POLVERE DI (5) STELLE

"Non voto Di Maio capo", l'ala dura M5s si astiene

Mentre Appendino conferma il proprio sostegno al vicepremier il fronte radicale annuncia la non partecipazione alla votazione su Rousseau. Frediani: "La discussione non può ridursi a un Sì o un No". E crescono mie critiche verso la leadership

“Oggi non voterò su Rousseau”. La consigliera regionale M5s Francesca Frediani è solo uno degli esponenti pentastellati di Torino e del Piemonte, in gran parte appartenenti all’ala ortodossa, quella dei “duri e puri”, che hanno deciso di non votare sulla leadership di Luigi Di Maio. Per la grillina valsusina «le valutazioni sui risultati elettorali e i ragionamenti sul futuro del Movimento 5 Stelle non si possono ridurre ad una domanda sì-no sul “capo politico”. Serve un confronto aperto – scrive in una nota –, una discussione più profonda, bisogna ripartire dal territorio, coltivare i rapporti con la base». Non vota anche la consigliera comunale Daniela Albano «perché credo che il risultato elettorale abbia ampiamente dimostrato che i risultati delle votazioni sulla piattaforma non rappresentano un esercizio di democrazia diretta né di consultazione della base». Annuncia l’astensione dal voto anche il suo collega Damiano Carretto che parla di «inutile votazione estemporanea. Se pensiamo che il problema del Movimento sia l’organizzazione e non la linea politica abbiamo capito ben poco della situazione. Gli elettori riconoscevano nel Movimento un modello politico, ora non siamo nulla. L’unico ed enorme problema – aggiunge – si chiama Contratto di Governo e chi l’ha votato è l'unico vero responsabile della débâcle elettorale. E il Movimento, se vuole sopravvivere, deve pensare a come staccarsi da Salvini come impedirgli di governare». Per la consigliera Maura Paoli questa consultazione è «una buffonata (ai livelli di quella sulla Diciotti) che servirà a legittimare o no, non Di Maio in sé, ma la linea tenuta dal M5S finora».

E così, mentre la sindaca Chiara Appendino ha confermato il proprio sostegno al vicepremier, nel ceto politico pentastellato torinese sembra prevalere ua posizione critica, pur tra molti distinguo. «La prima reazione alla votazione annunciata ieri è stata “di pancia”, ti meriti un bel No. Ma poi ti prendi un po’ di tempo, ti guardi intorno e ti fai una semplice quanto importante domanda, voti no sperando che vinca il No, e poi?», si chiede Francesco Sicari, presidente del Consiglio Comunale di Torino, manifestando un voto favorevole piuttosto travagliato. «L’idea di ritrovarmi senza il capo politico attuale (che sicuramente ha fatto errori) e cercarne uno nuovo in fretta e furia, non la vedo una strada facilmente percorribile e la vedo inoltre come deleteria per il Movimento 5 Stelle stesso». Un Sì “condizionato”, dunque, quello del numero uno della Sala Rossa dettato dal prgmatismo: «L’esperienza di questi anni mi ha insegnato che esistono momenti in cui si deve dire Sì, i poco famosi “sì, con riserva” – spiega – legandoli strettamente a dei cambiamenti. Che sono necessari, urgenti, senza i quali siamo destinati probabilmente a un ruolo marginale, da stampellina». E aggiunge che il M5s «deve dotarsi di strumenti organizzativi tali che si possa in tempi consoni, ascoltare tutti i territori, fare sintesi e avere modo anche di cambiare il capo politico. In questo momento – conclude – non vedo negli altri parlamentari una persona pronta per ricoprire questo ruolo».

print_icon