TRAVAGLI DEMOCRATICI

"Renzi uno stronzo ai giardinetti", bufera sul tesoriere del Pd Borioli

Il senatore Marino chiede le dimissioni del dirigente. In un commento sui social ha insultato l'ex premier. "Non immaginavo si potessero raggiungere livelli così bassi di volgarità e di disprezzo verso persone dello stesso partito"

“Uno stronzo ai giardinetti”. Questo è il poco lunsinghiero ritratto che Daniele Borioli, tesoriere del Pd piemontese ed ex senatore dell’ala sinistra del partito, ha dedicato a Matteo Renzi. Una frase infelice, pubblicata su facebook e seguita da una serie di emoj a sottolinearne il carattere scherzoso, ma secondo molti inopportuna soprattutto da parte di chi ha ricoperto e ricopre ruoli di responsabilità all’interno del partito e nelle istituzioni. Un inciampo non da poco per un politico di lungo corso, tra i più stretti collaboratori del segretario regionale Paolo Furia, di cui in questi primi mesi di periclitante cammino è stato una sorta di “balia”.

Il primo a reagire è il senatore Mauro Marino, di comprovata fede boschian-renziana: “Non immaginavo – risponde Marino – si potessero raggiungere livelli così bassi di volgarità e di disprezzo verso persone dello stesso partito. Chi si abbassa a ciò non può rappresentare o immaginare di costruire una comunità di uomini e donne quale vorrebbe e dovrebbe essere il Pd. Ti invito e ti sollecito – aggiunge – essendo tu il legale rappresentante del partito piemontese, a rassegnare le dimissioni da tesoriere. Chi si comporta in questo modo non può rivestire una carica così delicata e importante”. Lo scambio è avvenuto sotto un post di due giorni fa scritto da Rapisardo Antinucci, dirigente del Pd alessandrino, trascorsi socialisti, ex consigliere regionale del Lazio e parlamentare.

Il partito dunque è nuovamente in fibrillazione, come se non bastassero le incaute dichiarazioni del segretario Furia su "aperture" nei confronti di Chiara Appendino e i musi lunghi per i numerosi incarichi della sua vice Monica Canalis, contemporaneamente consigliera regionale, comunale a Torino e della Città Metropolitana.

Non si fa attendere la replica di Borioli che a dimettersi neanche ci pensa e derubrica la sua frase a “iperbole sarcastica”. “La mia opinione sulla leadership di Renzi è nota – prosegue Borioli – ed è molto più severa di quella che si può affidare a una battuta colorita messa a replica di un post. Trovo piuttosto triste, oltretutto, questo ruolo di spionaggio che tu e altri svolgete andando a spulciare e sorvegliare nelle conversazioni social altrui”. Poi la chiosa: “Quanto alla richiesta delle mie dimissioni, se con questo pensi di intimorirmi, ti sbagli. Non ne hai alcun titolo. Neppure se ritieni di dover difendere uno che ha passato gran parte della sua vicenda politica a insolentire una parte dei compagni di partito”.

Uno scontro che affonda nelle logiche di corrente. Il renziano Marino, infatti, aveva sfidato Furia alle scorse primarie per la leadership regionale, e pur risultando il primo eletto nei gazebi, al successivo passaggio in direzione dovette soccombere di fronte al ribaltone siglato tra zingarettiani e l'ala cattodem capitana dal senatore Stefano Lepri, ormai lontano dall'ex rottamatore dopo esserne stato seguace. Un accordo a tavolino tra il secondo e il terzo classificato che consegnò a Furia le chiavi di via Masserano e consentì alla Canalis la designazione a vice. Il senatore renzian-boschiano, tramortito dall'uno-due, fece buon viso a cattivo gioco e decise comunque di entrare in una segreteria unitaria, posizione dalla quale ora attacca Borioli, che in passato ha ricoperto, tra gli altri incarichi, quello di parlamentare e assessore ai Trasporti nella giunta di Mercedes Bresso.

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