FINE CORSA

Chiamparino lascia, quando non si sa

Dopo aver annunciato di volersene andare l'ex governatore sembra titubante. Nessuno capisce cosa voglia fare, Ravetti per non sbagliare lo inserisce nella chat dei consiglieri Pd e domani parteciperà alla riunione del gruppo. Loewenthal sulle spine

“Avrà di nuovo cambiato idea?”. È bastata una frase buttata lì, sorniona, proprio alla fine di un siparietto al miele con Alberto Cirio, nel giorno del passaggio di consegne, a far drizzare le antenne. Sergio Chiamparino è “disposto, nei ruoli che potrò avere, a dare una mano per quel poco che potrò ancora fare, o nel Consiglio o fuori dal Consiglio”. Ha detto proprio così al suo successore, mentre nell’affollata stanza del presidente giornalisti e funzionari già si chiedevano come interpretare quell’ennesimo gioco di prestigio retorico in cui dice e non dice, sorride e lascia intendere, un sorriso che diventa un ghigno. Ma non era sua intenzione dimettersi, definitivamente, e asciare spazio ad altri? Lui infatti non smentisce le dimissioni, che avverranno “nei tempi e nelle modalità stabilite con la coalizione”.

Il tam tam sul possibile ripensamento di Chiamparino inizia a fare il giro delle chat, c’è chi chiede spiegazioni al suo braccio destro Carlo Bongiovanni, chi prova a carpire dall’addetto stampa Pino Riconosciuto una interpretazione autentica del Chiamparino pensiero, ma niente. Nel pomeriggio arriva una nota che, se possibile, confonde ancora di più le acque: “Confermo che sto verificando con la coalizione di maggioranza per concordare modalità e tempi per lasciare”. Se il fatto che concordi con la “coalizione di maggioranza” appare semplicemente un refuso, essendo ormai il centrodestra la nuova maggioranza, resta torbido il senso generale. L’unica certezza è che “parteciperò alla seduta di apertura del Consiglio e alla discussione sull’intervento del presidente”. E questa già è una novità visto che dopo la sconfitta elettorale aveva escluso la sua presenza in aula all’insediamento del Consiglio. O così aveva lasciato intendere e tutti avevano capito. Persino il suo sfidante che infatti aveva espresso un invito a recedere: “Sono sinceramente dispiaciuto perché in Piemonte abbiamo bisogno di lui e mi auguro che ci ripensi. Per progettare il futuro di questa regione è indispensabile il contributo di tutti e l’esperienza di una persona come Chiamparino è fondamentale”.

Passano poche ore e sulla chat dei consiglieri regionali del Pd compare la sorpresa: “Domenico Ravetti ha aggiunto Sergio Chiamparino”. “Grazie, a domani” esordisce il nuovo arrivato, “A te!” replica in un secondo l’esponente alessandrino. L’appuntamento a cui si riferisce l’ex governatore è la riunione del gruppo dem per discutere dell’organizzazione interna e dei dipendenti, chi assumerà la carica di capogruppo, chi quella di vicepresidente del Consiglio, più una serie di questioni “pratiche”. Perché un consigliere in procinto di lasciare dovrebbe partecipare a una discussione su questo tema?

Altri indizi, del resto, sembrano confermare una certa titubanza nel mollare d’emblée baracca e burattini. In mattinata sui social compare un insolito post su facebook di Bongiovanni, personaggio non propriamente incline alle smancerie, in cui il fido ex capo della segreteria si spertica in complimenti per il numero uno del Pd piemontese Paolo Furia: “In questa campagna elettorale ho avuto la fortuna di conoscere, apprezzare e lavorare con una persona che si è rivelata una piacevole sorpresa; alludo a Paolo Furia, un giovane che si è impegnato parecchio, colto, simpatico e senza attendere un tornaconto personale, una persona per bene”. E che dire delle voci riguardo a telefonate e sondaggi che Chiamparino in prima persona avrebbe fatto per trovare i voti a Mauro Salizzoni per il posto da vicepresidente del Consiglio? Non pare proprio l’atteggiamento di chi vuol chiamarsi fuori. 

Toccherà restare sulle spine ancora un po’ a Elena Loewenthal, la scrittrice candidata di Più Europa, prima esclusa nella coalizione di centrosinistra che già pregustava il suo ingresso nel parlamentino piemontese dopo le dimissioni di Chiamparino. Ma arriveranno? E quando? Sulla questione continua a pendere un enorme punto interrogativo. D’altra parte nessuno gliele aveva chieste, ma come già avvenuto in passato Chiampa fa e Chiampa disfa. Come quando da Baveno aveva annunciato la sua rinuncia a ricandidarsi e poi si era fatto tirare per la giacchetta dagli alleati – primo fra tutti il leader dei Moderati Mimmo Portas – fino alla giravolta: “Sono a disposizione”. E questa volta il refrain sembra il medesimo.

E se Chiamparino resta in sospeso c’è chi, nel Pd, non ha nessuna intenzione di lasciare il proprio scranno, neanche a fronte di doppi e tripli incarichi. Il caso più eclatante è quello di Piero Fassino, eletto in Sala Rossa dopo essere stato sconfitto al ballottaggio da Chiara Appendino, non ha mai mollato il posto, neanche dopo essere stato eletto in Parlamento, lo scorso anno, nel seggio blindato di Ferrara. La campionessa della poltrona, però, è in questo momento Monica Canalis, la quale assomma su se stessa l’incarico in Consiglio comunale a Torino, quello in Città Metropolitana, quello a Palazzo Lascaris, dov’è appena stata eletta, e infine quello di vicesegretaria del Pd piemontese. Un nodo che verrà al pettine nel finesettimana, quando si riunirà la direzione del partito.

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