POLTRONE & PALAZZI

Regione: impasse sulle nomine, non c'è accordo nel centrodestra

Nulla di fatto nell'incontro "clandestino" in autogrill: i capi della coalizione faticano a comporre il puzzle. Le tre correnti leghiste, le pretese dei meloniani, gli sgambetti tra berlusconiani. Il nodo Atc. E all'Ires prende quota Rosboch

In un autogrill tra Torino e Alessandria, non meno di dieci giorni fa, i tre azionisti del centrodestra piemontese si sono incontrati per provare a comporre il complesso mosaico delle nomine in Regione Piemonte. Piatto ricco mi ci ficco, ma finora a causa dei tanti veti incrociati, i commensali sono rimasti a bocca asciutta. E con la fame aumenta anche il nervosismo. Seduti allo stesso tavolo Riccardo Molinari (Lega), Fabrizio Comba (Fratelli d’Italia) e il deputato di Forza Italia Roberto Rosso, staffiere del coordinatore Paolo Zangrillo, hanno esposto i rispettivi desiderata: in ballo ci sono le tre Agenzie per la casa (Atc), l’Ente per il diritto allo studio (Edisu), l’Istituto di ricerche economiche e sociali (Ires) e infine il Consorzio informatico (Csi). Un antipasto di rilievo che prepara i bocconi più succulenti: la Compagnia di San Paolo e Finpiemonte. Imminente pure l’abbuffata di direttori (circola un piano di riorganizzazione ed è previsto l’ingresso di almeno un paio di esterni, in attesa di individuare il capo di gabinetto), mentre più in là è fissato il rinnovo dei vertici delle aziende sanitarie anche se qualche assaggio si misurerà con la nomina dei commissari.

Al momento il nodo principale riguarda le Atc, sulle quali vige un patto tra il Carroccio, che rivendica quelle del Piemonte Nord e Sud, e i berlusconiani ai quali verrebbe assegnata quella di Torino. Una spartizione frutto, a sua volta, dell’accordo tra le due principali correnti leghiste, quella novarese guidata dal sindaco Alessandro Canelli e quella alessandrina del capogruppo a Montecitorio e coordinatore regionale Molinari, che tuttavia non ha tenuto conto di altre due forze emergenti, i leghisti torinesi e soprattutto i seguaci di Giorgia Meloni che dopo le elezioni in Umbria, dove hanno quasi doppiato i berlusconiani, attestandosi oltre il 10 per cento, e ora rivendicano maggiore peso nella coalizione e, soprattutto, posti. Molinari sperava di tenerli a bada con la presidenza del Csi per Agostino Ghiglia, l’ex padre padrone dei post-missini piemontesi, ora alla ricerca di una casella strategica nel sottogoverno regionale. Si dice sia inferocito dopo essersi visto sfilare la presidenza di Finpiemonte Partecipazioni, finita a Francesco Zambon, fortemente sponsorizzato Fabrizio Ricca. Una nomina che dovrebbe aver chetato almeno per un po’ (almeno nelle intenzioni di qualcuno) l’ambizioso assessore alle Partecipate, lasciandolo defilato nella partita sull’Atc di Torino dove in principio puntava forte su Umberto Trabucco, ex An, che pare avergli posto un aut aut: o la presidenza o niente.

In questa situazione di stallo starebbe provando a inserirsi il presidente di Palazzo Lascaris Stefano Allasia, l’altra faccia della Lega subalpina e antagonista di Ricca che può contare invece sull’alleanza con Alessandro Benvenuto. “Io ho una donna da piazzare come consigliere semplice” avrebbe assicurato Allasia accreditandosi come tutore del patto tra Molinari e Forza Italia. Ma chi intendono designare gli azzurri piemontesi al vertice di corso Dante? Anche qui la situazione è confusa. L’attuale vicepresidente ed ex numero uno Elvi Rossi è convinto di poter contare sulla sponsorizzazione della componente capitanata da Carlo Giacometto e Claudia Porchietto, ma c’è un’area interna che vuole stopparlo anche per tenere a bada le mire espansioniste dei due parlamentari torinesi. La giustificazione di una eventuale esclusione sta in quella controversa indagine per abuso d’ufficio che lo vede coinvolto assieme al presidente piddino Marcello Mazzù sull’alloggio venduto al padre dell’ex deputata Paola Bragantini. Il problema però è chi piazzare al suo posto visto che in pochi rispondono ai requisiti richiesti. La partita nella casamatta berlusconiana è legata a doppio filo a quella nel Pd: la scelta naturale sarebbe la conferma del numero uno uscente Mazzù, anche in virtù dei buoni risultati ottenuti al vertice dell’agenzia, ma se Forza Italia rinunciasse a nominare Rossi, giustificando la scelta con il coinvolgimento nell’indagine, come farebbe il Pd a designare Mazzù, ugualmente indagato? Ed è inutile dire che tra i dem c’è chi è pronto a prendere questa palla al balzo a partire da chi in campagna elettorale avrebbe beneficiato del sostegno dell’ex sindaco di Grugliasco, che in questa fase sta subendo la concorrenza dell’altra componente del cda, Noemi Gallo, la quale potrebbe contare sul sostegno (non dichiarato) del deputato Davide Gariglio, tornato a muoversi in asse con il collega Stefano Lepri

Intanto in Ires sarebbe saltata la nomina del professor Massimo Cavino su cui puntava la Lega (in particolare la corrente dei novaresi): la casella passa a Forza Italia e così salgono le quotazioni di Michele Rosboch, professore associato di Storia del diritto medievale e moderno all’Università del Piemonte Orientale, cattolico di rito ciellino molto apprezzato dallo stesso governatore Alberto Cirio.

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