POLVERE DI (5) STELLE

Appendino stoppa i dissidenti

Al momento solo il consigliere comunale Curatella annuncia l'adesione alla Carta di Firenze. Più che le dinamiche nazionali interne al M5s sono le vicende amministrative a inasprire il confronto tra i grillini. Cresce il disagio dell'ala movimentista

Il malessere, a Torino forse più che altrove, è crescente in un M5s sempre più votato al governo e distante dai valori originari. Ed è forse per questo che nel capoluogo subalpino, dove i grillini hanno conquistato il potere nel 2016, da questa mattina si apre il confronto sull’iniziativa intrapresa da un manipolo di dissidenti che hanno pubblicato online la Carta di Firenze: un manifesto politico alternativo attorno al quale aggregare forze in grado di lanciare la sfida a chi oggi è sulla tolda di comando, l’asse formato da Luigi Di Maio e Davide Casaleggio. Non è un caso che tra i punti fondanti ci siano il passaggio della proprietà della piattaforma Rousseau al MoVimento e il superamento della figura del capo politico.

A tirare le fila del gruppo di ribelli è il consigliere regionale del Lazio Davide Barillari. Impossibile sapere quanti fossero davvero gli attivisti riuniti a Firenze. Barillari, infatti, ha soltanto riferito che provenivano da dieci regioni italiane: Toscana, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Lazio, Trentino Alto Adige, Marche, Sardegna, Umbria. Il Piemonte non è citato a dimostrazione della marginalità degli amministratori locali in questo processo.

L’unico che, al momento, è uscito allo scoperto annunciando la propria adesione è Aldo Curatella, consigliere comunale a Torino, contestatore (inascoltato) dell’operato dell’ex assessore e neo ministro Paola Pisano, cui ha sempre rinfacciato la sottovalutazione dei rischi per la salute legati alla sperimentazione del 5G e soprattutto l’incapacità di gestire la crisi delle anagrafi cittadine. Critiche che l’hanno portato a un isolamento, certificato anche da come l’ipotesi di una sua promozione ad assessore dopo il trasferimento di Pisano a Roma, non sia stata neanche presa in considerazione dalla prima cittadina. E mentre Curatella si schiera apertamente con i dissidenti, nella maggioranza pentastellata in Sala Rossa altri starebbero valutando l’adesione alla nuova componente di quello che si sta trasformando sempre di più in un partito: tra loro ci sono la vicepresidente della Sala Rossa Viviana Ferrero e le colleghe Maura Paoli e Daniela Albano, tre componenti storiche di quel correntone dei cosiddetti movimentisti che su tanti temi ha intonato il controcanto (in aula e fuori) a Chiara Appendino, la quale per inciso si è già schierata senza riserve al fianco di Di Maio e contro i precetti della Carta di Firenze.

“Sto valutando la mia adesione – dice Albano allo Spiffero –. Ho partecipato ai lavori del gruppo che l’ha formulata quella carta. Alcuni punti li condivido, altri molto meno. Per esempio non mi piace la richiesta di avere una struttura di partito anche se capisco che questa struttura verticistica vada smantellata”. Ferrero, addirittura, avrebbe espresso con alcuni interlocutori tutto il suo disagio per la permanenza in una formazione nella quale non si riconosce più, né a livello locale né nazionale.

Insomma, le dinamiche nazionali a Torino si intrecciano a vicende domestiche, legate a scelte amministrative che, come quella recente sul “muro del suk”, vedono in fibrillaione una parte consistente del gruppo consiliare. Se il tratto law & order imposto dalla Appendino viene contestato apertamente dalla frangia movimentista e attigua ai centri socali, il pugno duro sull’ordine pubblico convince poco anche l’ala governativa, come dimostra la dichiarazione della capogruppo Valentina Sganga sulla necessità di superare il “meccanismo securitario” sposato dalla prima cittadina.

Tra chi invece non sottoscriverà il documento c’è la capogruppo del M5s in Regione Piemonte Francesca Frediani, No Tav della prima ora, pentascettica da mesi, soprattutto dopo l’archiviazione definitiva della battaglia contro l’alta velocità, ma allo stesso tempo perennemente allineata e coperta con i vertici mentre dalla sua Valsusa in tanti iniziano a chiederle conto della sua permanenza in un partito che di fatto ha ammainato la loro bandiera.

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