RETROSCENA

Iren e Compagnia di San Paolo, nuovo asse ligure-piemontese

Mentre i riflettori sono accesi sull'incontro bilaterale tra le due giunte regionali a Genova, le grandi manovre si svolgono all'ombra della Lanterna. Un vertice tra Cirio, Toti e il sindaco Bucci su due importanti dossier: la multiutility e la fondazione bancaria

Prua a dritta sulla futura rotta di Iren, ma anche nella complessa navigazione verso l’approdo del rinnovo dei vertici della Compagnia di San Paolo. Avviso ai naviganti: guardare a margine dell’odierna missione oltre Appennino della giunta del Piemonte, che insieme all’omologa ligure affronterà temi comuni importanti – dalle infrastrutture con in testa il Terzo Valico e la Tav alla logistica del retroporto, passando per le sinergie nel campo della sanità e nel turismo – gettando le basi per un rapporto più stretto tra le due Regioni, come si dice sempre in queste circostanze colme di belle parole e ottime intenzioni.

Quelle che davvero contano, però, non finiranno nella conferenza stampa con sorrisi e strette di mano dei due governatori e le rispettive squadre. Sarà Palazzo Tursi, o potrebbe essere anche una saletta appartata del Salone Nautico o magari un ospitale quanto riservato living di uno yacht ad accogliere Alberto Cirio e Giovanni Toti, insieme al sindaco di Genova Marco Bucci, per un vertice decisamente più importante dell’incontro mattutino nel palazzo di Piazza De Ferrari.

Accompagnato dall’amico e collega ligure, Cirio esporrà a Bucci e discuterà con lui quel piano che ha in mente da quando è arrivato al piano nobile di piazza Castello e che ha al centro il futuro ruolo di peso della Regione nella multiutility Iren, ma anche i nuovi equilibri per la Compagnia di San Paolo. Due asset strategici del territorio nei quali il governatore, con arguzia e lungimiranza barotta, vuole far  ricadere in un alveo in cui la Regione possa contare assai più di quanto non è avvenuto fino ad oggi. E per farlo sa altrettanto bene quanto sia importante un asse di ferro con la Liguria, reso assai più facile e solido dalla comunanza politica.

L’idea, anzi il proposito, di un ingresso, seppur indiretto, della Regione nella compagine azionaria della multiservizi del Nord-Ovest è noto da almeno un paio di mesi: Cirio, come un cane da tartufo delle sue Langhe, ha subito fiutato l’affare guardando a quel colosso in continua espansione, con un titolo azionario che cresce in modo costante e che negli ultimi sei mesi ha visto incrementare il suo valore del 10 per cento, registrando nel 2018 ricavi consolidati pari a 4,04 miliardi (+9,3% rispetto all’anno precedente) e un utile di 242 milioni, in salita dell’1,8 per cento. Terreno delicato, quello in cui muoversi e soprattutto esporsi con manifestazioni di intenti, visto che Iren è quotata in Borsa. Questo, tuttavia, non può certo impedire la Regione, con la sua nuova amministrazione, di studiare un’operazione che del resto era stata suggerita anche al predecessore di Cirio, anche se poi Sergio Chiamparino, ormai verso la fine del suo mandato, non dette alcun seguito.

Un ingresso che, ora come allora, non sarebbe possibile in maniera diretta per l’ente: sia per vincoli normativi della legge Madia, sia per le ingenti risorse necessarie. Anche di questo il governatore sta ragionando da settimane e sembra che la strada praticabile, di cui probabilmente parlerà oggi con Bucci, starebbe nell’utilizzo di una cosiddetta società veicolo. Soluzione non certo nuova, visto che troverebbe un solido precedente in quel Fsu costituita dai Comuni di Genova e Torino proprio per gestire le azioni Iren e che ha operato fino al divorzio consensuale e alla vendita di parte delle quote decisa dalla sindaca Chiara Appendino. Vendita cui ne potrebbe presto seguirne un’altra, attorno al 2,5%, anche se sul punto la sindaca, ancora recentemente interpellata in Sala Rossa, ha accuratamente evitato di fornire delucidazioni. Un pacchetto a cui è interessata la Regione che, attraverso il sostegno di investitori istituzionali (fondazioni bancarie e Finpiemonte), assumerebbe così un ruolo di primo piano neila futura governance.

Insomma, un ottimo affare sotto il profilo economico, altrettanto per quanto riguarda la strategia politica a breve e medio termine, quello cui sta lavorando Cirio e per il quale è indispensabile lavorare di concerto con il sindaco di Genova, auspice Toti.

Come si diceva, nell’incontro informale ma assai sostanziale di oggi, oltre che di Iren si parlerà anche della Compagnia di San Paolo. La grande cassaforte e munifico bancomat, nella cui pancia c’è un cospicuo e strategico pacchetto azionario di Intesa Sanpaolo, è prossima a vedere il rinnovo del suo vertice. Per prassi, ma anche per quei due rappresentanti che gli spettano nel Consiglio Generale, il Comune di Torino ha sempre utilizzato la golden share per l’indicazione del presidente. Appendino, dopo averne chiesto la testa appena insediatasi a Palazzo di Città, negli ultimi tempi non ha negato l’intendimento contrario a una riconferma di Francesco Profumo.

Pure in questo caso Cirio sembra aver intravisto, non a torto, una strada che unendo piazza Castello a Palazzo Tursi possa portare l’asse Piemonte-Liguria a giocare un ruolo nient’affatto marginale. Gli è bastato scorrere lo statuto della Compagnia per fare due rapidi conti: a fronte dei due membri di nomina del Comune, la Regione ne ha soltanto uno che, però, se unito in una sorta di fronte con quello espresso dal Comune di Genova, quello dalla Camera di Commercio di Genova e al terzo spettante all’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, può cambiare almeno in parte gli equilibri e anche i giochi per la successione a Profumo. Al posto dell’ex rettore del Politecnico e già ministro montiano, si prospetta da più parti (compreso l’ufficio della sindaca) l’ipotesi dell’attuale vicepresidente Licia Mattioli, numero due anche in Confindustria nazionale. Chi ha raccolto pensieri sussurrati da Cirio in questi giorni spiega che il governatore nella disfida tra Profumo e Mattioli non voglia proprio entrare. Forse perché già starebbe ragionando su un terzo nome.

Questa operazione, così come quella di Iren, ha come presupposto quell’asse geografico e certamente non meno politico con la Liguria di Toti e la Genova di Bucci. Dove oggi il vero piatto forte non sarà il poco più che rituale incontro tra le due giunte, ma quel che succederà a margine.