GOVERNO BIFORCUTO

Niente fondi per il piano torinese, Conte promette e non mantiene

Nella legge di bilancio non vi è traccia dei 100 milioni annunciati dal premier per l'accordo di programma tra istituzioni e Politecnico. E così dopo l'area di crisi senza soldi si profila una nuova beffa per Torino e il Piemonte. La denuncia di Porchietto (FI)

Abracadabra, per Torino non c’è un euro. Spariti i 150 milioni per l’area di crisi complessa (che a onor del vero non sono mai stati destinati solo a Torino e Provincia, ma a tutte le aree di crisi del Paese), svanito l’annunciato accordo di programma per finanziare il progetto del Politecnico e perse le tracce di quel misero tampone che sarebbe stato un emendamento alla legge di Bilancio.

La mandrakata dell’allora ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, subito sostenuta dall’allora e ancor oggi premier Giuseppe Conte, si è rivelata ancor più tale, con tutta la gravità per un territorio che avrebbe bisogno di ben altro e di ben più concreto, in queste ore in cui ci si approssima all’approdo in aula della finanziaria.

Per capire quel che è successo o purtroppo meglio dire non è successo, contrariamente ai roboanti annunci, bisogna partire dall’inizio, andando indietro di un po’ di mesi. È aprile e al governo della Regione c'è ancora Sergio Chiamparino quando Di Maio, sotto la sguardo compiaciuto della sindaca Chiara Appendino, annuncia e promette 150 milioni di contributi per l’area di crisi complessa che comprende Torino e una serie di comuni della Città Metropolitana. Il 16 dello stesso mese l’allora titolare del Mise firma il decreto con cui si riconosce lo status al territorio, ma la legge 181 si rivolge alle imprese in crisi quindi sono queste che devono presentare i progetti al ministero e non, come si è lasciato intendere e in alcuni casi addirittura spiegato, soggetti diversi come nel caso specifico, dal Politecnico, dal Comune, dalla Regione. Insomma, non può essere applicata quella legge cui invece ha fatto riferimento Di Maio.

Non solo: quei 150 milioni, dopo qualche mese diventano – sempre negli annunci – soltanto più 50, ma si continua a parlare di un progetto che non può comprendere né il manufactoring competence center, né altro, essendo quei fondi ipotetici, vincolati al rispetto dell’appena citata legge 181. Ma siamo solo all’inizio.

Passa qualche mese, trascorre l’estate e a ottobre Conte torna sui 150 milioni, però dice quel che molti avevano compreso da tempo, ma che era negato da chi aveva interesse a suonare le trombe agli annunci di Di Maio e dell’allora premier del Governo gialloverde, nel frattempo diventato giallorosso, ovvero: quei milioni non sono soltanto per Torino, ma per tutta l’Italia. “Non ci serviva che ce lo dicesse lui, bastava leggere la norma” osserva chi, come la deputata di Forza Italia Claudia Porchietto, sulla questione non ha mai lesinato forti perplessità e ora di fronte a un quadro a dir poco preoccupante lancia l’ennesimo allarme.

Come in un film di Totò, questi 150 milioni vanno e vengono a parole, scoprendo poi come rivela ancora la deputata azzurra che “nel fondo per la legge 181 di quella somma ce n’è solo una parte”. Roba da stare allegri insomma. Già, perché la mandrakata prosegue: Conte spiega che un conto è la norma per l’area di crisi con tutti i paletti che come si è visto fissa e con tutti i problemi di fondi che ci sono, altro è “un accordo di programma”, come annuncerà il premier, “che preveda al fianco di Politecnico, Regione Piemonte, Comune di Torino un intervento significativo per dare corpo al progetto”, presentato il 22 ottobre dal rettore del Politecnico Guido Saracco. Un piano che prevede una macromappatura dell’area metropolitana, con il Competence center, l’area dell’aerospazio di corso Marche, l'ulteriore sviluppo dell’Envipark sull’idrogeno, la guida autonoma al Lingotto e altri progetti di intervento.

In quell’occasione con Conte non c’è più Di Maio, che nel frattempo ha indossato la feluca, ma il nuovo ministro Stefano Patuanelli. È quest’ultimo a dire non solo al rettore, ma anche alla stessa Porchietto che “questo è un progetto bellissimo, che verrà seguito dalla Presidenza del Consiglio, ma – aggiunge – dobbiamo trovare le risorse tra Mise, Mef e Miur”, quindi oltre allo Sviluppo Economico anche i dicasteri dell’Economia e della Ricerca.

Da quel momento si incomincia a lavorare su un accordo di programma che nulla ha a che vedere con la legge 181 per le aree di crisi e che metta attorno a un tavolo Comune, Regione, Politecnico per dare vita a questo grande investimento. “Un accordo di programma – ricorda Porchietto – su cui il Presidente del Consiglio dice che il Governo è pronto a mettere 100 milioni in cinque anni”. Conte dice: “Portatemi il progetto e firmiamo”.

Il rettore del Poli accelera e il lavoro è pronto. Ma qualcosa va storto e non certo a Torino. Si aspetta che da Roma arrivi la chiamata, che però non arriva. Dieci giorni fa, finalmente, c’è la convocazione al Mise, ma sarà una delusione. Al dicastero entrano il rettore Saracco, per la Regione Giuliana Fenu e per il Comune l’assessore comunale Alberto Sacco e la dirigente Paola Virano: convinti che li aspetti la bozza di accordo di programma. Invece spunta l’ennesimo gioco di prestigio: un emendamento alla finanziaria che agli occhi dei più appare nulla che il tentativo di mettere una bandierina senza andare oltre.

Nessuno, tra l’altro, è riuscito a sapere come sarebbe stato e cosa avrebbe contenuto quell’emendamento. Di certo, come rimarca la parlamentare di Forza Italia che siede in commissione Attività Produttive “un conto è un accordo di programma in cui vengono stabiliti e sanciti punti e impegni precisi, altro è un emendamento che può anche essere solo di intenti”.

Finite, anche se con una soluzione al ribasso, le mandrakate del Governo? Macché. Già, perché neppure l’emendamento c’è. “Rimaniamo con un cerino in mano”, avverte Porchietto. La deputata, chiamata dal governatore Alberto Cirio a predisporre e coordinare la realizzazione del Piano per la competitività, spiega come “ad oggi rimaniamo soltanto con i 30 milioni già destinati precedentemente dalla Regione al Manufactoring center, ma per realizzare il progetto predisposto dal rettore parliamo di investimenti pesanti per i prossimi cinque anni". Per la parlamentare "tutto questo ha origini e responsabilità ben precise: Conte è venuto a fare la sua bella figura a Torino, promettendo anche lui cento milioni dopo che ad aprile Di Maio ne aveva promessi 150. Tutti e due ci hanno presi in giro e ad oggi l’emendamento non c’è. Non c’è niente. Tanto per cambiare, Torino e il Piemonte sono rimasti a bocca asciutta”.

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