutto escludibile che si opti per un esterno con un profilo ancor più tecnico (o meglio, meno politico) ci sarebbe la presidenza della commissione Sanità, ma la sua poltrona resta una di quelle date tra le più sicure. Così come quella all’Agricoltura dove il segretario regionale Riccardo Molinari ha deciso di far sedere il suo conterraneo alessandrino Daniele Poggio. Posti certi, anche se ancora da assegnare, per l’ex presidente della Provincia di Asti Marco Gabusi (FI), forse ai Trasporti, così come per l’azzurra Alessandra Biletta, favorita anche dalla penuria di donne da portare a sedere attorno al tavolo di piazza Castello (non certo dal piuttosto misero risultato delle urne, dove ha preso un pugno di voti). Ingresso pressoché garantito anche per il capogruppo della Lega al Comune di Novara Matteo Marnati che otterrebbe così il risarcimento per il mancato inserimento nel listino. E sempre sotto la cupola di San Gaudenzio salgono le quotazioni di Riccardo Lanzo che molti vedrebbero bene a occuparsi di Innovazione e Attività produttive, sulle orme del suo mentore politico Massimo Giordano, oppure in alternativa ad accomodarsi sulla poltrona più alta dell’emiciclo di via Alfieri, su cui hanno messo gli occhi due torinesi (Fabrizio Ricca, che in virtù del bottino di preferenze incassate può scegliere se entrare in giunta o mantenere un ruolo più politico, e l’ex deputato Stefano Allasia).

Una battuta che circola tra i maggiorenti – “Figuriamoci se ci bruciamo un posto da esterno per la cultura” – sembra spazzare via ogni ambizione di Mario Turetta, già direttore della Reggia di Venaria e protagonista di non lontane e infuocate polemiche con una parte del Cda del consorzio con annesso intervento del ministero dei Beni Culturali. Neppure il sostegno da parte della sottosegretaria leghista al Mibac Lucia Borgonzoni, di cui si vocifera, parrebbe aprire le porte dell’assessorato all’ex direttore regionale. “Da quando è circolato il suo nome continuano ad arrivare telefonate allarmate da tutte le parti”, confida un esponente di centrodestra, incaricato dallo stesso Cirio a tastare il terreno del mondo culturale, nelle sue variegate e multiformi espressioni.

E difficile, visto il risultato, che qualcuno chiuda la porta al Fratello d’Italia Roberto Rosso, anche se rumors raccontano di un governatore tutt’altro che pronto a stracciarsi le vesti nel caso l’ex sottosegretario non facesse parte della sua giunta. Dove ormai pare sempre più improbabile approdi, come da alcuni ipotizzato, ad occuparsi di Bilancio Alberto Preioni. Lui sarà in squadra, la Lega si terrà ben stretto l’assessorato della cassa e dei conti, ma quasi certamente affidandolo a una figura di diverso standing tecnico. Magari a un esterno. I posti per non eletti sono tre e non è improbabile che se non tutti, almeno un paio coincidano con le deleghe di maggior peso. Sviluppi nelle prossime ore.

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