OPERE & OMISSIONI

La Regione vuole le autostrade e punta a far saltare le gare

Esposito (Pd) difende la scelta del governo di mettere a bando la Torino-Piacenza e la Torino-Aosta e polemizza con la Giunta piemontese, che con l'assessore Gabusi mira a dar vita a una società pubblica, cui affidare in house la gestione delle tratte

Il centrodestra che governa il Piemonte ha davanti a sé un’autostrada. Nessuna metafora: è asfalto, caselli e pedaggi quello a cui guarda con concreto interesse la giunta di Alberto Cirio, mettendo sulla corsia di sorpasso l’assessore Marco Gabusi a lampeggiare verso chi marcia in senso contrario, ovvero il Governo, in particolare il nuovo ministro Paola De Micheli “colpevole” di aver pubblicato i bandi per la messa a gara delle concessioni per la tangenziale di Torino, la Torino Piacenza, la Torino-Quincinetto e la Torino Pinerolo.

È bastato che il Mit facesse ciò che prevede la legge, ovvero bandire la gara, dopo tre anni di proroga concessa all’attuale gestore, per mandare all’aria i piani del nuovo governo regionale e in bestia chi rischia di veder sfumare un progetto tanto ambizioso quanto discutibile: creare quella sorta di piccola Iri con Piemonte, Lombardia e magari pure l’Emilia-Romagna a gestire in proprio (non è chiaro con quali risorse necessarie, piuttosto ingenti) tratte affidate oggi a concessionari privati. Un'ipotesi che l'assessore non nega, sia pure ridimensionandola un po': "Immaginare una società in house di tali dimensioni e con tali coinvolgimenti, forse può essere eccessivo. Diverso è ragionare sulla Tangenziale di Torino, magari accorpandola nell'operazione alla Torino-Aosta. Il modello potrebbe essere quello della A22 del Brennero". 

Stupore e amarezza,insomma, sentimenti in cui è stata diplomaticamente declinata l’arrabbiatura del centrodestra piemontese nelle dichiarazioni dell’assessore ai Trasporti, l’uomo più politicamente vicino al governatore, di fronte alla decisione della De Micheli. Decisione da far rimpiangere addirittura Danilo Toninelli, “con il quale avevamo aperto un dialogo”, ha spiegato Gabusi, “che prevedeva la condivisione con i territori delle linee guida per decisioni strategiche come le concessioni autostradali”. Lo stupore e l’amarezza non sono svaniti e qualche giorno dopo aver dovuto incassare a sorpresa quel che non avrebbe dovuto affatto sorprendere, ovvero l’avvio della procedura per le gare, è ancora Gabusi a tornare sull’argomento.

Lo ha fatto ribadendo che "eliminare dal bando di gara l'obbligo del concessionario di presentare un'ipotesi di soppressione dei caselli significa che per i prossimi 12 anni, ovvero per la durata del nuovo contratto, difficilmente se ne potrà parlare". L’assessore si riferisce al bando per la concessione della tangenziale di Torino, arteria per la quale i Comuni chiedono da tempo la soppressione del casello di Beinasco. "La conseguenza – nelle previsioni dell’assessore – sarà la condanna dei Comuni del territorio a essere costantemente intasati da tir e automobili e a subire passivamente un continuo aumento del livello di inquinamento ambientale. Uno scenario inaccettabile”.

O forse non sarà difficilmente accettabile per la nuova maggioranza di centrodestra quel che dalla decisione del ministro dovrebbe scaturire, ovvero la sana competizione per ottenere la concessione senza continuare sulla strada delle proroghe, assai comoda e redditizia per chi la concessione ce l’ha? "Ma noi non abbiamo mai chiesto alcuna proroga. Chiadiamo invece che la Regione sia ascoltata e non per la benevolenza di qualche dirigente, ma come soggetto che dovrebbe avere titolo ad incidere in maniera vincolante su alcuni aspetti delle concessioni e quindi dei bandi di gara", precisa il titolare dei Trasporti nella squadra di Cirio.

“La verità è una sola: nel nostro Paese nessuno vuole mai fare le gare e c’è sempre un buon motivo per chiedere proroghe” taglia corto l’ex senatore del Pd Stefano Esposito, padre del codice degli appalti e neppur lontano parente di chi, anche nel suo partito, ha sempre fatto in modo di spingere le gare più in là. Se la Regione non è tra questi, certo fa di tutto per non fugare questo dubbio. “L’obiettivo vero della Regione è di far saltare la gara doppia”, aggiunge Esposito, al quale non sfugge certo che la posizione della Giunta di centrodestra abbia buone sponde nel centrosinistra, proprio in una parte di quel Pd che se nell’album di famiglia ha tolto la falce ha tenuto ben caro il casello.

In effetti, è lo stesso azzurro Gabusi a ricordare quel “percorso condiviso anche con la Città Metropolitana” che “punta a un’autonomia ragionata dove i territori sono protagonisti delle decisioni che li riguardano”. In che modo? “La Regione e la Città Metropolitana hanno valutato l’ipotesi di un affidamento di tratte in concessione per una gestione in house. La pubblicazione del bando, però, non ci consente nemmeno di valutare questa possibilità. Un irresponsabile colpo di spugna ha cancellato tutto”. 

In questo quadro dove anche le tinte politicamente più distanti si avvicinano nel dichiarato interesse comune e in una concordia istituzionale a più corsie, giova ricordare come un paio di mesi fa il gruppo Pd nell'ex Provincia aveva chiesto ufficialmente un coinvolgimento dell’ente nel bando. Finora, infatti, gran parte delle tratte autostradali torinesi sono state gestite dall’Ativa, società controllata dal Gruppo Gavio assieme alla Mattioda Autostrade nella quale l’ente detiene il 18% di quote, in virtù delle quali ogni anno incassa un dividendo intorno ai 3,5 milioni di euro.

Briciole rispetto al giro d’affari che ruota intorno alle concessioni autostradali. Prima dell’estate, quella presa di posizione era un indice puntato contro l’esecutivo gialloverde, colpevole di non dialogare con i territori. Da quando il bando è stato pubblicato dal ministro dem nessuna voce ufficiale si è levata da quella componente del partito subalpino dimostratasi così sensibile alle istanze dei gestori autostradali.

“Non sfugge che la messa a gara di A21 e Ativa è un pezzo dello schema più ampio costruito dall’ex ministro  Graziano Delrio, che consentirà nel 2030 di arrivare a un’unica gara con la Torino-Milano e soprattutto di concludere l’Asti-Cuneo, altro tassello all’interno di questo complesso mosaico” osserva Esposito. Uno schema che però sembra essere superato dalla ecisione della De Micheli di proseguire con la soluzione del suo predecessore grillino. È ancora Esposito a servire, posandolo rumorosamente sul tavolo da par suo, un piatto indigesto per non pochi del suo stesso partito: un’altra verità scomoda. “Tra gli attuali gestori c’è chi sa bene che con un bando pubblico rischia di rimanere fuori, ma chi fa politica non deve preoccuparsi degli interessi di soggetti privati”.

Intanto la Regione, con Gabusi, ha scritto alla De Micheli chiedendo un incontro  “per riaccendere l'attenzione sulla mobilità dell'area e sulla salute delle persone e rimettere in discussione le tematiche dei pedaggi della tangenziale di Torino. Meglio ancora – sostiene Gabusi – se il ministro viene qui, così si può rendere conto degli incolonnamenti a Beinasco e Orbassano". Dietro questa legittima richiesta difficile escludere che ci sia l’intenzione, supportata da altrettanto legittime motivazioni, di provare spingere più in là le gare da parte di una Regione che davanti a sé ha un’autostrada. Anzi più di una.

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