LA NUOVA REGIONE

Autonomia, pressing della Lega: "Più materie e tempi rapidi"

Il neo presidente del Consiglio regionale Allasia vuole stracciare il testo della precedente giunta e aumentare le competenze da contrattare con il Governo. "Dobbiamo metterci alla pari di Veneto e Lombardia, senza perdere altro tempo". Il pungolo a Cirio

“Dobbiamo fare in fretta e mettere il Piemonte al pari di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna”. Mentre a Palazzo Chigi ore di discussione con tutto il Governo riunito nella Sala Verde (quella riservata per tradizione alle trattive) vengono spese a cercare di sciogliere nodi finanziari e ancor più politici – tra Lega e Cinquestelle – sull’autonomia rafforzata , da Torino Stefano Allasia, ex deputato della Lega appena eletto presidente del Consiglio regionale traccia la road map per la Regione governata dal centrodestra a trazione leghista sul tema-simbolo del Carroccio salviniano. L'incontro romano ieri sera si è concluso con una fumata nera e un aggiornamento a lunedì prossimo, non propriamente un buon segnale.

Non è un caso che, nel suo primo intervento dopo l’insediamento alla presidenza del parlamentino di via Alfieri, Allasia precedendo sul tema lo stesso governatore Alberto Cirio, che ha tenuto per sé la delega, abbia definito quella appena incominciata come “la legislatura dell’autonomia, che la precedente giunta ci ha negato”.

Presidente, però pur dopo molte titubanze e altrettanti ritardi la giunta Chiamparino alla fine aveva avviato il percorso presentando un documento con otto materie per le quali chiedere maggiore o totale autonomia. Ripartirete da quello?
“Credo proprio di no. Pensiamo di rifarne uno completamente nuovo, perché ci sono criticità che stanno venendo fuori e che dobbiamo affrontare e poi perché non ci fermiamo certamente a otto competenze”.

Volete chiederle tutte, come ha fatto Luca Zaia?
“Assolutamente sì. Il modello per noi è quello del Veneto. Non stiamo lì a fare un referendum perché dal voto è arrivata chiara la volontà dei piemontesi. Per il resto chiederemo tutto e prenderemo tutto quel che ci verrà dato: in questi periodi di magra e di tagli non si butta via niente”.

Intanto si è buttato via del tempo, l’Emilia-Romagna amministrata dal centrosinistra come il Piemonte, pur senza indire referendum, aveva preso la via delle altre due Regioni del Nord a guida leghista. Adesso dovete correre.    
“Siamo già partiti per riallinearci con le altre tre Regioni e ce la faremo. Cirio è andato in Conferenza Stato-Regioni e al massimo ai primi di settembre il percorso sarà definito”.

Senta, presidente, non giriamo intorno alla questione: lei nel suo discorso di esordio ha detto che questa sarà la legislatura dell’autonomia e ha preannunciato anche l’istituzione di una commissione ad hoc, mentre il governatore ha tenuto per sé la delega su una materia che, più di ogni altra, caratterizza l’azione politica della Lega. Concorrenza su un tema di grande impatto?
“Le cose non stanno così”

E come stanno?
“Semplicemente nel sistema che intendiamo utilizzare per procedere, in fretta, verso l’autonomia. Un sistema a doppio binario: su uno viaggia la Giunta, sull’altro, in parallelo, il Consiglio. Per questo ho annunciato l’idea di costituire una commissione, se poi sarà un ampliamento di una commissione esistente, un organismo partecipato dall’ufficio di presidenza lo vedremo e lo decideremo presto. Un fatto è certo: come presidente non voglio rimanere fuori da questa discussione”.

Sicuro che i binari corrano sempre paralleli?
“Assolutamente sì. La mia, quella del Consiglio, non è una posizione diversa, un ruolo alternativo a quello del presidente, ma un modo per supportarlo e rafforzarlo. Lavoriamo tutti nella stessa direzione, con lo stesso obiettivo. Cirio vuole stringere sui temi e sui tempi come lo voglio io, come lo vogliamo tutti nella maggioranza. Poi lui è uno che non alza il tono per natura, ma certo non gli manca la determinazione”.

Quindi il Piemonte non resterà indietro rispetto alle tre regioni i cui dossier sono da tempo sul tavolo del Governo?  
“No. Guai a restare indietro: rischi di sentirti dire: vedremo la prossima volta. Non possiamo permettercelo, abbiamo aperto i cassetti e visto quello che c’è e quel che non c’è. Negli anni scorsi Veneto e Lombardia hanno sempre ottenuto fondi con intese con il governo, sia stato di centrodestra o di centrosinistra, al contrario in Piemonte ho visto cogliere poche occasioni del genere. Dobbiamo recuperare terreno lì, così come sul percorso verso la maggiore autonomia”.

Lei è ottimista.
“Premesso che noi facciamo il lavoro che spetta a una Regione, poi il resto tocca a Governo e Parlamento, ci sono tutte le condizioni per esserlo e per mettersi alla pari con le altre Regioni. L’importante è che dal Piemonte arrivino proposte e idee univoche e che non ci siano fraintendimenti. Io ho sempre visto che quando dal territorio arrivano idee chiare Roma risponde”.

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