POLITICA & INFRASTRUTTURE

Tangenziale, Pd si divide sulla gara (e mette a repentaglio l'Asti-Cuneo)

Torna in pista il partito delle autostrade che punta ad allungare la proroga per Ativa. Tra favori più o meno espliciti al concessionario e tutela delle quote pubbliche. Ma se salta il bando crolla lo schema Delrio per il completamento della A33

Barriera rossa trionferà? C’è ancora nel Pd quella componente sotterranea eppure non poco tangibile, vanamente negata a dispetto della sua capacità di incidere nelle scelte e sulla gestione delle infrastrutture, traendo indubbi vantaggi, che se ci fosse ancora il vecchio simbolo potrebbe ben chiamarsi Falce e Casello? La domanda non è oziosa: il Governo ha annunciato entro la fine dell’anno il bando per la messa a gara della concessione per la Tangenziale di Torino. Scaduta ormai da tre anni è stata lasciata in regime di proroga alla Ativa, società la cui maggioranza è detenuta da Sias del Gruppo Gavio e da Mattioda Autostrade spa, con una parte minoritaria attorno al 18% nelle mani della Città Metropolitana. Le manovre, mai del tutto interrotte, per evitare o rallentare ulteriormente la gara pubblica sembrano profilarsi con un possibile effetto collaterale tutt’altro che ininfluente.

La mancata esecuzione della procedura, con un prolungamento della proroga, avrebbe infatti come inevitabile conseguenza quella di far crollare tutto l’impianto costruito dal precedente Governo e in particolare dall’allora ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio per garantire il completamento dell’Asti-Cuneo, da parte del Gruppo Gavio. L’Unione Europea aveva dato il via libera all’accordo subordinandolo proprio all’effettuazione delle gare per le concessioni scadute – quindi per Ativa e per la Torino-Piacenza – fissando un ulteriore bando quando intorno al 2030 scadrà la concessione per la Torino-Milano.

Insomma, mentre il centrosinistra continua a denunciare i rischi del piano del ministro Danilo Toninelli per mandare al macero quanto fatto da Delrio per l’Asti-Cuneo, una mancata esecuzione della gara in temi brevi per la Tangenziale potrebbe, paradossalmente, sortire lo stesso effetto.

Il Governo dice di andare avanti fissando, appunto, per dicembre la stesura del bando. Ma lo fa “senza che fino ad ora ci siano state interlocuzioni attive con Città Metropolitana relativamente alla tutela dei bisogni del territorio e delle modalità di concessione, con pesanti potenziali riflessi sui dividendi che oggi l'ente riceve da Ativa”, scrivono in un documento i consiglieri dem dell’ex Provincia, annunciando un incontro pubblico per lunedì 22 a Palazzo Cisterna. “Convenire iniziative utili ad aprire un confronto con il Governo e il ministero a tutela degli interessi del nostro territorio”: a questo è volta l’assemblea. Ma in che direzione sono indirizzate le scelte, o meglio le reali intenzioni di un partito su cui resta l’incognita circa la (r)esistenza del partito delle autostrade?

“Se esiste? Purtroppo sì. Sono cambiate alcune figure, non c’è più Giancarlo Quagliotti, ma ci sono altri”, risponde, diretto come al solito, l’ex senatore Stefano Esposito del Pd, uno che a definirlo bersaglio di quel partito falce e casello, così come dei concessionari, è poco. I grossi calibri gli sono stati puntati, poi, quando ha avuto la pensata di partorire il codice degli appalti: addio proroghe, si va in gara. Come sventolare una treccia d’aglio sotto il naso di un vampiro.

E un po’ dei Dracula del telepass i concessionari lo sono per un altro ex senatore, adesso deputato, Federico Fornaro di LeU, intervenuto in Aula l’altro giorno per chiedere conto al Governo proprio della Tangenziale torinese. Ha messo la freccia a sinistra e imboccato la corsia della pubblicizzazione, Fornaro: “Non si può andare avanti oltre con la proroga, ma si sta per mettere a bando una infrastruttura che sostanzialmente è già stata pagata in quanto la durata della concessione ha reso possibile ammortizzare le spese degli investimenti”. Pertanto ad avviso del senatore alessandrino “è necessario ritornare ad una gestione pubblica, perlomeno per la tangenziale di Torino, ed eliminare il pedaggio come richiesto da tutti i sindaci della città metropolitana”.

“Fornaro proviene da un partito che le autostrade le ha fatte costruire e date i gestione – punzecchia Esposito, riferendosi alle origini socialdemocratiche dell’ex compagno di partito –. Noto che ha cambiato visione, ma dica con quali soldi il pubblico si accollerebbe quell’onere. In teoria andrebbe anche bene, ma la pratica è un’altra cosa”.

A sua volta il parlamentare di stretta osservanza bersaniana spiega di aver colto nella risposta del Governo alla sua interrogazione una sorta di apertura alla possibilità per gli enti pubblici, le Regioni interessate alle tratte, di poter entrare in gioco, magari con una sorta di Iren delle autostrade. Ipotesi non impossibili, certamente futuribili. Nel frattempo “va trovata poi una soluzione che non estrometta completamente il pubblico. Perché senza benefici per i cittadini rischia di essere un sostanziale regalo ai soggetti privati che vinceranno il nuovo bando e avranno la concessione per i prossimi anni”.

Il presente, però, è quello che si snoda e riannoda tra la tangenziale torinese e l’incompiuta, teatro della gita di Toninelli e del premier Giuseppe Conte al troncone di Cherasco. “Se non si fa la gara, salta tutto” ribadisce Esposito. Lui qualche segnale circa l’ennesima “strategia di attacco da parte dei concessionari per difendere lo stato attuale ed evitare la messa a gara” lo coglie, così come non riesce a fugare del tutto i dubbi sulle mosse del partito del casello: “Ho parlato con la responsabile Trasporti del Pd, Nadia Conticelli che mi ha garantito circa la posizione del partito”. Comunque sia, “lunedì vado”, dice l’ex parlamentare riferendosi all’incontro dove se Falce e Casello non sarà più incarnato dall’eminenza grigiastra di Piero Fassino, bisognerà vedere come si muoveranno Raffaele Gallo, l’ubiqua consigliera (e vicesegretaria regionale) Monica Canalis, il suo collega a Palazzo Lascaris Alberto Avetta e altri che hanno sottoscritto il documento.

“E non mi si dica che sono contrario alla partecipazione del pubblico nel sistema delle autostrade: fui io – ricorda ancora Esposito – ad oppormi quando Mercedes Bresso, presidente della Provincia, voleva vendere le quote di Ativa. Da qui a continuare con le proroghe o creare ostacoli per non fare le gare ce ne passa”. Se Bresso voleva vendere le quote, la Città Metropolitana, cui la partecipazione in Ativa frutta circa 5 milioni di dividendi ogni anno, vorrebbe eleminare un po’ di caselli o anche tutti e poi rivedere al ribasso i pedaggi.

“Si potrebbe usare il sistema delle barriere telepass che vengono utilizzate sulla BreBeMi, facendo pagare a chilometro”, ipotizza l’ex senatore del Pd. “Basta volerlo e ai cittadini che usano quotidianamente la tangenziale si può fornire un telepass che li identifichi e li si fa viaggiare senza pagare – spiega Fornaro –. Basta volerlo”. Ma cosa si vorrà fare, davvero, per la concessione della Tangenziale? Percorrere senza soste, né rallentamenti la strada verso la gara, oppure prendere strade più tortuose in modo da rallentare ancora l’iter e prolungare una proroga che già va avanti dal 2016? In gioco, stavolta, c’è anche l’Asti-Cuneo. Davanti al rischio di fare quel che non è ancora riuscito a Toninelli, che strada imboccherà il partito del casello?

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