ECONOMIA DOMESTICA

L'industria arranca, regge il terziario

Automotive e tessile fiaccano l'economia di Torino e del Biellese. Bene Cuneo con l'alimentare e il comparto orafo dell'Alessandrino. Ma c'è aria di stagnazione. Gallina: "Intervenga il governo". L'indagine congiunturale di Confindustria Piemonte

È sempre debole il clima di fiducia tra le imprese piemontesi con la solita dicotomia tra manifatturiero, dove le previsioni sono più negative, anche se non si profila una recessione, e terziario più ottimista. Lo conferma l’indagine congiunturale trimestrale di Confindustria Piemonte. Nel manifatturiero le attese su produzione, ordini ed export restano lievemente sfavorevoli. Il tasso di utilizzo degli impianti è al 75 per cento, livello elevato, e il ricorso alla cassa integrazione è aumentato ma contenuto. Stabili gli investimenti, programmati da un quarto delle aziende e le previsioni sull’occupazione. Soffrono tessile, automotive, metallurgia ed edilizia. Buone prospettive per alimentare, gioielli, giocattoli. Tra le province bene Cuneo, Alessandria, Novara e Canavese, in difficoltà Torino, Vercelli, Verbania e Biella. “Non si intravedono soluzioni immediate alla fase di stagnazione e incertezza che ha caratterizzato gli ultimi trimestri”, commenta Fabio Ravanelli, presidente di Confindustria Piemonte.

A livello territoriale le differenze sono ampie. Da un lato, a Cuneo, Alessandria, Novara e nel Canavese la maggioranza delle imprese esprime valutazioni favorevoli. Diverso il clima di fiducia prevalente a Torino, Vercelli, Verbania e Biella, alle prese con condizioni di mercato più problematiche. Nel Torinese la rilevazione di settembre evidenzia un deciso peggioramento delle aspettative: i saldi ottimisti-pessimisti arretrano di una decina di punti rispetto a giugno. Tengono export e occupazione. Stabile il tasso di utilizzo degli impianti, investimenti in lieve crescita.

Non si chiude la forbice tra piccole e grandi imprese, con le grandi (oltre 50 addetti) che registrano saldi positivi, contrariamente alle piccole, dove prevalgono i pessimisti. Un’analisi più approfondita mostra come siano soprattutto le micro-imprese (sotto 10 addetti) a essere fortemente pessimiste. “In Piemonte, come nelle altre aree industriali del nostro Paese, non si intravedono soluzioni immediate alla fase di stagnazione e incertezza che ha caratterizzato gli ultimi trimestri - commenta Ravanelli –. Alle difficoltà congiunturali si intrecciano le crisi di settore nell’automotive, nel tessile o nell’edilizia. Nel breve periodo non è realistico immaginare un’accelerazione”. Mentre il numero uno dell’Unione Industriale di Torino Dario Gallina chiede un “intervento del governo già nella prossima finanziaria”.

Nel dettaglio, per le oltre 900 aziende del campione, restano negative le attese su produzione e ordini per il quarto trimestre 2019. In particolare il saldo sulla produzione totale passa da -2,3% a -1,5% e quello sugli ordinativi totali da -3,2% a -4,9%. Rallentano anche le attese sull’export, che passano da +0,3% a -0,1%. Lievemente più caute ma ancora leggermente positive le previsioni sull’occupazione: il saldo passa da +4,3% a +2,1%. Resta forte la correlazione tra produzione e propensione alle esportazioni. Le aziende più ottimiste sono le medie esportatrici, che esportano tra il 30 e il 60% del fatturato (saldo +6,9%); seguono le grandi esportatrici, che esportano oltre il 60% del fatturato, con saldo ottimisti pessimisti pari +0,9% e quelle che esportano dal 10 al 30% del fatturato (saldo 0,0%). Ancora negative le attese per le imprese che vendono all’estero meno del 10% della produzione, con saldo del -7,7%.

Si accentua ulteriormente il divario tra la performance delle imprese con oltre 50 addetti e quelle più piccole, con saldi rispettivamente pari a +3,4% (era 1,9% a marzo) e -4,2% (era +4,5%). Aumenta di un punto il ricorso alla cassa integrazione, che interessa ora il 12,7% delle aziende, una percentuale in lenta crescita negli ultimi trimestri. Variano di poco le aziende con programmi di investimento di un certo impegno, che passano dal 24,5% al 24,9%. Stabile il tasso di utilizzo della capacità produttiva, che si attesta al 75% un valore non lontano dai livelli pre-crisi. Poche variazioni nella composizione del carnet ordini, in particolare il 20,6% delle aziende ha ordini per meno di un mese, il 48,6% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 18,9% per 3-6 mesi, l’11,9% per oltre 6 mesi.

La media complessiva dei tempi di pagamento è di 83 giorni; sale a 96 giorni per la Pubblica amministrazione, in calo significativo rispetto ai livelli prevalenti di 4-5 anni fa. È fornitore degli enti pubblici circa il 18% delle aziende manifatturiere. In calo il numero di imprese che segnalano ritardi negli incassi (26,1%). A livello settoriale le aziende non metalmeccaniche esprimono attese ancora negative, passando dal -4,1% al -1,9%. Il saldo delle imprese metalmeccaniche è negativo per la prima volta dopo 18 trimestri positivi (dal +0,9% al -0,9%).

Il comparto macchinari e apparecchi torna positivo, dopo lo scivolone del terzo trimestre e passa da -1,2 a +8,5; restano in crisi la metallurgia (da -13,5 a -10,3%) e l’automotive (da 0% -2,9%); brusca frenata per l’industria elettrica ed elettronica (da +27,6% a 0,0%). Tra gli altri comparti manifatturieri, spicca l’andamento ancora positivo dell’alimentare, che non conosce crisi e passa da +7,8% a +12%, della chimica (da +2% a +5,3%), delle manifatture varie (da +6% a +11%) e del legno (da +12,5% a +7,1%). Gelata per gli impiantisti (da +8,3% a -22,9%), mentre è negativo il saldo per la gomma-plastica (da -10% a -1,9%). Resta profonda la crisi del tessile, soprattutto biellese (che passa dal -19,5% al -12.1%), del cartario-grafico (da -22% a -2,5%) e dell’edilizia (da -4,1% a -10,0%). A livello territoriale, si segnala la ottima performance di Canavese (da +25,9% a +31,3%), Alessandria (da -7,1% a +10,7%), Novara (da +15,2% a +7,1%), Cuneo (da +3,8% a +5,1%). Inversione di tendenza ad Asti (da +7,9% a -3,2%), mentre restano negative le attese a Torino (da -0,9% a – 8,1%), Verbania (da -6,9% a -14,3%) e Vercelli (da -13,5% a -5,0%). Si accentua la crisi a Biella, dove il saldo ottimisti-pessimisti, è negativo da un anno (-14,8%).

Nel comparto dei servizi, le oltre 300 aziende del campione esprimono valutazioni positive, ben più ottimistiche rispetto al manifatturiero: quasi tutti gli indicatori registrano saldi positivi a due cifre. In particolare, il saldo ottimisti-pessimisti sui livelli di attività migliora di 2,5 punti percentuali (da +17,3% a +19,8%), quello sull’occupazione passa da +18,2% a +18,5%. Positivo anche il saldo per ordini totali, che passa da +13,9 a +16,1%. Diminuiscono le imprese con programmi di investimento di un certo rilievo (da 26,4% a 22,0%).

Andamento positivo per tasso di utilizzo delle risorse (84%), mentre è quasi nullo il ricorso alla cassa integrazione, attestato allo 0,6%, invariato rispetto a giugno. Qualche variazione per la composizione del carnet ordini. Il 12,0% delle aziende ha ordini per meno di un mese, il 32,0% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 20,6% per 3-6 mesi e il 35,4% per oltre 6 mesi. Da notare che il portafoglio ordini oltre i 6 mesi è considerevolmente più frequente nel terziario rispetto al manifatturiero (dove supera di poco il 10%). Leggero rialzo per i tempi di pagamento. La media è di 69 giorni: il ritardo sale a 92 per la Pubblica Amministrazione, con cui ha rapporti di fornitura circa il 45% delle aziende del campione. Il 28% delle imprese segnala ritardi negli incassi.

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