DIVORZIO IN VISTA?

Pd e M5s alleati? Senza Moderati

Dopo un colloquio con l'"amico" Orlando, Portas minaccia di lasciare il centrosinistra. Intanto esce dalla maggioranza al Comune di Cuneo e a Moncalieri tratta con la Lega per sostenere un candidato sindaco contro l'uscente Montagna

“Il Pd ormai ha deciso il matrimonio con i Cinquestelle e temo lo farà anche a Torino. In quel caso per noi vale il liberi tutti”. Tiene la mano sul timone Mimmo Portas, pronto a virare a dritta con il suo zatterone dei Moderati e portarlo lontano dal centrosinistra anche se ancora l’altro giorno il parlamentare torinese aveva ricevuto l’offerta da Matteo Renzi di prendere le redini di Italia Viva nella città chiamata al voto nel 2021. Lui spiega che è un chiaro avviso ai naviganti dem “ancora in tempo” a rivedere quel proposito di nozze con i grillini “di fatto annunciate da Nicola Zingaretti e dalla dirigenza del Pd”.

Un avviso che, tuttavia, va molto oltre come lo attesta la decisione, comunicata poche ore fa, di lasciare la maggioranza a Cuneo, unico capoluogo di provincia del Piemonte ancora governato dal centrosinistra. Le motivazioni messe nero su bianco in una nota firmata dallo stesso Portas e dai consiglieri Maria Carla Chiapello, Alberto Coggiola e Mario Di Vico, fanno riferimento a una serie di mancati interventi e “scelte discutibili” da parte della giunta di Federico Borgna, tali da far dire ai Moderati di essere “delusi dalla forma che hanno assunto le nostre aspettative”. In realtà quello di Cuneo è la prima virata da quello che per anni è stato il partito dei contadini polacchi per il Pd, la gamba più a destra del centrosinistra.

È lo stesso leader fondatore ad ammettere, con lo Spiffero, che quella del capoluogo della Granda è una decisione anche “figlia dell’abbraccio” del partito di Zingaretti con quello di Luigi Di Maio. “Avvisiamo il Pd che noi vogliamo restare nel centrosinistra a patto che non si parli di Cinquestelle”, dice Portas mentre dal conclave piddino è uscito l’esatto contrario e anche le posizioni di esponenti dem torinesi fermamente decisi a rifiutare un’alleanza con il movimento che da quattro anni governa la città sembrano destinate a soccombere di fronte ad accordi e diktat nazionali.

Cuneo ma non solo: “Noi lo abbiamo detto e lo diciamo chiaramente al Pd: o a Moncalieri cambiate candidato, oppure se ripresenterete Paolo Montagna, noi non ci saremo e faremo l’alleanza con la Lega”. Proprio così, lo ripete, “con la Lega”. La questione di Moncalieri, per Portas si pone con un “sindaco che sta scontando la messa in prova per aver commesso un reato. Si può candidare un sindaco che è alla messa in prova? Noi, pur garantisti, diciamo di no”. Ma anche in questo caso dietro la motivazione ufficiale sembra affacciarsi un riposizionamento su cui il parlamentare torinese sta ragionando non senza guardare anche alla Regione.

Da alcuni giorni si vocifera di un possibile passaggio in maggioranza a Palazzo Lascaris del Moderati, ma questa è un’ipotesi che non trova certo pronta la Lega e gli alleati ad allargare le braccia, non avendo bisogno l’attuale coalizione di nuovi ingressi che, anzi, porrebbero un ulteriore problema di poltrone. Ma tant’è, anche questo è una tessera dell’ennesimo mosaico politico cui si sta dedicando Portas.

“Parlando qui alla Camera con alcuni amici del Pd ho rafforzato l’idea, anzi ho maturato la certezza – dice – che le alleanze per le prossime amministrative siano un’ipotesi sempre più concreta”. Arriva pure a sospettare, Portas, “uno scambio tra Roma e Torino: nella Capitale un candidato del Pd e a Torino uno dei Cinquestelle”. Al vicesegretario Andrea Orlando, “un carissimo amico da tempo”, che gli spiegava le ragioni della trasposizione dell’alleanza di governo sul terreno amministrativo ha chiesto: “Ma siete matti a mettevi con loro?”. Dell’altro amico, Pierluigi Bersani, ricorda “la figura che i grillini gli hanno fatto fare quando provò a fare il governo”. Guardando a Chiara Appendino verso la quale è sempre stato durissimo anche quando altri erano indulgenti, dice che “quando ci saranno le Olimpiadi in Veneto e in Lombardia i torinesi dovrebbero andare sotto il balcone della sindaca a protestare per quella scelta scellerata di dire no”.

Ma Portas, l’uomo che avvisa di essere pronto ad avere mani libere, “e quando dico libere intendo dire che possiamo andare da soli o allearci con chiunque”, nel caso di un accordo Pd-M5s a Torino è anche l’uomo cui Matteo Renzi ha offerto un ruolo di primo piano nell’organizzazione di Italia Viva a Torino. Lui, in verità, ambiva a svolgerlo in ambito nazionale, ma certo non ha giocato a suo favore il tenere un piede dentro e uno fuori dal nuovo partito del senatore di Scandicci. “Non ho ancora sciolto nessuna riserva” risponde alla domanda se abbia o no accettato l’offerta, che adesso, alla luce di quei segnali e quegli avvertimenti che lo portano a mettere in conto anche possibili alleanze con il partito di Matteo Salvini, potrebbe provocare qualche imbarazzo e suscitare qualche domanda tra i maggiorenti piemontesi di Italia Viva. “Noi siamo un altro partito, siamo i Moderati” premette. “Si può ragionare sui Italia Viva visto che anche loro non apprezzano alleanze con i Cinquestelle. Ho simpatia per Renzi, però… il problema è organizzativo e politico. Se in futuro ci sarà una fusione tra Moderati e Italia Viva si vedrà, per ora quella cosa lì non c’è e io parlo per i Moderati”. Poi aggiunge, lanciando un ulteriore segnale: “Italia Viva ha votato la fiducia, ha ministri, noi no”. Infine il dubbio e il timore: “Se poi alla fine il Pd va con i Cinquestelle e io vado con il centrodestra Italia Viva ci sta? Quando dico liberi tutti, dico liberi tutti”.

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