DIRITTI & ROVESCI

Il "garantista" Costa non deve parlare

Al parlamentare piemontese negata la possibilità di intervenire all'apertura dell'anno giudiziario di Torino. Il sospetto di una ripicca della magistratura dopo le proteste degli avvocati contro il "giustizialista" Davigo. Per il governo ci sarà Giorgis

Gli avvocati milanesi contestano la partecipazione all’inaugurazione dell’anno giudiziario di Piercamillo Davigo in rappresentanza del Consiglio Superiore della Magistratura e a Torino i magistrati negano la parola nell’analoga cerimonia di sabato prossimo a Enrico Costa, deputato responsabile Giustizia di Forza Italia, ex viceguardasigilli, ma soprattutto padre della proposta di legge per cancellare l’abolizione della prescrizione.

Difficile non vedere il filo della ripicca che sembra legare il niet torinese a quello milanese, con la differenza che il primo si ferma a mera protesta degli avvocati contro il magistrato di Mani Pulite, onnipresente nei talk show per esternare – fatto inedito per un componente del Csm – le sue tesi, mentre il diniego opposto alla richiesta di Costa sortirà i suoi effetti.

A quanto risulta la proposta, avanzata come da prassi, dal parlamentare di Mondovì per pronunciare il suo intervento al Palagiustizia sarebbe stata respinta interpretando in maniera inusualmente restrittiva una circolare che regola la liturgia della cerimonia, un protocollo seguito in maniera piuttosto elastica negli anni scorsi e invece applicato oggi in modo più che rigoroso. Insomma, non è difficile scorgere in tale decisione, comunicata a Costa in via informale, una risposta agli attacchi contro Davigo che non si sono fermati ai confini lombardi, avendo coinvolto nel dissenso anche i legati subalpini. Così come non è un caso che a fare compagnia al deputato torinese del Pd Andrea Giorgis, sottosegretario alla Giustizia che prenderà la parola a nome del Governo, Palazzo dei Marescialli abbia deciso di spedire sotto la Mole il consigliere Giuseppe Marra, magistrato che appartiene alla stessa corrente di Davigo, “Autonomia e indipendenza”, componente marcatamente “giustizialista” nata due anni fa da una costola di “Magistratura indipendente” e, dopo lo scandalo-nomine, corrente di maggioranza (5 seggi nel plenum) del Csm.

In più, e forse ancor prima della querelle con il magistrato, a pesare su Costa nella visione di buona parte della magistratura c’è proprio la sua iniziativa volta a cancellare l’abolizione della prescrizione voluta dai Cinquestelle e che ha trovato in Davigo il più strenuo sostenitore. L’altro giorno proprio sulla proposta di Costa, condivisa da Italia Viva, il Governo ha rischiato di andare sotto e solo il rinvio in commissione del testo (decisione sulla quale i renziani si sono astenuti) ha disinnescato una situazione potenzialmente esplosiva per la maggioranza e tolto momentaneamente dall’imbarazzo il Pd.

Tregua armata parlamentare sulla prescrizione, visto che la questione è solo rinviata di qualche settimana e Costa non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro, mentre prosegue la protesta delle Camere penali contro la riforma del guardasigilli Alfonso Bonafede. Costa taccia,il diritto di parola è consentito solo a Davigo.

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