BERLUSCONES

Forza Italia, ultimo rantolo prima del grande esodo

Un partito ormai moribondo si prepara alla dissoluzione. In Piemonte tutti guardano alle mosse di Cirio, in attesa della nascita del soggetto politico di Toti. Napoli: "Siamo di fronte a un bivio mortale". Berutti tesse la tela sul territorio

La transumanza azzurra che muterà colore in arancione aspetta soltanto le sia indicato il nuovo pascolo. Acquattati, guardinghi quel tanto che basta ma pronti a muoversi in massa, gli ormai quasi ex berluscones piemontesi di ogni ordine e grado non sono certo arrembanti come i loro vicini liguri che ieri, uno dietro l’altro hanno professato lealtà al loro governatore dopo l’uscita di Giovanni Toti da Forza Italia cui manca il sigillo della scissione, ma della quale ormai più nessuno dubita. “Mi pare che ci siano le condizioni per cui ognuno vada per conto suo”. Quando nel pomeriggio di un giorno da cani per Arcore e il suo cerchio sempre meno magico e sempre più tragico, l’ex consigliere politico di Silvio Berlusconi pronuncia quella frase e dopo che il suo nome è sparito nella magica apparizione di un comitato di presidenza dove il suo posto è affidato a un fedelissimo del Cav come Sestino Giacomoni, wahtsapp ha un picco: che si fa? Cosa si dice? Meglio aspettare?

Viaggiano pure calde esortazioni ai parlamentari piemontesi, non a tutti per evitare qualche vaffa anche se i grillini stavolta non c’entrano ed è tutta roba di casa, del coordinatore regionale Paolo Zangrillo: meglio non dichiarare, niente agenzie. Prima di imbarcarsi sul volo per Torino, Osvaldo Napoli ha però già dettato la sua nota: “Caro presidente Berlusconi, le divisioni di Forza Italia sembrano una cosa davvero stucchevole nei confronti di un Paese smarrito e confuso, in ansiosa attesa di nuove idee e proposte per uscire dall'oceano di chiacchiere gialloverdi. La decisione – dichiara ancora il deputato torinese – di non inserire Giovanni Toti nel Coordinamento di presidenza e la decisione di Mara Carfagna di non entrarvi considerandolo un comitato di liquidazione sono comunque due fatti gravi di fronte ai quali per tutti noi, e per lei più di noi, si impone il dovere di riscoprire il coraggio e la temerarietà dei tempi duri". Per il parlamentare di lungo corso “Forza Italia è davanti a un bivio mortale: non basta più un colpo di reni per ripartire. Occorre rivolgerci agli italiani, non a pezzi di ceto politico, sicuramente dignitoso ma scarsamente rappresentativo della complessa realtà economica e sociale”.

Atterra a Caselle anche Massimo Berutti, passato in meno di un anno da matricola di Palazzo Madama con un probabile futuro da peones a incarnazione piemontese del totismo duro e puro. È lui l’uomo che sta lavorando alla costituzione dei circoli annunciati dal governatore della Liguria in tutto il Paese, rete indispensabile per il nuovo partito. “Dove farà tappa a settembre il tour di Giovanni? Può essere a Torino, ma anche in un’altra città della regione”, dice lasciando intendere che la strada indicata da Alberto Cirio per evitare il Torinocentrismo potrebbe essere seguita anche in questa occasione.

Intanto, sono molti ad aspettare di seguire proprio il collega piemontese di Toti. Che cosa fa Alberto? “Alberto – riferiscono i suoi – si occupa dei problemi del Piemonte, ha appena incassato il via libera per l’Asti-Cuneo e di questioni aperte ce ne sono tante”. Lontano, quanto basta e quanto gli impegni del suo ruolo impongono, dalle diatribe interne a un partito sul limite dell’implosione.

A guardare, aspettando un cenno, quel che farà Cirio non è solo il suo avatar cuneese al Senato Marco Perosino: pronto a muovere o a stare fermo c’è l’assessore ai Trasporti Marco Gabusi, così come la deputata del verbano Mirella Cristina e non pochi altri. Che farà un altro parlamentare molto legato al presidente della Regione (ma anche al collega di toga Niccolò Ghedini, ovvero l’aglio per il vampiro Toti) come l’ex ministro Enrico Costa, in rampa di lancio per l’Agcom? E se la provincia potrebbe essere la cornice per la tappa di Toti in Piemonte è lì, non meno che a Torino, che si tesse la tela, proprio dove il centrodestra storicamente ha un bacino di voti maggiore rispetto a quello del capoluogo. Ad Alessandria il vicesindaco Davide Buzzi Langhi, insieme all’assessore Paolo Borasio aspettano solo un cenno di Berutti. Così come a Novara oltre al già consigliere provinciale Enrico Bertone Toti può contare sul civico Daniele Andretta e su Camillo Esempio, Daniele Monti, Roberto Carfora e una grossa fetta di un partito che nella città di San Gaudenzio ha fatto miracoli per restare in piedi fino adesso.

Nella Granda si sta muovendo parecchio, ma tutti sono fermi aspettando Godot Cirio. E se non pochi sono quelli che di fronte all’ultima giravolta arcoriana sbottano spiegando che “basta, non possiamo più essere governati da delle megere”, affibbiando il non gentile titolo alle amazzoni del Cav ai vertici dei gruppi parlamentari e della corte di Villa San Martino, sono altrettanti o forse più quelli che aspettano. Dentro e fuori il Parlamento.

Difficile immaginare, quando Toti avrà costruito il suo contenitore, che vi prendano posto soltanto Napoli, Berutti e Daniela Ruffino. La transumanza sarà assai più cospicua lì e fuori di lì. Il piccato diniego della Carfagna a partecipare a quello che lei ha definito “il comitato di liquidazione di Forza Italia”, ha accresciuto nel giro di poche ore la forza centrifuga, già innescata dal governatore della Liguria.

Uno dei suoi uomini più vicini, il capogruppo in Regione Liguria Angelo Vaccarezza ha detto: “Quando militavo nelle file della Dc mi trovai davanti a un bivio: continuare a seguire un partito ormai svuotato di storia, valori e prospettive, o seguire un progetto nuovo, innovativo, che aveva per leader Silvio Berlusconi. Non ebbi nessuna incertezza: scelsi Forza Italia. Oggi scelgo Toti”. Vaccarezza è stato a lungo collaboratore di Cirio quando il governatore era parlamentare europeo. Adesso guida il Piemonte e in questa fase delicata e concitata quanto cruciale per Forza Italia c’è chi cerca di individuarne le mosse e i futuri posizionamenti. E chissà che non sia proprio lui, nella futura geografia politica ridisegnata dalla prossima nascita del partito di Toti (e magari della Carfagna), a spostare il baricentro più verso la regione che non verso un ambìto nazionale, senza alcuna apparente contraddizione, ma rafforzando dal e sul territorio quel nuovo soggetto politico la cui nascita è solo questione di poco tempo. “A settembre partiamo con il tour” dice Berutti. La Rivoluzione d’Ottobre nel calendario totiano è anticipata di un mese.

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