Il benessere dei conti in ordine

Un lettore a commento dell’articolo della scorsa settimana ha chiesto se si valutasse invece del Pil, il Bes, ovvero l’indice del benessere equo e sostenibile, se le cose relativamente al deficit cambierebbero. Purtroppo i conti alla fine devono sempre tornare e squilibri evidenti non fanno bene né al Pil, né al Bes.

L’indice del benessere equo e sostenibile o Bes nasce per poter valutare tutte quelle voci che non sono incluse nel Pil, ma che in qualche misura rappresenterebbero aspetti positivi nella vita dell’uomo. Il Pil, come tutti gli indici sintetici è un indice grossolano con evidenti storture. Per esempio, vengono incluse attività criminali dove non ci sono vittime, spaccio di droga, prostituzione, contrabbando e gioco d’azzardo illegale e l’evasione fiscale. Valori chiaramente stimati e come tali soggetti ad errori. Tali valori sono inclusi per volontà degli stati per mostrare un Pil maggiore ed indebitarsi di più. Se si eliminassero quelle cifre, il rapporto debito pubblico su Pil sarebbe molto più alto di quello attuale.

L’indice del benessere equo sostenibile vorrebbe correggere le storture del Pil e misurare in qualche modo anche la qualità della vita. Tutto bello e giusto, ma in teoria. Il Bes in Italia è stato sviluppato dall’Istat insieme al Cnel ed è basato su 12 dimensioni che riassumono 130 indicatori e dovrebbe misurare l’efficacia delle politiche governative.

Una prima critica è metodologica e riguarda la scelta delle dimensioni e degli indicatori e su che peso dare ad ognuno. Sarebbe sufficiente dare un maggior peso ad un indicatore positivo e meno ad uno negativo per far assumere un valore positivo all’indicatore. Essendo misure qualitative sono comunque soggette ad un certo arbitrio. Già il Pil che è un indicatore quantitativo è soggetto ad una certa arbitrarietà, figurarsi il Bes che è un indice qualitativo.

A chiunque non dispiacerebbe una villa con piscina e idromassaggio e sicuramente il suo indice di benessere sarebbe elevato, ma se non riesce a pagare le rate del mutuo e prima o poi la villa verrà sequestrata che senso ha avere un Bes elevato?

I conti in ordine sono un presupposto per qualunque discorso sul benessere. Altro limite del Bes è che trattandosi di un indice qualitativo risulta essere molto soggettivo. Consideriamo l’orario di lavoro. Potrebbe sembrare che una sua riduzione faccia aumentare il benessere, eppure ci sono molte persone che vanno a lavorare per non stare a casa, senza considerare quelle mogli che non vogliono i mariti in giro per casa. Un aumento del benessere del lavoratore che lavora meno è compensato dal malessere del coniuge. Un esempio banale, giusto per far capire la difficoltà di un indice qualitativo. Altro esempio è la partecipazione al mondo del lavoro, più gente lavora più è alto. Ciò è veramente un indice positivo o non sarebbe meglio che la stessa ricchezza venisse prodotta da meno persone possibile?

In un confronto internazionale che senso avrebbe il Bes? Non credo che in un paese arabo la partecipazione femminile al mondo del lavoro sia vista in maniera positiva.

Per ora, per quanto approssimativo, il Pil rimane l’indice sintetico più significativo. Una sua correzione per quanto imprecisa è il Pil Ppa, ovvero il prodotto interno lordo a parità di potere d’acquisto che permette confronti più fondati fra diverse nazioni.

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