POTERE & POLTRONE

Messina: "Profumo non si tocca" e la Poggi cerca sponsor nella Lega

Il ceo di Intesa assicura che il presidente della Compagnia di San Paolo sarà confermato, "anche Appendino non dovesse indicarlo". L'ex vice rettrice dell'Università ieri era in coda al Lingotto da Salvini e blandisce l'assessore Ricca per strappare il bis

La blindatura è molto pesante, una corazza. A costruirla attorno alla riconferma di Francesco Profumo alla presidenza della Compagnia di San Paolo, con dichiarazioni e rassicurazioni ai principali stakeholder torinesi e non solo, è nientemeno che Carlo Messina. Dai già molto significativi endorsement riservati nelle settimane scorse all’ex ministro insieme agli apprezzamenti per il lavoro svolto al vertice della cassaforte di corso Vittorio Emanuele, il ceo di Intesa Sanpaolo sembra essere passato a una raffigurazione ancora più netta e senza alternative del futuro di Profumo: l’attuale presidente succederà a sé stesso. Messina non pare lasciare aperti, almeno nella sua visioni e nei suoi auspici certamente non inascoltati, spiragli per altre soluzioni.

Se, in teoria, potrebbe apparire strano che il ceo “scelga” la guida del suo principale azionista – tale è la Compagnia con il 6,7% della banca – questo è, nei fatti, ciò che accade. Le parole, spese accortamente, da Messina là dove sa che sono ben spese, sembrano dunque destinate a condurre a più miti consigli anche chi aveva (e forse ancora ha) in animo di sostituire l’ex rettore del Politecnico negando la sua riconferma per il secondo mandato.

Se è vero, come pare, che il ceo della banca ha ipotizzato anche una possibile cooptazione per tenere nel board e, quindi, alla presidenza Profumo al quale riconosce un bilancio altamente positivo di questi anni, ciò non potrebbe che leggersi come un chiaro messaggio indirizzato alla sindaca Chiara Appendino, titolare di quella golden share che storicamente ha messo nelle mani del primo cittadino di Torino la scelta del numero uno della Compagnia. Tradotto: se anche Appendino non lo vuole, Profumo resterà. Previsione che troverebbe a dir poco d’accordo anche un grande vecchio della finanza come Giuseppe Guzzetti preoccupato di dover vedere sostituito dopo appena un anno il suo successore al vertice di Acri, con tutto quel che ne conseguirebbe e che, non solo a suo avviso, sarebbe meglio evitare.

Nell’attesa di vedere quanto reggerà, se messa sotto attacco, la corazza approntata da Messina per Profumo, non meno interesse destano le manovre per approntare il nuovo board della Compagnia. Occhi puntati, e non potrebbe essere altrimenti, sulla Regione dove il governatore Alberto Cirio, già poco dopo il suo insediamento ha stretto un patto con il sindaco di Genova Marco Bucci, mettendo una seria ipoteca sulla solidità dello storico fronte delle Camere di Commercio e del suo ruolo storicamente importante nei momenti di rinnovo della governance della Compagnia. Bucci controlla, direttamente o indirettamente, due seggi in consiglio – uno del Comune, l’altro della Camera di Commercio di Genova – mentre il governatore, sia pur non in maniera diretta visto che la nomina spetta formalmente al Consiglio regionale, ha in dote una poltrona destinata a essere raddoppiata nel momento in cui dal consiglio il titolare passa al comitato di gestione e viene sostituito.

L’asse Bucci-Cirio ha, dunque, quattro posti che rappresentano un peso non irrilevante, anche in vista di un possibile sostegno alla riconferma di Profumo. Sempre da Genova, entrerà nel consiglio generale l’ex sindaco Giuseppe Pericu in rappresentanza dell’Istituto italiano di tecnologia. Uomo di centrosinistra, Pericu, ma certamente non ostile all’attuale presidente della Compagnia, peraltro anch’egli con natali in Liguria.

Naturale l’attenzione e la non disinteressata curiosità da parte dell’establishment cittadino sulla scelta che, appunto, sarà fatta dalla Regione per designare il suo rappresentante. Ancora nulla trapela, se non che si sarebbe mossa con debito anticipo Anna Maria Poggi per garantirsi la sua riconferma.

Rapporto non sempre idillico con Profumo, la costituzionalista torinese molto vicina a Comunione e Liberazione, che sostenne attivamente il referendum di Matteo Renzi è entrata in Compagnia designata dalla maggioranza che reggeva la giunta di Sergio Chiamparino (main sponsor l’allora segretario regionale e capogruppo Davide Gariglio), non sembra per questi precedenti essere fuori dai giochi. Anzi, tra Piazza Castello e via Alfieri si rincorrono sussurri circa un suo avvicinamento ad ambienti e figure della Lega. Vero o non vero? La cosa certa è che ieri l’ex vice rettrice era in coda davanti al Lingotto per ascoltare il comizio di Matteo Salvini.

Sta di fatto che tra coloro che pare non siano per nulla ostili all’idea di una sua riconferma ci sarebbe l’assessore leghista Fabrizio Ricca, esponente di spicco del partito a Torino e figura ritenuta la più politica tra i salviniani nella squadra di Cirio. Ma Ricca, che ha tra le sue competenze le Partecipate, è anche l’uomo che proprio in questi frangenti di nomine e poltrone sembra allargare con una certa spregiudicatezza il suo perimetro d’azione e di relazioni personali, ben oltre i confini non solo della Lega, ma anche dell’intero centrodestra. Una “visione” ampia, quella di Ricca, che potrebbe rivelarsi utile alla giurista entrata in Compagnia con il centrosinistra e, chissà, magari per restarci grazie al centrodestra.

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