POLITICA & GIUSTIZIA

Grattacielo, la Regione agì in buona fede

La variante adottata al progetto di Fuksas era una iniziativa necessaria. Pubblicate le motivazioni delle assoluzioni nel processo che ha visto tra gli imputati l'ex presidente Enrietti. E intanto viene costituita una task force per accelerare i lavori

La variante al progetto di Massimiliano Fuksas al grattacielo della Regione Piemonte, oggetto di un’inchiesta della procura della Torino, era “un’iniziativa adottata in un’ottica di immanente e ineludibile necessità e non di una strategia imprenditoriale ispirata da un calcolo utilitaristico”. Lo affermano i giudici della quarta sezione penale del Tribunale di Torino nelle motivazioni della sentenza con cui il 27 febbraio scorso hanno assolto sei persone dalle accuse di corruzione, falso in atto pubblico e abuso d’ufficio. Secondo l’accusa il raggruppamento di aziende titolari dell’appalto, la Torre Regione Piemonte, avrebbe assegnato dei subappalti all’azienda amministrata dall’ex presidente della Regione Ezio Enrietti, marito di una dirigente regionale Maria Grazia Ferreri, in cambio dell’approvazione della variante che avrebbe permesso di ottenere dei risparmi. Per i giudici, invece, il risparmio effettivo era di 13mila euro circa “devoluto solo per metà all’appaltatore e per la restante quota alla stazione appaltante”. L’appaltatore, un’associazione temporanea di imprese guidata da Coopsette, “aveva già assunto un notevole rischio di successiva esposizione finanziaria a fronte di tale considerevole abbattimento del prezzo posto a base di gara, poi confermato in sede di aggiudicazione”. I giudici prendono in considerazione la necessità della modifica al progetto per il rischio del terreno e sottolineano “la sostanziale assenza in capo ai responsabili delle imprese costruttrici di emergenti interessi economici ulteriori e diversi da quelli sottesi all’aggiudicazione dell’appalto”.

Intanto per cercare di sbloccare i lavori della nuova sede della Regione, è stato nominato un gruppo di lavoro per l’istruttoria, la verifica e la revisione degli atti contabili. La delibera è del 29 maggio, tre giorni dopo il voto che ha incoronato Alberto Cirio, ma la paternità è da assegnare alla precedente amministrazione. Il referente di questa task force è l’ingegnere Giorgetta Liardo. Del gruppo fanno parte anche gli architetti Paolo Alessandro Campedello, Adolfo Melignano e Luca Semeraro, gli ingegneri Gianluca Comba e Maurizio Di Lella e il geologo Riccardo Daniele. "Meglio tardi che mai" è stata la prima reazione di Giulio Manfredi, esponente radicale che da anni si occupa di questa vicenda.

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