PALAZZO CIVICO

Appendino traballa sull'Urbanistica

La maggioranza M5s torna a scricchiolare su due autorizzazioni ad ampliamenti di strutture private proposte dall'assessore Iaria. Tre consiglieri grillini si astengono tenendo però in piedi il numero legale. Le critiche di Lo Russo (Pd) e Magliano (Moderati)

Sulle politiche urbanistiche Chiara Appendino non ha una maggioranza. Almeno a giudicare dai numeri con cui sono state approvate due delibere proposte dal neo assessore Antonino Iaria e approvate in Sala Rossa, la prima con 20 voti, la seconda addirittura con 19. La maggioranza assoluta fissata a quota 21 è rimasta una chimera, nonostante i voti favorevoli della sindaca e del presidente del Consiglio Francesco Sicari.

Nel merito i due provvedimenti sono altrettante autorizzazioni ai sensi della legge 16 della Regione Piemonte. In particolare la prima si riferisce al complesso ex Officine Savigliano di corso Mortara dove l’amministrazione ha dato il via libera a un ampliamento di oltre 600 metri quadrati per un’area da adibire ad attività di intrattenimento e tempo libero (una palestra). Un permesso a vantaggio di una società privata a fronte del quale il Comune di Torino non otterrà alcun beneficio né il termini di servizi, né tantomeno economici.

Per questo la delibera era già stata contestata nei giorni scorsi e sospesa in aula due settimane orsono quando venne illustrata per la prima volta da Iaria, il quale di fronte ai rilievi delle opposizioni – in particolare il capogruppo Pd Stefano Lo Russo – aveva deciso di bloccarne l’approvazione. “Su questo hai ragione, a malincuore te ne do atto” era stata la concessione sorniona dell’assessore in un colloquio davanti ai giornalisti con il suo predecessore nella giunta di centrosinistra. Salvo poi riportare il provvedimento in aula tale e quale quindici giorni dopo facendo saltare sulla sedia persino alcuni esponenti della sua stessa maggioranza. E così, mentre le opposizioni annunciano la loro non partecipazione al voto, i grillini Damiano Carretto, Daniela Albano e Maura Paoli si astengono (il sì di Viviana Ferrero pare invece legato a evitare rappresaglie quando arriverà in aula la mozione di sfiducia nei suoi confronti), in modo da marcare la distanza con la delibera ma allo stesso tempo consentirne l’approvazione garantendo il numero legale. Un escamotage per dissociarsi pubblicamente da un provvedimento ritenuto sbagliato, una sorta di resistenza passiva che ha tuttavia consentito all’assessore di tirare dritto, pur senza la possibilità di votare l'immediata esecutività dell'atto, per cui è necessaria la maggioranza assoluta. 

A peggiorare una situazione già complessa ci si mette proprio Iaria che nell'illustrare la delibera si riferisce più volte a una interlocuzione (seppur per interposta persona) con l'assessore all'Urbanistica della Regione, chiamato in tre occasioni "Barosso", anziché Carosso. Durante il dibattito c'è addirittura chi evoca la Corte dei Conti, anche per intimidire i pentastellati chiamati a garantire il proprio semaforo verde.

È il capogruppo dei Moderati Silvio Magliano a mettere sale sulla ferita, certificando nel suo intervento che “su questa delibera non c’è la maggioranza”, mentre Lo Russo attacca sul merito senza risparmiare stoccate anche alla precedente giunta regionale di centrosinistra e in particolare a Sergio Chiamparino e all’allora assessore all’Urbanistica Alberto Valmaggia, responsabili di aver approvato la legge cui ora si rifà Iaria per autorizzare l’ampliamento.

Per evitare lo strappo, la capogruppo grillina Valentina Sganga ha anche valutato l’ipotesi di sospendere nuovamente la discussione sul provvedimento, ma al termine di un confronto con i suoi compagni di banco la decisione è stata di procedere, nonostante le annunciate defezioni. Stizzito per l’epilogo della vicenda, Carretto ha successivamente abbandonato il Consiglio, facendo mancare nelle successive votazioni anche il voto per mantenere il numero legale in un’aula sempre più irrequieta.

print_icon