ECONOMIA DOMESTICA

Torino in crisi industriale va a caccia di investitori

Riunione in Comune con l'emissario del ministro Di Maio per presentare il piano di interventi e illustrare le modalità di partecipazione ai bandi. Intanto, dopo tre anni, "Open for business" ha censito aree e immobili disponibili per nuovi insediamenti

Dopo tre anni di “lavoro” quantomeno c’è un sito internet, una mappa con tutte le aree libere di una città alla ricerca di investitori. “Venghino siori venghino”: Open for business è finalmente qualcosa più di una suggestione, dimenticata per mesi in un cassetto di quel tavolo istituito dal Comune di Torino assieme agli stakeholder cittadini per rilanciare l’economia di un capoluogo a rischio declino.

Servono imprese che abbiano interesse a stabilirsi a Torino, occorrono idee imprenditoriali e capitali per convertire gli oltre cento siti censiti nella ricognizione effettuata dagli uffici dell’assessore alle Attività economiche Alberto Sacco. Sono stati individuati tre macro ambiti di investimento: turismo, università e industria. Per ognuno compaiono tutte le zone disponibili classificate per estensione e localizzazione geografica. Si va da Tne, alle ex Officine grandi motori, dall’ex Michelin in corso Romania ai capannoni Thyssen: vestigia di una civiltà industriale in ritirata e che l’amministrazione vuole provare a rianimare. (GUARDA)

Oggi sono 106.849 le imprese torinesi, di cui oltre 400 multinazionali in grado di generare un pil di 62 miliardi di euro. Insomma, nonostante tutto Torino può essere ancora attrattiva e questo catalogo, realizzato assieme al Ceip, il soggetto pubblico che in Piemonte si occupa dello sviluppo del territorio su scala internazionale, dovrebbe servire proprio a “vendere” il capoluogo piemontese, alle fiere e agli eventi in giro per il mondo. Un’attività che si lega al riconoscimento di Torino quale area di crisi industriale complessa, come sancito da un recente decreto governativo.

Dopo la passerella elettorale a Torino di Luigi Di Maio, alla vigilia delle urne europee e regionali, domani approderà in città il suo emissario Giorgio Sorial, vice capo di gabinetto del Mise, che incontrerà le associazioni datoriali – Confindustria, Piccole imprese, Artigiani – per stabilire il perimetro e i parametri dei finanziamenti previsti dal provvedimento appena varato. Si tratta di 150 milioni che, secondo le stime dello stesso ministero, pioveranno sotto la Mole in parte “cash” e in parte sottoforma di agevolazioni fiscali e di accordi di programma. Il quadro è complesso: dentro c’è anche il nascituro Competence Center di Tne sul quale hanno investito Politecnico e Regione Piemonte e la Città sta lavorando parallelamente alla istituzione di un fondo da 150 milioni, in cui interverrano Ream, partecipata della Fondazione Crt, e altri soggetti privati, che possa trasformarsi in uno strumento finanziario in grado di aiutare le imprese che vogliono investire a Torino nella prima fase di start up. Il percorso è ancora lungo e le fibrillazioni, tra gli stessi potenziali attori, non mancano. In particolare, le rappresentanze della piccola impresa e del terziario temono che a fare la parte del leone sarà Confindustria e pochi altri, a discapito delle realtà più piccole e disseminate sul territorio.