PALAZZO CIVICO

Montanari degradato, Unia promosso

L'attuale vice manterrebbe le deleghe all'Urbanistica cedendo la fascia di numero due al collega titolare dell'Ambiente. Questa, al momento, la soluzione più probabile che ha in mente Appendino. Segnali (di fumo) ai "ribelli"

Il nodo di Guido Montanari resta quello da sciogliere nella testa di Chiara Appendino, decisa a dare un segnale alla sua maggioranza dopo l’annunciato trasferimento del Salone dell’Auto in Lombardia favorito da dichiarazioni e atti di un drppello sempre più agguerrito di duri e puri. Incassato il pieno e incondizionato sostegno di Luigi Di Maio, la sindaca è indecisa tra due soluzioni: una più soft prevede di mantenere Montanari in giunta, ma di ritirargli la “fascia” di vicesindaco. Il problema, dopotutto, non è legato alla gestione delle sue deleghe all’Urbanistica, materia in cui si è sempre dimostrato di bocca buona, digerendo ogni provvedimento indicato da sindaca e tecnici e arrivando ormai a convertirsi al verbo del centro commerciale. Così, come dicono i detrattori, non farebbe troppa fatica a digerire il declassamento, fedele al motto mi piego ma non mi spezzo, come riferisce un suo collega che mal lo sopporta.

Il tema è squisitamente politico e su quel piano Montanari merita, secondo Appendino, un ridimensionamento. Ovviamente per conservargli la poltrona in giunta la sindaca vorrebbe ricevere ampie rassicurazioni da parte della frangia interna su un abbassamento delle tensioni: una sorta di moratoria della guerriglia. Se dovesse prevalere questa soluzione ad essere promosso vice sarebbe l’attuale assessore all’Ambiente Alberto Unia che, anche in virtù del suo precedente ruolo di capogruppo, potrebbe rapprentare il raccordo tra l’esecutivo e la sbrindellata maggioranza.

L’altra opzione è quella più strong e cioè l’esclusione di Montanari dalla giunta, cercando un nuovo titolare per l’Urbanistica. Impresa non facile, soprattutto in un momento in cui l’amministrazione non gode, diciamo, di grande appeal. Chi si sobbarcherebbe un impegno così gravoso e irto di pericoli? Persino l’ingaggio dell’architetto di casa Grillo, quell’Alberto Sasso, già estensore del dossier olimpico e candidato (trombato) alle politiche, avrebbe troppe controindicazioni: dalla grana giudiziaria ancora in piedi proprio per l’assegnazione dell’incarico sui Giochi invernali alla sua attività di libero professionista.

Intanto, a proposito di segnali, uno è arrivato da un pezzo consistente del gruppo che sostiene Appendino: dai duri e puri di Daniela Albano e Maura Paoli (in fermento per il probabile via libera alla Tav) al trio formato da Valentina Sganga, Fabio Versaci e Giovanna Buccolo (alla ricerca di nuovi spazi d'azione in vista di una imminente campagna elettorale) da Aldo Curatella, in rotta con il Movimento per la scarsa attenzione dimostrata nei confronti delle sue denunce sul 5G, a Federico Mensio che vorrebbe una sindaca più coinvolta sul tema cannabis, fino a Marco Chessa. Nessuno di loro ieri sera si è presentato all’incontro con Di Maio. Tutti nemici della contentezza?

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