OPERE & OMISSIONI

Città della Salute di Novara, la Regione getta la spugna?

Una cosa è certa: rinunciare al partenariato pubblico/privato significa mandare a monte il progetto e tornare daccapo. La "strana" remissività della Lega e quell'Autonomia fatta solo di chiacchiere. Cosa dirà il duo Cirio-Icardi alla giunta monotematica di domani?

“Meglio aspettare quando avremo qualcosa di certo da dire”. Un mese fa l’assessore Luigi Icardi pareva intenzionato a spostare in avanti la data della giunta monotematica sulla Città della Salute di Novara, in programma per il 13 di settembre: che senso avrebbe riunire il governo regionale 11 nell’aula magna dell’azienda ospedaliero-universitaria Maggiore della Carità senza, appunto, poter dire nulla di certo sul destino dell’opera? Invece quella data nell’agenda Alberto Cirio non ha voluto cambiarla, pur non essendo arrivato alcun chiarimento.

Sarà, dunque, davvero interessante scoprire cos’avranno da dire l’inquilino di corso Regina e quello del piano nobile di piazza Castello su una vicenda che ingarbugliatasi con la mancata firma da parte dell’ex ministro Giulia Grillo del decreto per l’avvio dell’iter e l’affacciarsi di soluzioni alternative, vede il progetto tuttora al palo. Chi si aspettava il tanto atteso annuncio che tutto è risolto e finalmente si parte, dovrà prendere atto che ad oggi, per dirla tutta, nessuno può affermare con granitica certezza che la grande struttura ospedaliera si farà, almeno nei tempi previsti.

L’incontro di Icardi con il direttore generale della programmazione sanitaria del ministero, Andrea Urbani, è fissato per martedì prossimo. Forse solo in quell’occasione si potrà capire se l’arrivo di Roberto Speranza al posto della Grillo porterà finalmente la firma del ministro in calce al decreto per l’avvio del partenariato pubblico-privato oppure se si proseguirà sulla strada alternativa, assai più lunga e tortuosa, suggerita dalle alte sfere del dicastero e che prevede l’intervento finanziario di Inail e forse di Cassa Depositi e Prestiti al posto di quello privato, oggetto dell’ostracismo dei Cinquestelle e quindi dell’ex ministro.

Azzerare il percorso fin qui compiuto per intraprendere quello fumoso di un ipotetico finanziamento dell’Inail – come pare il duo Cirio-Icardi si accinge a presentare nella giunta regionale aperta di domani – significa mettere in conto che si dovrebbe ripartire dall’elaborazione di un progetto definitivo, proseguire con un progetto esecutivo per poi, in un surreale gioco dell’oca, scoprire di essere arrivati al medesimo punto cui si è già approdati nello scorso mese di febbraio. Tempi prevedibili? Diciamo tre-quattro anni ad essere ottimisti e al netto di più che possibili contenziosi legali e dei passaggi Inail. Tanto per dire, in Abruzzo un analogo procedimento è oggetto di 36 contenziosi legali. Ma chi vogliamo prendere in giro? La svolta Inail significa semplicemente rimandare tutto all’anno del mai. E perché poi? Per un sedicente risparmio? Ma quale risparmio? Passare da un contributo statale a fondo perduto di cento milioni ad un maggiore indebitamento per la stessa cifra non può non preludere che a un aumento cospicuo delle spese, altro che risparmio. E non di meno doversi assumere l’onere della manutenzione ordinaria non può che portare a un maggiore impegno finanziario a carico della Regione-Aso, così come spalmare l’investimento su quarant’anni anziché nei 24 previsti non può non comportare un maggior costo. Sintesi: addio Città della Salute e per di più senza che se ne capisca il motivo vero.

Ma non sono solo queste le cose che restano da capire sulla Città della Salute, sui nodi e sui ritardi che segnano la questione. Anzitutto, non si può non domandarsi perché la Lega quando riusciva a far digerire qualsiasi provvedimento all’allora partner di governo – dai provvedimenti per la chiusura dei porti al decreto sicurezza – non abbia mosso un dito per sbloccare una questione tutto sommato assai marginale per gli equilibri nazionali. Se su temi più caldi e pericolosi per il rapporto con il M5s il Carroccio salviniano ha premuto sull’acceleratore, per quanto riguarda la struttura sanitaria novarese ma la cui importanza va oltre gli stretti confini provinciali e regionali, la Lega è andata avanti con il freno a mano tirato. Nel frattempo l’assessore, anch’egli leghista, ha di fatto aperto – obtorto collo o no – a quelle soluzioni alternative gettando alle ortiche i proclami di autonomia, ancora recentemente sbandierati, subendo un vero e proprio diktat da Roma.

Lo stesso allora potentissimo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti nella primavera scorsa, a un mese delle elezioni regionali, nel corso della sua visita a Novara dove aveva incontrato le associazioni di categoria in municipio e visitato (da responsabile per lo sport del Governo) l’impianto di Novarello non si era sottratto, nell’incontro con i vertici dell’Ospedale Maggiore, alle richieste di un suo impegno in merito la Città della Salute. Lo aveva assicurato “perché vengano superati gli ultimi blocchi”. Sulla stessa linea il capogruppo della Lega che lo accompagnava: “È nostro onere farci carico di questo problema, i nostri parlamentari faranno tutto il possibile perché la Città della Salute si possa realizzare” aveva assicurato Riccardo Molinari.

Quei blocchi, di cui parlava ormai cinque mesi fa Giorgetti, sono ancora lì. Nel frattempo la Lega, azionista di maggioranza in Regione, è finita all’opposizione del nuovo Governo, ma restano quelle domande, quei dubbi circa la reale forza impressa dal partito di Salvini per superare l’ostracismo della ministra grillina. Dubbi che finiscono per alimentarne altri. Sospetti, fondati o meno, su un vantaggio che il ritardo nella realizzazione del grande ospedale possa portare a grandi gruppi della sanità privata che operano in quell’area del Piemonte stanno prendendo a circolare. Magari gli stessi che hanno promosso l’ambiziosa riqualificazione dell’area sportiva di Novara, compagine in cui spicca la famiglia De Salvo, proprietaria tra l’altro del Policlinico di Monza?

La prospettiva di seguire l’indicazione del ministero (regnante la Grillo) e abbandonare il piano basato sul finanziamento pubblico-privato sembra trovare sempre più disponibile la Regione anche se ciò, nei fatti, significherà mandare a monte il lavoro fatto finora. Eppure, adesso con il Governo giallorosso nel mirino, alla Lega e a tutto il centrodestra risulterebbe assai più facile e politicamente pagante picchiare i pugni sui tavoli del dicastero dove s’è appena insediato il LeU Speranza. E se fosse proprio lui, il nuovo titolare, a spiazzare tutti (mandando all’aria, semmai davvero i dubbi fossero fondati, strani e poco chiari disegni) mettendo la  firma sul decreto e facendo finalmente partire il progetto (magari con qualche eventuale aggiustamento che non ne rallenti l'iter) così come, peraltro, chiede da tempo il centrosinistra?

Quindi altro che favolette amministrative innocue per bambini politici scemi. Se davvero si vuole fare la Città della Salute di Novara c’è un’unica cosa sensata da fare: pretendere il rispetto degli accordi e delle regole e degli interessi dei cittadini. Ma alla giunta Cirio-Icardi interessa poi davvero farla la Città della Salute?

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