OPERE & OMISSIONI

Asti-Cuneo, così il Governo prende in giro il Piemonte

Dalle carte spunta una relazione in cui si boccia l'operazione di cross financing elaborata dal Ministero dei Trasporti. Eppure si continuò a promettere l'imminente ripresa dei lavori. Una serie di balle che prosegue oggi con l'esecutivo giallorosso

Quella che venne definita da Alberto Cirio e da tutto il centrodestra sull’onda dell’annuncio dell’allora ministro Danilo Toninelli come la “giornata storica” in cui si salutò la riapertura dei cantieri dell’Asti-Cuneo non fu che un grande bluff.

A testimoniarlo, sette mesi dopo, non c’è soltanto la totale assenza di qualsivoglia segnale di quella ripresa dei lavori e la ancora vana attesa del nuovo piano annunciato ormai da settimane dall’attuale titolare del Mit Paola De Micheli. C’è di più.

C’è una relazione di trentasei pagine prodotta dal Nars (il Nucleo di consulenza per l'attuazione delle linee guida per la regolazione dei Servizi di pubblica utilità) nei giorni precedenti la riunione del Cipe del primo di agosto, salutata appunto come giornata storica, in cui l’organismo di consulenza e supporto tecnico dello stesso Comitato per la programmazione economica evidenzia una serie di criticità e punti del piano predisposto dall’allora ministro dei Cinquestelle tali da “non garantire gli adeguati presupposti giuridici sottesi all’operazione di cross financing e ai conseguenti impegni tra Satap e Asti-Cuneo”.

Il Cipe che, in verità, inserirà una serie di prescrizioni in capo al ministero e lo stesso ministro non potevano non essere a conoscenza di quell’articolato parere del Nars nel quale, tra l’altro si fa esplicito riferimento anche all’esigenza dell’approvazione da parte della Commissione Europea, all’epoca liquidato da Toninelli come non necessario, salvo poi richiederlo quando già stava facendo gli scatoloni nella crisi di agosto.

Nel documento predisposto prima della riunione dalla quale il presidente della Regione e il suo assessore ai Trasporti Marco Gabusi (evidentemente all’oscuro di quei rilievi che invece è impensabile non fossero a conoscenza del ministro) tornarono certi di aver risolto l’annosa questione, si sottolinea anche che “l’efficientamento effettivo dei costi operativi previsti nel piano non appare pienamente in linea con la regolazione applicabile”.

Fuor dal linguaggio tecnico, è evidente come quell’annunciato disco verde in realtà non fosse tale. Oltre a rimarcare la necessità del vaglio europeo, il parere del Nars, di fatto, riteneva l'atto aggiuntivo prodotto al Mit inadeguato perchè non imponeva formalmente a Satap di investire sull'Asti-Cuneo. Lo si sapeva al ministero, ma si sono comunque suonate le trombe alle quali si sono aggiunte pure quelle rivelatesi stonate e frettolose del da poco insediato governo regionale piemontese. E del suo azionista di maggioranza, la Lega, che con il segretario regionale Riccardo Molinari e lo stesso leader Matteo Salvini parlò di “una grande vittoria”. Un coro cui si aggiunse anche il presidente della Provincia e sindaco di Cuneo Federico Borgna, dovendo anch'egli ricredersi presto.

I fatti e quei documenti, ad oggi, non possono che finire con il dare ragione a chi, come l’ex ministro Graziano Delrio e la deputata cuneese del Pd Chiara Gribaudo che in quel primo giorno di agosto disse che “non ci sarà nessuno sblocco. Toninelli dopo aver perso un anno di tempo porta al Cipe una delibera illegittima”. La parlamentare dem non esitò a bollare come bugiardo l'ex titolare grillino del Mit quando questi continuava a sostenere che non sarebbe servito il via libera di Bruxelles. Lui, Toninelli, ministro ancora per poco, del governo gialloverde con la Regione di centrodestra al seguito, invece esultava: “Lo avevamo promesso, lo abbiamo fatto. Passa un modello diverso da quello voluto dal Pd e ciò porterà risparmi per oltre mezzo miliardo. Ecco come si mandano avanti opere ferme nell'interesse di tutti". S’è visto.

Cestinato dal governo Lega-M5s il piano di Delrio, rimasto al palo quello del suo successore grillino, l’autostrada che si ferma nei campi e che deve essere realizzata dal Gruppo Gavio legando il piano finanziario alla concessione della Torino-Milano, resta senza l’ombra di una ruspa all’orizzonte. L’arrivo della De Micheli al ministero di Porta Pia non ha fatto muovere un solo passo in avanti. Dopo voci riferite e mai smentite dalla ministra grillina Fabiana Dadone circa l’intenzione della sua collega piddina di proseguire con lo schema Toninelli e le pressioni di una parte dello stesso Pd, soprattutto piemontese, per tornare al piano Delrio, nulla è successo.

Durante la sua visita in Piemonte, alcune settimane fa, la De Micheli aveva annunciato a brevissimo un suo piano che ancora non s’è visto. Tanto da indurre il governatore a una disperata provocazione: “L’Asti-Cuneo ce la costruiamo noi”. Nei giorni scorsi ha spiegato di aver “creduto al nuovo ministro delle Infrastrutture del governo giallorosso, che è venuto a dirci che ha le idee chiare su quale procedura adottare per realizzare l'opera”, dovendo ammettere che “ad oggi non ho ancora capito quali siano”. E non è certo il solo.

print_icon