SANITA' & POLITICA

Icardi impone Aimar direttore, oggi "piccona" gli ospedali

La nomina è decisa. L'assessore "ubiquo": in Austria, a Roma (in videoconferenza) per il Patto della Salute e in Consiglio a discutere di edilizia sanitaria. Nella seduta odierna esprimerà le sue riserve sulla Città di Novara, il Parco e il nuovo complesso di Torino Sud

Il governatore ha la penna in mano per firmare l’atto di nomina di Fabio Aimar a direttore regionale della Sanità. Anzi, forse, Alberto Cirio l’ha già posata. Fosse stato un po’ di anni addietro, visto il pressing che ha rasentato l’aut aut da parte dell’assessore Luigi Icardi così come il convinto viatico del segretario regionale della Lega Riccardo Molinari per mandare in corso Regina l’ex segretario cuneese del Carroccio e dirigente dell’Asl Cuneo 1, nella penna ci sarebbe stato inchiostro verde.

Quella che si profila come la più politicamente marcata delle investiture alla guida di una delle direzioni regionali concluderà con la comunicazione ufficiale, un totonomi che è andato riducendosi ben presto e altrettanto repentinamente quanto in maniera evidente ha fatto emergere il peso della volontà dell’assessore, supportato dai vertici regionali del partito, in quella scelta che non pare ammettesse alternative. “Vogliamo il meglio” aveva detto ormai settimane fa Cirio spiegando quale sarebbe stato il suo intendimento per il vertice tecnico-operativo della sanità piemontese. Aimar, laurea con 110 e lode e docenza a contratto all’Università, non ha mai diretto un’Asl men che meno avendo operato in quelle strutture ministeriali o comunque centrali come invece era accaduto per molti dei suoi predecessori. Dai prossimi giorni lo si vedrà all’opera, magari smentendo, nei non facili rapporti soprattutto con le amministrazioni locali o con le parti sociali, quei tratti poco inclini alla mediazione e al dialogo che gli vengono attribuiti. Appunto, si vedrà.

Intanto, se Icardi con la nomina di Aimar (da lui portato in corso Regina come braccio destro subito dopo il suo insediamento) incassa facilmente un risultato, difficile dire se gli riuscirà altrettanto semplice risolvere altre questioni, certamente più complesse e su terreni meno morbidi rispetto a quello trovato in Piazza Castello. Lo si vedrà già questa mattina. Rientrato a Torino dopo alcuni giorni trascorsi in Austria, da dove si è collegato in teleconferenza con i colleghi delle altre Regioni per affrontare la spinosa questione della firma del Patto della Salute che ha rischiato fino all’ultimo si saltare, l’assessore oggi privilegerà il suo ruolo piemontese rispetto a quello nazionale di coordinatore per la sanità nell’ambito della Conferenza delle Regioni. Non mancherà l’appuntamento in aula per illustrare il suo piano o, comunque, le sue linee in tema di edilizia sanitaria. Al termine, probabilmente ma ancora non si sa con certezza, potrebbe volare a Roma per la firma dell’intesa prevista alle 13 e 45 da parte dei governatori dove Cirio, però, non ci sarà sostituito e rappresentato dall’assessore Marco Gabusi.

Di sicuro Icardi non sarà a Roma alle 10 e 30 quando si discuterà il testo definitivo del Patto, inviato dal ministero della Salute. Magari tornerà a collegarsi in videoconferenza com’è successo nelle ultime ore quando la tensione è salita e il rischio di veder naufragare il Patto e con esso l’incremento del fondo sanitario che, come osservava lo stesso Cirio, “è tanto più necessario al Piemonte” quanto pesante la situazione delle finanze in sanità.

Dunque a Roma il governatore manda l’assessore ai Trasporti e quello della Sanità, dopo aver utilizzato i potenti mezzi tecnologici, potrebbe tornare a farlo pure oggi. Una scelta, quella di essere in via Alfieri stamane tanto legittima quanto apprezzabile. Forse aver aggiornato per tempo le agende avrebbe evitato poco opportune sovrapposizioni e notabili assenze romane. Ma tant’è, oggi l’attesa è per quel che Icardi dirà sul futuro delle strutture ospedaliere piemontesi e dei futuri ospedali.

Un’attesa non solo delle minoranze che quelle informazioni le hanno chieste ripetutamente e che sono pronte ad affilare le lame di fronte a più di una contraddizione emersa in questi soli sei mesi nell’azione di governo e, soprattutto, sulle prospettive dei nuovi poli sanitari cui non può non legarsi una conseguente programmazione. Ad aspettare e in più di un caso forse temere quel che dirà o non dirà il titolare della materia che rappresenta oltre i due terzi del bilancio regionale ed è quella di maggiore impatto sui cittadini sono anche le stesse forze di maggioranza e, addirittura, ampi settori del partito dell’assessore.

Fuor di dubbio che i nodi intricati siano molti. Dall’ancora irrisolta questione dell’inserimento o meno del Regina Margherita e del Sant’Anna nel futuro Parco della Salute alla scelta del luogo dove costruire l’ospedale unico dell’Asl To5, tema sul quale una quarantina di sindaci aspettano da due mesi un incontro con Icardi. Ma è sulla Città della Salute di Novara che si dipana il sentiero più scivoloso per la giunta di centrodestra e si prospetta per il territorio interessato al grande polo sanitario il rischio di veder rallentare se non bloccarsi il progetto. Storia costellata, negli ultimi mesi, di ostacoli, rinvii e ritardi. L’ultima decisione della giunta, dopo aver approvato il disegno di legge a garanzia del canone da pagare al partner privato richiesta dal ministero, è stata quella di un protocollo con Cassa Depositi e Prestiti per assegnarle il ruolo di advisor (pur essendovene già uno, Ernest & Young) ed eventualmente quello di finanziatore alternativo.

Pur avendolo predisposto lui quel testo, Icardi ha ammonito: “Il disegno di legge non può essere approvato a cuor leggero dal Consiglio regionale”. Parole che sono suonate come ulteriore conferma di quel che, effettivamente, l’assessore ha dichiarato in più di un’occasione, ovvero che “quel partenariato pubblico privato” previsto per la Città della Salute a lui non piace, non lo convince ritenendolo troppo oneroso. Anche per questo c’è chi, aspettando di ascoltarlo in aula, non esclude che l’assessore oggi quella sua contrarietà la possa esplicitare ulteriormente. Con tutte le possibili conseguenze, tecniche e politiche.    

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