POLITICA & GIUSTIZIA

Sozzani in ginocchio per tre lire

Le difficoltà nel reperire finanziamenti per l'attività politica, gli intrecci col mondo degli affari, gli "incarichi illeciti e gli "omaggi alla Madonna". Uno spaccato inquietante nelle intercettazioni dell'inchiesta Mensa dei poveri

La politica è sangue e merda diceva Rino Formica, potente ministro socialista negli anni della Prima repubblica, e “per chiedere tre lire” bisogna inginocchiarsi. Una vita d’inferno quella di Diego Sozzani, deputato di Forza Italia, per il quale la procura di Milano ha chiesto l’autorizzazione all’arresto alla Camera con l’accusa di finanziamento illecito nell’ambito dell’inchiesta della Dda che il 7 maggio ha portato all’arresto di 28 persone tra imprenditori, funzionari e politici.

Secondo quel che emerge dalle intercettazioni Sozzani chiedeva “quanto”. Quanto avrebbe potuto dargli Daniele D’Alfonso, titolare della Ecol Service Srl che secondo i magistrati distribuiva soldi ai politici in cambio di appalti. “L’eventuale tuo aiuto quanto potrebbe essere? Perché devo fare il … la cifra finale”, domandava all’imprenditore il 6 febbraio, a meno di un mese dalle politiche del 4 marzo, l’allora membro del Consiglio regionale del Piemonte e aspirante parlamentare. Alla fine, secondo i magistrati, D’Alfonso gli avrebbe elargito 10mila euro attraverso una fattura falsa emessa da una società terza. Una dazione che per i pm configura il reato di finanziamento illecito.

Sozzani si spende ma trovare i soldi per la campagna elettorale è sempre più difficile, lamenta il politico, che il 12 aprile ne parla intercettato con Nino Caianiello: “Io sto cercando i soldi perché è fatica, credimi! 15 anni fa qualcuno veniva lui di sua sponte da me, a dirmi ‘se entri in quel partito, che posso fare?’ – racconta Sozzani al ras di Forza Italia in provincia di Varese, presunto burattinaio del sistema emerso dell’inchiesta – adesso non si può più mettere le mani (…) mi inginocchio per chiedere tre lire! Tremila, cinquemila, diecimila, quando avevo bisogno di centomila”, si confida il politico. L’intercettazione è contenuta nelle centinaia di pagine di atti depositati in questi giorni al Riesame. Nella stessa intercettazione ambientale il parlamentare e Caianiello discutevano, spiegano i pm, “dell’intenzione di adoperarsi per ‘portare avanti’ l’esponente Pietro Tatarella”, in carcere dal 7 maggio anche per associazione per delinquere.

Caianiello definisce i soldi della prima retribuzione che una persona nominata, grazie a lui, in una società pubblica gli deve girare come “retrocessione” come un omaggio alla Madonna. L’intercettazione ambientale è stata registrata quando il parlamentare e il presunto “grande manovratore” del sistema erano al ristorante ‘da Berti’ a Milano, la cosiddetta “mensa dei poveri”, come la chiamavano scherzando gli indagati, e che ha dato il nome all’inchiesta. Caianiello chiede a Sozzani: “Ma il nostro uomo a L’Avana è scomparso?”, riferendosi, come si legge, a Mauro Tolbar, presunto collettore delle mazzette. E sempre Caianiello parla “della turbativa attuata al fine di far assumere Alexandre Henri Bonini quale capo impianto di Accam spa”, società pubblica con sede a Busto Arsizio (Varese).

Per i pm, infatti, Caianiello si attende il versamento di una tangente da parte di Bonini “per l’incarico ricevuto”, una vicenda della quale dovrebbe occuparsi sempre Tolbar. È a questo punto che Caianiello, come si legge negli atti, definisce la “retrocessione” che gli deve arrivare come “l’omaggio alla Madonna”. In particolare, Caianiello deve avere “il primo stipendio” percepito da Bonini. E così ne parla col deputato: “Il primo stipendio ... fa un omaggio alla Madonna... cioè anche i santi bisogna rispettarli, eh!”. E Sozzani: “Certo! Perché se no i miracoli non ne fanno più!”.

L’udienza davanti al gip di Milano Raffaella Mascarino è stata rinviata all’11 giugno per un motivo tecnico. Il difensore di Sozzani, l’avvocato Massimo Di Noia, ha comunicato al giudice, infatti, che non ha potuto ascoltare per ragioni tecniche nei giorni scorsi le registrazioni, alcune ambientali e altre captate anche col sistema troyan che viene inoculato nei telefoni, perché negli uffici della polizia giudiziaria non c’erano le strumentazioni necessarie. L’udienza riguarda Sozzani, Caianiello e il presunto collettore delle mazzette Tolbar. Negli atti allegati i pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri riportano una serie di conversazioni che, “ad integrazione” della richiesta cautelare già accolta dal gip per Sozzani, “irrobustiscono le esigenze cautelari” che, a loro dire, giustificano la necessità dell’arresto del deputato.

Gli stessi pm, negli atti integrativi, in parte omissati, spiegano che dalle quattro intercettazioni, captate tra dicembre e gennaio, “si ricava l’ottenimento da parte dello Studio Tecnico Associato Greenline”, amministrato dal parlamentare e dal fratello Stefano, “di incarichi da parte di società pubbliche sulle quali Caianiello esercita il suo indiscusso potere di influenza”. In un’intercettazione ambientale del 10 dicembre, poi, Sozzani e Caianiello parlano negli uffici della Econord spa, società dell’imprenditore Claudio Milanese legato secondo i pm a Caianiello, il quale, tra l’altro, racconta anche al deputato che Milanese “è amico di Giancarlo Giorgetti”, vicesegretario federale della Lega e sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri. Nella conversazione, a cui partecipa anche il socio di Milanese, Sergio Bresciani, si fa riferimento a una “opera di intermediazione” che dovrebbe svolgere il deputato per Milanese e, come scrive la Dda, alla “necessità di retribuire Sozzani”, ma con la “volontà di camuffare le reali ragioni di tali elargizioni”.

Gli inquirenti individuano, inoltre, nelle intercettazioni diverse “operazioni illecite” come gli “incarichi affidati” allo studio dei fratelli Sozzani dalle società in house Accam e Alfa srl con accordi che, secondo la Dda, prevedrebbero, poi, la “retrocessione” di parte dei compensi a Caianiello.

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